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8 paesaggi naturali unici in Europa [FOTO]

Pensate di aver visto tutto nei vostri viaggi in giro per l’Europa? La natura ci regala sempre delle sorprendenti emozioni, e le sue creazioni più epiche sono anche quelle a cui non ha concesso il bis.
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Duna di Pilat, Francia

L'Europa è un continente imprevedibile e che nasconde diverse sorprese dietro l'angolo: e tra queste, quelle che regala Madre Natura sono le migliori. Vale la pena di viaggiare solo per assistere a queste spettacolari creazioni naturali che noi abbiamo selezionato come irripetibili per location, grandezza e bellezza. E singolarità: alcune di queste, infatti, non le vedrete in altre parti del mondo. Ecco quindi una serie di paesaggi naturali unici in Europa.

Duna di Pilat, Francia

Duna di Pilat. Foto di Tony Hisgett.
Duna di Pilat. Foto di Tony Hisgett.

Sembra di stare nel bel mezzo del Sahara ma uno sguardo intorno basta a far cambiare idea: circondata su tre lati da una fitta foresta di pini, e bagnata dall'Oceano Atlantico dall'altro la Duna di Pilat è la duna di sabbia più alta d'Europa. Non l'unica, certamente, ma è appunto il paesaggio che fa la differenza. L'ammasso sabbioso infatti sorge dal nulla nel bel mezzo di una pineta e raggiunge un'altezza di oltre 100 metri, a volte anche 120. La duna è infatti in continuo cambiamento, a causa dei venti che portano sabbia o la spazzano via. I venti stessi hanno cesellato i grani di sabbia rendendola molto fine, cosicché scalare la duna è un'impresa molto ardua: ma una volta in cima si viene ripagati da una vista spettacolare sull'oceano, il bacino di Archachon, la foresta e in alcune giornate persino i Pirenei in lontananza. I meno ardimentosi possono comunque raggiungere la cima grazie a una scala costruita apposta per i turisti… non ci si dimentica mai di loro!

Giant's Causeway, Irlanda

Giant's Causeway. Foto di Valdiney Pimenta.
Giant's Causeway. Foto di Valdiney Pimenta.

Come si fa a pensare che 40.000 colonne di roccia basaltica dalla forma perfettamente esagonale siano opera della natura? Facile che nascano delle leggende gaeliche che coinvolgono un gigante di nome Fionn mac Cumhaill che ha scolpito un intero passaggio che collegasse l'Irlanda alla Scozia in modo da raggiungere il suo rivale Benandonner. O almeno questa era la versione che circolava nel XVIII secolo, quando il "selciato del gigante" divenne una popolare attrazione turistica. In realtà l'originale naturale è ancora più affascinante: il colonnato risale a 60 milioni di anni fa, era del Paleocene, quando la tranquilla contea di Antrim che conosciamo oggi era sconvolta dall'attività vulcanica dell'isola. Le colate di lava si insinuavano nelle fessure della roccia sedimentaria, e a seconda del tempo che impiegavano per raffreddarsi hanno formato le colonne di diverse altezze. Questo fenomeno, seppur raro, non è infrequente nel mondo, e troviamo altri emblematici esempi come Los Prismas Basálticos in Messico, il Devil's Postpite in California e la Grotta di Fingal in Scozia (come vedremo). La geometria perfetta, la vasta estensione del colonnato e il drammatico panorama sul mare hanno reso però la Giant's Causeway una destinazione unica in Europa, e degna del riconoscimento come Patrimonio dell'Umanità Unesco.

Grotta di Fingal, Scozia

Grotta di Fingal. Foto di AJ Alfieri-Crispin.
Grotta di Fingal. Foto di AJ Alfieri-Crispin.

La leggenda del gigante Fionn mac Cumhaill potrebbe avere un fondo di verità: il suo ponte di pietra potrebbe essere arrivato fino a qui, sull'isola di Staffa. La grotta di Fingal si trova su questo isolotto disabitato dell'arcipelago scozzese delle Ebridi. I fantasiosi cantori in realtà ci avevano visto lungo, anche se hanno giocato troppo d'immaginazione: il colonnato basaltico esagonale che regge le pareti della grotta sarebbe sempre il risultato delle esplosioni vulcaniche del Paleocene, collegando la nascita della grotta marina nello stesso periodo della Giant's Causeway. Anche questo sito fu riscoperto nel XVIII secolo, alimentando il turismo dell'Inghilterra vittoriana che vedeva viaggiare alla volta della grotta nomi illustri come William Wordsworth, John Keats, Lord Tennyson e la regina Vittoria stessa. Lo scrittore di fantascienza Jules Verne ne fu tanto ispirato da scriverci un libro, Il Raggio Verde. Il compositore tedesco Felix Mendelsshon fu affascinato dal suggestivo eco delle onde che si infrangevano all'interno della grotta, e compose l'ouverture Le Ebridi. Peccato che oggi non sia più permesso entrare nella grotta, ma solo avvicinarsi tramite la barca.

Terme di Pamukkale, Turchia

Terme di Pamukkale. Foto di LWYang.
Terme di Pamukkale. Foto di LWYang.

Le terme naturali di Pamukkale in Turchia sono state soprannominate il "castello di cotone": ed è l'immagine più appropriata  dato il bianco intenso delle vasche di roccia calcarea che si sono originate con la sedimentazione del calcio contenuto nelle acque geotermali. Il sito era già ritenuto una meraviglia naturale ai tempi degli antichi romani, che fondarono una stazione termale conosciuta come Hierapolis, città che conobbe un lungo periodo florido proprio grazie alle fonti naturali. Oggi le rovine romane formano assieme alle piscine naturali un immenso Patrimonio dell'Umanità Unesco, che gli abitanti dell'area ci tengono bene a preservare. Hotel che erano stati costruiti in passato proprio a ridosso delle terme per sfruttarne l'attrattiva turistica sono stati abbattutti, e oggi l'accesso è rigidamente sorvegliato: non si può utilizzare alcun tipo di calzatura per non rovinare la fragile pavimentazione calcarea. Il flusso d'acqua stesso è regolato in modo che riempia solo alcune piscine alla volta. Anche Pamukkale è un fulgido esempio di un fenomeno che si può intravedere in altre parti del mondo in scala molto più ridotta. Da noi possiamo gustare il nostro relax nelle terme libere di Saturnia.

Vigneti di Lanzarote, Spagna

Vigneti di Lanzarote. Foto di Brian Snelson.
Vigneti di Lanzarote. Foto di Brian Snelson.

Qui la meraviglia è naturale, ma c'è anche la mano sapiente dell'uomo che ha saputo sfruttare una catastrofe. Siamo nella zona di La Geria, sull'isola di Lanzarote nelle Canarie, e quelli che vedete nella foto sono dei vigneti. Ebbene sì, siamo abituati alle verdi campagne della Toscana e qui ci ritroviamo di fronte a un paesaggio brullo e arido. L'apparenza alle volte inganna. Si dà il caso che questo terreno così nero si sia originato in seguito a una serie di esplosioni vulcaniche nel XVIII secolo, che hanno inondato il paesaggio di lapilli. I contadini si sono presto resi conto che sotto il tappeto di ceneri la terra era ancora fertile. Non solo, ma il materiale piroclastico era in grado di catturare e trattenere l'umidità. A Lanzarote non piove molto, ma il mattino è umido, e la rugiada rimane intrappolata sotto il suolo a nutrire i tralci di vite. Questi crescono a una profondità di tre metri fino a salire in superficie, dove sono protetti da queste barriere semicircolari in pietra. Da oltre 250 anni il Lanzarote è l'orgoglio vinicolo dell'isola, tanto che l'intera area di La Geria è stata riconosciuta come Paesaggio Naturale Protetto dal governo delle Canarie.

Foresta ricurva di Gryfino, Polonia

Foresta ricurva di Gryfino. Foto da Wikipedia.
Foresta ricurva di Gryfino. Foto da Wikipedia.

Questa volta la mano dell'uomo c'entra o meno? Mistero. La foresta ricurva di Gryfino è una delle meraviglie segrete della Polonia. Un gruppo di 400 pini crescono con una curvatura di 90 gradi alla base del tronco, tutti puntati in direzione nord, mentre gli altri alberi della pineta crescono dritti. Questa inusuale particolarità fa pensare a un intervento umano, anche perché data l'età si calcola che gli alberi siano stati piantati intorno al 1930. E poi piegati con qualche sorta di macchinario. Ma come, dato che la pressione avrebbe dovuto essere applicata costantemente per almeno 8 anni? E da chi? E soprattutto, perché? Tante domande senza risposta che al momento ci fanno collocare questo irreale paesaggio tra le meraviglie naturali.

Fiordo di Kotor, Montenegro

Fiordo di Kotor. Foto di amira_a.
Fiordo di Kotor. Foto di amira_a.

Cosa c'è di così unico e singolare in un fiordo, direte voi? La Norvegia ne è piena. Persino Groenlandia, Scozia e Irlanda ne vantano di propri. Ecco appunto: siamo un po' più nel sud dell'Europa, nel Montenegro. E quello di Kotor è il "fiordo non fiordo" più famoso. Già perché un fiordo si differenzia da un'insenatura di altro tipo (baia, canale, ria) per avere una natura glaciale, caratteristica difficilmente riscontrabile in clima Mediterraneo. Ma le Bocche di Cattaro, come più correttamente vengono definite, simulano con molta verosimiglianza l'ambiente dei fiordi norvegesi: lunghe insenature che dal mare si spingono verso l'entroterra attraversando un paesaggio fatto di coste frastagliate e ripide scogliere, dove hanno trovato insediamento una ventina di villaggi. Il fiordo di Kotor, come è popolarmente conosciuto, è una delle attrattive turistiche più popolari del Montenegro. E, udite udite, Patrimonio dell'Umanità Unesco.

Il paesaggio lunare della Cappadocia, Turchia

Cappadocia. Foto di Arian Zwegers.
Cappadocia. Foto di Arian Zwegers.

Sapete cosa sono i camini delle fate? Sono dei pinnacoli di tufo sulla cui cima si trova una pietra di un materiale più resistente che sembra posizionata lì apposta. Secondo la fertile immaginazione degli uomini, da delle divinità. Ma queste formazioni geologiche sono alquanto comuni nel mondo, e abbondano anche in Italia dove famose sono le piramidi di terra dell'Alto Adige. E allora dov'è la particolarità? Bene, fatevi un giro in Cappadocia e ne riparleremo: qui un'intera regione della Turchia centrale è dominata da questi comignoli tufacei, ma non solo. Tutto il paesaggio assume una connotazione singolare fatta di montagnole e canyon, rilievi e depressioni, tanto che gli si è affibbiato l'appellativo di lunare. Gli abitanti però sono più terrestri che mai, visto che vivono da almeno 6.000 anni in case scavate nella roccia, che poi sono diventate delle vere e proprie città sotterranee. Insomma, un viaggio in Cappadocia è davvero un'esperienza di un altro mondo…

[In apertura: foto da Wikipedia]

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