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Le isole di Kiribati, la migliore meta esotica per festeggiare il capodanno

L’arcipelago della Micronesia ha una particolarità: oltre a essere un luogo incontaminato dalla natura selvaggia e le splendide spiagge tropicali, è anche il primo luogo al mondo che vede l’alba di un nuovo giorno. E quindi di un nuovo anno. Una particolarità che lo rende una destinazione turistica appetibile. Nonostante ciò, il turismo è ridotto al minimo qui, ed è gestito esclusivamente dalla gente del luogo. Senza dubbio si tratta di una meta per veri viaggiatori. Che purtroppo rischia di sparire per sempre.
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Cercate un posto speciale dove festeggiare l'anno nuovo? Qualcosa di originale, inconsueto, un luogo poco visitato. E che magari soddisfi anche le nostre fantasie più esotiche, un luogo tropicale, dove passare l'inverno al caldo e tuffarsi in acque terse e cristalline. Un mix davvero impagabile. Bene, noi abbiamo la meta che fa per voi. Si tratta dell'arcipelago di Kiribati, un gruppo di isole nel Pacifico che occupa parte di quella regione oceanica conosciuta come Micronesia. E che ha di speciale questo posto rispetto a tutte le altre mete tropicali dove possiamo andare? Che questo è il primo posto al mondo a festeggiare il capodanno. Una ciliegina sulla torta niente male, eh? Un'aggiunta saporita che sicuramente soddisferebbe anche il viaggiatore più pretenzioso.

Arcipelago di Kiribati, Micronesia

Foto di Steve Bolton

Christmas Island è, per la precisione, la prima isola abitata dell'arcipelago a vedere la luce dell'anno nuovo. Perché in realtà è l'atollo Caroline a godere di questo primato, ma è disabitato. Anche se ha goduto di una notevole popolarità turistica nel fatidico capodanno del 2000, per la cui occasione è stato ribattezzato Millennium Island: i festeggiamenti avvennero sull'isola con un evento celebrativo tenuto da una settantina di artisti nativi tra ballerini e cantanti, accompagnati da 25 giornalisti e presenziato dall'allora presidente di Kiribati Teburoro Tito. L'evento ebbe copertura mediatica mondiale e si stima sia stato visto da un miliardo di persone. Fu l'unica occasione, comunque: oggi le prime persone che possono dire di essere entrate nel nuovo anno sono sempre gli abitanti di Kiritimati. Che è il nome dell'isola in lingua gilbertese, una delle due lingue ufficiali dell'arcipelago assieme all'inglese. Altri non è infatti che la traslitterazione della parola Christmas, che nell'idioma locale si pronuncia Kirimass, ma si scrive Kiritimati. Il perché di questo nome? Perché fu il famoso esploratore James Cook a scoprire l'isola il 25 dicembre 1777. Cercavate un luogo originale dove passare il capodanno? Adesso ne avete trovato uno anche per le vacanze di Natale.

In realtà però questa terra non si trova a ovest del 180° meridiano, che teoricamente segnerebbe il confine tra un giorno e l'altro. La linea internazionale del cambio di data, così come è tracciata sulla mappa dei fusi orari, fa una curva complessa per abbracciare Kiritimati e altre isole dell'arcipelago. Fu una decisione presa dal governo di Kiribati il 1 gennaio 1995 per fare in modo che i due gruppi delle Line Islands e Phoenix Islands, ad est della linea, fossero sulla stessa fascia oraria del gruppo delle Gilbert Islands, ad ovest della linea. Così facendo, quelle isole si trovarono improvvisamente a saltare un giorno passando dal 31 dicembre 1994 al primo giorno dell'anno seguente. Prima infatti quelle isole si trovavano a ben 22 ore di distanza dal gruppo principale; che è oggi invece la distanza oraria che intercorre tra Kiribati e Honolulu.

Cosa vedere
Cosa fare
Come arrivare 

Cosa vedere a Kiribati

Butaritari, Kiribati

Butaritari, foto di Kev Guy4101

L'arcipelago di Kiribati copre una vasta porzione di territorio nell'Oceano Pacifico, e anche se impostano tutti l'orologio sulla stessa ora, la distanza tra le isole più esterne sarebbe di ben due ore. L'area oceanica che occupano è infatti di ben 3.900 km, ma solo 811 sono di terre emerse. Si tratta di 33 isole totali, divise come abbiamo visto in tre gruppi. Il primo, le isole Gilbert, è quello principale tanto è vero che dà il nome all'intero arcipelago: Kiribass è la pronuncia gilbertese, e la stessa lingua del posto prende il nome da questo gruppo. La maggior parte della popolazione si trova qui, tanto è vero che la densità abitativa è superiore a quella di Tokyo. Soprattutto se si considera che solo 21 isole su 33 sono abitate, e di questo una si trova nelle isole della Fenice (l'isola di Kanton), e tre nelle isole della Linea (o Sporadi equatoriali; isole Christmas, Fanning e Washington). Cercavate un luogo fuori dalle rotte turistiche? Lo avete trovato.

Il turismo a Kiribati è infatti quasi del tutto assente. Che non vuol dire inesistente. Anche qui si trovano due resort, entrambi sull'atollo di Tarawa: l'Otintaai, un hotel a tre stelle che appartiene al governo; e il Mary's Motel, gestito da un privato. Entrambi sono forniti dei più comuni servizi alberghieri, come l'acqua calda, la connessione wifi e un ristorante. Come vedete, non siamo proprio lontani dalla civiltà. Ci sono comunque altre soluzioni d'alloggio nel resto dell'arcipelago. Per lo più si tratta di motel, lodge e guesthouse privati, la maggior parte sparsi sull'atollo di Tarawa e quello di Kiritimati. Nel resto dell'arcipelago le council guesthouse sono invece gestite dalle amministrazioni locali a prezzi davvero modici, e sono la loro principale fonte economica. Sono di solito costruiti nella forma delle abitazioni locali, conosciute come kia kia: delle casette in legno open space. Anche se si trovano su isolette remote, l'elettricità è garantita, così come i pasti e l'acqua fresca. La cosa più bella è che sono generalmente situate sulla spiaggia a mo' di palafitta, per permettere ai turisti di muoversi e nuotare agevolmente. Inoltre ci sarà sempre a disposizione un piccolo furgone da affittare per esplorare l'isola, anche con autista; o qualcuno disposto a farsi pagare per portarvi in giro in motorino.

South Tarawa è la capitale di Kiribati, conosciuta anche come Tainainano. Non si tratta di una città ma, come si deduce dal nome, della parte sud dell'atollo. Generalmente si identifica con una delle sue isole, Bairiki, la capitale vera e propria, poiché era un tempo sede del Parlamento, oggi situato sull'isola di Ambo. È comunque ancora sede della Presidenza e degli uffici amministrativi, nonché della banca, della posta centrale, la biblioteca e altri edifici pubblici. Inoltre è anche sede di un college e di un campus appartenente all'Università del Pacifico del Sud: l'istituzione è sparsa in dodici paesi dell'oceano. Le isole di Tarawa del Sud sono collegate tra loro attraverso un'unica rete stradale sopraelevata che va da Bairiki a Bonriki: qui si trova uno dei due aeroporti internazionali di Kiribati. Anche se non fa parte di South Tarawa, anche l'isola di Betio è collegata attraverso una nuova sopraelevata, poiché è il porto principale dell'atollo.

Spiaggia di Betio, Kiribati

Spiaggia di Betio, foto di Roisterer

Tarawa è anche il luogo dove potete trovare numerosi resti della Seconda Guerra Mondiale, principalmente collocati sulla spiaggia di Betio. Ma non l'unico. Carri armati abbandonati e relitti di navi affondate popolano l'arcipelago un po' ovunque. Kiribati fu infatti teatro di numerosi scontri tra l'esercito giapponese e quello statunitense: la Battaglia di Tarawa, a Betio appunto, fu la più cruenta di tutte, e in generale una delle più sanguinose della guerra combattuta nel Pacifico. Altre pesanti battaglie furono combattute nelle isole di Abemama e Butaritari, e i resti sono tutt'oggi visibili. Ma non è solo la guerra ad aver lasciato tracce evidenti sull'arcipelago. Purtroppo qui sono passati nei secoli scorsi anche marinai e mercanti di schiavi. Per non parlare dei missionari cristiani: alcuni hanno introdotto la religione catechizzando la popolazione, ma a Tabiteuea un'armata di pastori provenienti dalle Hawaii sbarcò per massacrare i non credenti. Nonostante il cristianesimo sia ben radicato, sia nella forma cattolica che protestante, gli abitanti di Kiribati vivono ancora osservando la loro cultura e le antiche tradizioni.

I danni principali, però, li ha fatti l'industria. Le isole Sporadi sono state infatti oggetto di ogni tipo di abuso: dai test nucleari alla piantagione forzata di palme da cocco, non sempre avvenuta con successo. Inoltre si trattava di giacimenti ricchi di fosfati e per questo sfruttati dal governo inglese, di cui le Kiribati erano un protettorato, fino all'indipendenza: quando questa avvenne, nel 1979, l'arcipelago ottenne un cospicuo risarcimento danni dal Regno Unito. Cosa che naturalmente non è servita a riportare le isole al loro antico splendore. In particolare quella di Banaba: l'unica isola di tutto l'arcipelago a non far parte di un atollo, è oggi irrimediabilmente deturpata. Ai tempi dell'estrazione la popolazione dovette trasferirsi sull'isola di Rabi, nelle Fiji. Una parte di loro è voluta ritornare nella propria terra natale, e oggi su Banaba risiede una piccola comunità: per visitarla, come in molte altre isole di Kiribati, occorre un permesso del consiglio locale.

Millennium Island, Kiribati

Millennium Island, foto di Angela K. Kepler

Kiritimati è l'atollo corallino più grande del mondo. È anche sede del secondo aeroporto internazionale delle Kiribati, situato presso il villaggio di Banana. Se pensate che questo nome sia curioso dovreste sentire gli altri. London, Paris, Poland sono i tre insediamenti principali a cui vennero dati nomi europei. L'intera isola è un enorme santuario di uccelli, dove trovano riposo e nutrimento numerose specie attirate dall'enorme quantità di laghi e stagni. Le sue acque inoltre sono perfette per le immersioni, soprattutto per chi va in cerca non solo di pesci ma anche di relitti: anche qui infatti si trovano molte delle navi affondate durante la guerra. E nonostante i test nucleari condotti a cavallo tra gli anni '50 e '60, l'isola è prosperata in fauna, flora e popolazione. Inoltre, la fama legata al cambio di data l'ha resa una popolare meta turistica: nei prossimi anni Kiritimati diventerà sempre di più il secondo punto di riferimento di Kiribati dopo Tarawa.

Cosa fare a Kiribati

Tarawa, Kiribati

Kia kia a Tarawa, foto di Luigi Guarino

Da un lato sembra che l'arcipelago non abbia niente da offrire al turista, ma sia solo un luogo dove passare le vacanze al mare, rilassandosi sulla spiaggia o all'ombra di un palmeto. Dall'altra come al solito c'è molto di più di quello che si vede in superficie. Gli i-Kiribati, come si definiscono gli abitanti delle isole, sono un popolo molto ospitale, come è nella migliore tradizione delle isole del Pacifico. E sono molto orgogliosi delle loro tradizioni. Il che vuol dire che da un lato saranno contenti di accogliervi e condividere con voi la loro cultura; dall'altro si aspettano un rispetto profondo per le proprie regole e usanze. Queste naturalmente comprendono anche cose che a noi possono suonare strane: ad esempio quando ci si siede a terra con loro bisogna rimanere sempre con le gambe incrociate, perché stenderle è ritenuto offensivo. Le donne non possono andare in giro come fossero in spiaggia, ma devono essere coperte, e per tutti i pantaloni devono arrivare almeno alle ginocchia. Come si può immaginare, si tratta di un misto di osservanze tradizionali e cristiane, e può risultare difficile a primo impatto. Ma basta essere cordiali e amichevoli come loro lo sono con noi e tutto andrà liscio.

Scuba diving, snorkeling, surf, canoa… Kiribati è naturalmente il paradiso tropicale per gli amanti degli sport acquatici. Naturalmente le immersioni costituiscono il piatto forte: la fauna marina è straordinaria ovunque. L'isola di Marakei è conosciuta per la sua immensa laguna blu situata all'interno di essa. C'è inoltre la possibilità di affittare barche per dirigervi verso piccole isole disabitate come Biketawa o Teirio, per nominarne giusto un paio. Le osservazioni dei pesci sono solo una piccola parte delle escursioni naturali che si possono fare sulle isole. In particolare troverete l'espressione della natura più selvaggia nel gruppo delle isole della Fenice. Queste fanno infatti parte della Phoenix Islands Protected Area, la più grande riserva marina del mondo: 408.250 km2, di cui 28 km2 sono le terre emerse. Di quest'area protetta fanno parte 120 specie di coralli e 500 specie di pesci, ma anche tutte le tartarughe di mare che nidificano qui, le colonie di granchi del cocco, le numerose varietà di uccelli e via dicendo… Vista la sua primitiva e intoccata bellezza, non stupisce che l'area faccia parte dei Patrimoni dell'Umanità Unesco.

Onotoa, Kiribati

L'atollo di Onotoa è stato abitato per un breve periodo. Foto di Rafael Ávila Coya

Ciò nonostante la presenza umana è visibile anche in un'area così selvaggia. Si va dai resti di antichi insediamenti micronesiani e polinesiani, a quelli più recenti del XIX secolo dei balenieri. Vi sono tracce delle vecchie miniere di estrazione del guano, e anche da queste parti non mancano i cadaveri arrugginiti di cingolati e navi risalenti alla guerra. Anche la storia dell'aviazione, sia aeronautica che spaziale, ha lasciato i suoi segni. In tutto l'arcipelago comunque vi sono siti interessanti da visitare legati alla storia umana. In molte isole sarete invitati a visitare i templi dedicati alle divinità locali… e verrà chiesta una più prosaica donazione per la visita, come una stecca di sigarette. Questo in genere avviene nelle isole dove il permesso a entrare deve essere riconosciuto dal consiglio locale. Una volta ammessi, comunque, la generosità delle donazioni potrà essere ricambiata con esibizioni di balli tradizionali e canti a quattro voci.

La vita quotidiana degli i-Kiribati scorre in maniera tradizionale, seguendo per lo più le stesse abitudini dei loro progenitori. Gli isolani non vivono molto di commercio (che hanno comunque imparato ad adottare dagli occidentali) ma di sussistenza, perché le isole offrono loro tutto. Passano quindi le giornate a pescare, ad arrampicarsi sulle palme di cocco, a creare prodotti di artigianato, e così via. Naturalmente questo è valido soprattutto per le isole più remote: il turista, da queste parti, dovrà adeguarsi al fatto che non troverà cibo che non sia quello pescato o raccolto, non ci saranno farmacie, e qualche volta neanche i mezzi di comunicazione. Naturalmente nelle zone più turistiche, e quindi moderne, si potranno osservare gli isolani impegnati nelle attività sportive, nella scuola, nel lavoro, esattamente come da noi. Anche se accanto a una casa di mattoni si potrà sempre trovare una tradizionale kia kia.

Come arrivare alle Kiribati

Aereo della Air Kiribati

Un aereo della Air Kiribati fa rifornimento. Foto di Steve Bolton

Ci sono due aeroporti internazionali su tutto l'arcipelago, naturalmente collegati solo con poche destinazioni nel Pacifico. Il più importante è quello di Bonriki: oltre ai voli domestici, opera collegamenti con le Fiji (Air Kiribati e Air Pacific), le isole Marshall (Air Marshall Islands, Our Airline), Nauru (Our Airline) e Brisbane in Austalia (Our Airline). L'aeroporto di Cassidy si trova sull'isola di Kiritimati: la collega alle Fiji e a Honolulu (Air Pacific), ma non alle altre isole di Kiribati. Questo perché Air Kiribati e Coral Sun Airways, le due compagnie aeree locali, non hanno velivoli capaci di affrontare così lunghe tratte. Di contro, operano collegamenti regolari tra tutte le isole Gilbert, e meno regolari con le isole della Fenice e le Sporadi equatoriali. Muoversi all'interno dell'arcipelago non è difficile: come abbiamo detto dappertutto si può trovate un minibus, una barca, un furgone o uno scooter da affittare. Nelle zone turistiche si trovano anche degli autonoleggio. In altri casi conviene chiedere passaggi agli yacht privati.

Il clima delle Kiribati è di tipo equatoriale: data la posizione dell'arcipelago sull'equatore, la temperatura si mantiene tra i 25 e i 33 gradi tutto l'anno. Purtroppo l'arcipelago risente molto dell'effetto serra: negli ultimi anni il livello delle acque si è alzato, e complice anche l'intervento umano, più di un'isola è stata sommersa dalle acque. Abanue e Bikeman sono stare reclamate dall'oceano all'inizio degli anni '90, e la stessa sorte potrebbe toccare alla famosa Millennium Island nel 2025. In pratica Kiribati scompare poco a poco. Motivo in più per visitarla prima che sparisca del tutto. Il periodo migliore per andare alle Kiribati è da aprile a novembre. Da dicembre a maggio è la stagione delle piogge, che però varia nelle diverse isole: i rovesci si limitano comunque ai temporali, poiché fortunatamente l'arcipelago è fuori dalla rotta dei cicloni. Nonostante i nostri mesi invernali sembrino essere meno indicati per una vacanza da quelle parti, questo non ha mai fermato i turisti intenzionati a recarsi a Kiritimati per festeggiare l'anno nuovo. D'altronde, viste le premesse iniziali, e dopo tutto quello che abbiamo visto, riteniamo che difficilmente si possa trovare un posto dove passare il capodanno migliore di questo.

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