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Costa Rica, privatizzano la bellezza e la chiamano ecosostenibilità

Dove c’è ora una foresta tropicale, degradante verso due insenature affacciate sull’oceano Pacifico, una multinazionale ha deciso che deve sorgere una nuova cittadina. Un’operazione molto invasiva per l’ecosistema della Costa Rica, che al contrario viene presentata dai suoi autori come un’ iniziativa prototipo dell’ecosostenibilità.
A cura di Raffaele Basile
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A Las Catalinas avanza il mattone e arretra il bosco. Foto @Fanpage.it/Raffaele Basile.
A Las Catalinas avanza il mattone e arretra il bosco. Foto @Fanpage.it/Raffaele Basile.

L’aroma dolciastro della melassa è inconfondibile, si insinua nelle narici e non può lasciare indifferenti. In Costa Rica questo liquido brunastro e viscoso viene “spalmato” sulle sconnesse carretteras, per impedire che si sollevi un eccessivo polverone al passare dei veicoli. Da poco più di un paio d’anni sulla strada che conduce da Potrero – piccolo centro della costa pacifica settentrionale costaricense – alle magnifiche spiagge circondate dalla giungla di Pan de Azucar, Danta e Dantita, della melassa non si sente più nè il bisogno nè il profumo. I quattro chilometri di strada sgangherata sono stati inaspettatamente asfaltati: il segnale premonitore che qualcosa stesse per accadere. Ne è giunto poi un secondo, di segnale: la comparsa nel raggio di una ventina di chilometri di una copiosa segnaletica di tipo autostradale con un nome che sino ad allora indicava soltanto due misconosciute isolette, poco più di scogli, al largo della baia di Potrero: Las Catalinas.

Sono poi sopraggiunti in rapida sequenza altri segnali, che a questo punto andavano oltre la semplice premonizione. Il transito di grossi camion, gru e cingolati vari, ad esempio. Ma anche le quotidiane “migrazioni” di un numero spropositato di operai e muratori ticos verso le spiagge. Non in tenuta balneare, per godersi le spiagge e gli scenari della foresta sull’oceano, bensì con tanto di tuta da lavoro ed elmetto protettivo calato sulla testa. L’operazione Las Catalinas stava entrando nel vivo.

Negli ultimi mesi, le premonizioni si sono fatte sempre più certezza. Una crescente moltitudine di tetti e scheletri di costruzioni ha iniziato a fare capolino dal fitto della vegetazione tropicale, a due passi dalla spettacolare Playa Danta e dalla gemella Dantita. Il rumore dei martelli pneumatici ha cominciato a coprire il suono delle scimmie urlatrici e delle cavallette esperanzas. Il suono monocorde delle seghe elettriche ha accompagnato l’abbattimento di un numero imprecisato di alberi. I sentieri di accesso a calette e percorsi escursionistici sono stati preclusi al pubblico. L’acqua ha iniziato a scarseggiare nel vicino centro di Potrero. Il condominio di lusso, sorto con discrezione anni addietro, sta subendo una mutazione degna di casa Frankestein. Si sta trasformando in una vera e propria nuova cittadina. Non un semplice villaggio di mare, bensì una città sul mare a tutti gli effetti. Duemilacinquecento alloggi di lusso saranno realizzati in tempi brevi, in gran parte con vista sull’oceano, con annesse strutture commerciali e ricreative, per dare ai luoghi autonomia e dignità di città vera.

Trenta milioni di dollari per l’acquisto di seicento ettari di bosco tropicale secco. Tanto l’holding Las Catalinas Ltda ha investito nell’omonima operazione immobiliare, nel lontano 2006. Qualche anno più tardi, la Corte costituzionale della Costa Rica ha subodorato l’anomalia del progetto edificatorio e non ha esitato a bloccare provvisoriamente il progredire delle opere in atto. Un simile progetto non appariva sostenibile per le fragili caratteristiche dell’ecosistema locale, contraddistinto da scarsità d’acqua per uso domestico e dal ripido degradare della foresta dalla collina verso l’oceano. L’allerta della magistratura, le accorate proteste della popolazione locale e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica da parte di alcune istituzioni ambientaliste – tra cui l’Istituto internazionale di oceanografia e l’Associazione costaricense per la salvaguardia dei diritti umani – non sono però servite, sinora, a limitare la portata del progetto.

La bellezza di Las Catalinas, patrimonio di tutti, sta diventato privilegio di pochi (Foto Fanpage.it/Raffaele Basile).
La bellezza di Las Catalinas, patrimonio di tutti, sta diventato privilegio di pochi (Foto Fanpage.it/Raffaele Basile).

La più classica delle speculazioni immobiliari, certo, come ce ne sono tante nel mondo. Dove sta l’anomalia, verrebbe da chiedersi, in un mondo dove il territorio è da molti ormai considerato come un bene di largo consumo? L’anomalia è che qui siamo in Costa Rica. Quello che è considerato “il Paese più felice ed ecologico del mondo”. I costaricensi si sono conquistati sul campo parecchie “medaglie”, per quanto riguarda la tutela e valorizzazione del territorio. L’impronta ecologica costaricense ha attirato nei parchi naturali, nelle riserve protette, sulle spiagge incontaminate, i viaggiatori più attenti e responsabili. Una nazione “verde”, sia sopra sia sotto metafora. Stavolta, però, il verde dei bigliettoni da cento dollari dei motivatissimi “investitori” internazionali è stato in grado di far scolorire un po’ del verde che alberga nel cuore di molti costaricensi, sicuramente a livello di “alte sfere”.

La multinazionale aspirante erede di Le Corbuisier è però ben cosciente del fatto che nel paradiso dell’eco sostenibilità po’ di avvedutezza e di cura dell’immagine in più sia necessaria, per amalgamare la propria invasiva iniziativa allo spirito del luogo, almeno a livello di “filosofia”. Un’occhiata al sito ufficiale di Las Catalinas (http://www.lascatalinascr.com/) e all’insegna esplicativa, che troneggia in un’aiuola all’ingresso del nucleo originario del complesso turistico, possono essere illuminanti. Ci troviamo di fronte ad una sorta di zibaldone di tutte le etichette più accattivanti in circolazione nel settore turistico, ambientale e del benessere personale. Davvero non manca niente: riferimenti alla crescita personale e al salutismo (un posto per connettersi con chi si ama e con se stessi), all’armonia con il territorio (il contatto con la natura che assicura la sostenibilità ecologica), alla limitatezza dell’impatto ambientale (all’interno del complesso si circola solo a piedi o in bici!), all’eleganza della tradizione architettonica ispiratrice (Pienza e le Cinque Terre come archetipo di bellezza).

Ai prezzi delle abitazioni non si fa molto riferimento. Tuttavia, se si prendono a paragone quelli del listino dell’accattivante bar principale fronte oceano, un’idea di chi potrà permettersi i costi di tale scelta “ecologica e di crescita armoniosa personale” la si può fare. Tra l’altro, accedere a un sentiero escursionistico di un paio di chilometri predisposto da Las Catalinas vicino al complesso, comporta l’acquisto di un pass da 5 dollari il giorno. La megastruttura appare di fatto poco sostenibile sia per l’ambiente che per il portafogli dei comuni mortali. Viviamo però in tempi in cui le etichette – anche se “ipocrite” – funzionano meglio di ogni altra cosa. E così, alcune guide turistiche cartacee e qualche sito specializzato in turismo sembrano non avere dubbi: a Potrero, in Costa Rica, è sorta da qualche anno una comunità ecologica improntata alla piena condivisione del valore della sostenibilità ambientale. Il suo nome? Las Catalinas.

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