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Roma costa di più con la tassa di soggiorno

Un soggiorno costerà 1, 2 o 3 euro in più: questa la decisione che fa irritare Federalberghi e le associazioni di categoria.
A cura di Danilo Massa
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Con la tassa sul turismo apprezzare il Colosseo costerà di più

Per questo Capodanno e per il futuro il turismo a Roma costerà qualcosa in più. La tassa di soggiorno di cui si parlava a giugno, quella rivolta ai turisti, è stata alla fine approvata. Trascorrere un soggiorno nella Città Santa, infatti, richiederà una spesa aggiuntiva giornaliera di 1, 2 o 3 euro. Quando dunque ci rivolgeremo all'hotel per chiedere un preventivo vedremo aggiungerci un importo che sarà incluso nella voce "tasse".

La discussione che fu avviata questa primavera ha portato dunque ad approvare, prossimi alle vacanze di Natale e Capodanno, un provvedimento che sicuramente costituirà una voce importante nelle spese dei turisti. Per quanto riguarda i vantaggi che ne potrà avere la capitale, il punto è capire quanto questo balzello scoraggerà il turismo. Se da un lato è possibile che diminuiscano sensibilmente i turisti, comportando dunque una riduzione del fatturato, dall'altro non si deve assolutamente escludere che non si registrino significative variazioni e che dunque la tassa sul turismo si possa tradurre in un'importante voce delle entrate pubbliche. Va detto che manca proporzionalità nella gradualità delle imposte. Se infatti un turista in un albergo a 5 stelle paga 3 euro a notte, un ragazzo in campeggio ne pagherà 1: una tassa tre volte superiore all'altra, ma a fronte di una tariffa che è spesso 10-15 volte superiore all'altra.

Il motivo per cui questo onere peserà solo su turisti di passaggio a Roma sembrerebbe presto detto. I flussi che animano Roma non hanno eguali nelle altre città del paese, per cui si può pensare che proprio nella città capitolano una tassa possa dare i migliori risultati. Inoltre è lecito pensare che la scelta dei viaggiatori – specie di quelli che alimentano le catene medio-alte – sia poco flessibile e non registri grandi cali dopo l'approvazione della tassa. La versione del governo riguardo l'elezione di Roma a città tassata, comunque, fu maggiormente condizionata da quelle dinamiche tipiche della democrazia basate sull'esigenza del consenso. Berlusconi riferì infatti a giugno che il contributo riguarda "solo la città di Roma perché si trova a sostenere debiti ingentissimi frutto delle gestioni delle giunte di sinistra".

La associazioni di categoria, già messe sul "chi va là" a giugno, tornano all'attacco oggi. Il timore è ovviamente quello di una riduzione delle prenotazioni ed è soprattutto Ferderalberghi a farsi portatore di una simile ipotesi. Se davvero dovesse realizzarsi un decremento dei soggiorni, assicurano le associazioni, ne soffrirebbe anche il settore dell'occupazione. Oltre ovviamente al fatturato degli stessi alberghi.

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