E’ iniziata la corsa per vedere Cuba prima che si “converta” al consumismo
Per molti Cuba è colore, le auto americane anni Cinquanta, il ritmo rilassato (ad uso turistico) dei Caraibi, i riferimenti alla rivoluzione e l'immagine del Che. Senza tutto questo, Cuba – turisticamente – non esiste. Certo, c'è il mare, il clima dolce e la cultura suggerita dal mare, calda ed accogliente. Nulla di diverso, tuttavia, da quanto si può trovare nelle altre isole dei Caraibi ed è probabilmente per questo motivo che l'isola che sfidò gli Stati Uniti sta facendo registrare un boom di prenotazioni proprio dal Nord America. Il fattore determinate, secondo alcuni operatori del settore, potrebbe essere l'evoluzione dei rapporti diplomatici tra Cuba e gli Stati Uniti. A dicembre del 2014, Obama – contestualmente ad uno scambio di prigionieri – ha definito l'embargo un fallimento, preannunciando una stagione di apertura verso il governo caraibico. Sullo sfondo le voci controverse sullo stato di salute dell'ex presidente Fidel Castro ed ecco che, "prima che sia troppo tardi", molti turisti hanno deciso di partire alla volta dell'Avana per vedere Cuba prima che assuma le fattezze dell'Occidente consumista. Secondo un tour operator di New York, come rivela il Daily Mail, si è registrato un aumento delle prenotazioni del 57% nelle settimane immediatamente successive alla ripresa delle relazioni diplomatiche. A febbraio la crescita è stata del 187% e a marzo si è prossimi al 250%. E' così che è nata la corsa per vedere Cuba. Bisogna tuttavia precisare che se dei cambiamenti dovessero realizzarsi in senso capitalistico, difficilmente potranno produrre effetti dall'oggi al domani. Insomma… i segni della rivoluzione resteranno lì ancora per molto tempo. Prendiamocela con calma.
[Foto di Mark Scott Johnson]