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Hashima: l’isola abbandonata al largo del Giappone

L’isola giapponese che negli anni Cinquanta fu il posto più densamente popolato al mondo, oggi è diventata una città fantasma, un luogo completamente abbandonato a se stesso, visitato dai turisti come testimonianza di una lontana archeologia industriale che vive solo solo di memorie.
A cura di Stefania Lombardi
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Hashima Giappone

[Foto di Akira kawamura]

Situata ad un'ora di navigazione dal porto di Nagasaki, l'isola di Hashima è un luogo molto particolare. Dal mare si vede solo una piattaforma, con tanti edifici decadenti, e non si riesce ad immaginare che fino a soli 40 anni, quest'isola brulicava di persone, con la densità quasi più alta del mondo. Ospitava 5.000 persone, su uno sperone di roccia di 400 metri per 140. Si tratta di una piattaforma artificiale di cemento armato che all'epoca era di proprietà della Mitsubishi Motors, ed oggi è un'isola completamente deserta. 40 anni fa era una città compressa, con scuole, una palestra, un cinema, 25 negozi, bar, ristoranti, templi, un ospedale e un bordello.

Un labirinto di cemento in cui gli alloggi erano divisi secondo precise gerarchie sociali: i lavoratori non sposati nei monolocali, quelli sposati nei bilocali con bagno e cucina in comune, il personale amministrativo e gli insegnanti in bilocali con cucina e bagno inclusi. Solo il manager della miniera aveva diritto a una casa indipendente. Dal 1887 al 1974 ha ospitato i lavoratori e le imprese che erano impiegate nelle miniere di carbone di cui l'area era ricca. Poi l'isola divenne anche sede di detenzione, infatti tra la prima e la seconda guerra mondiale furono confinati sulla piattaforma 500 persone provenienti dalla Corea e 204 dalla Cina costretti a lavorare sia di giorno che di notte ad orari inimmaginabili: molti Cinesi e Coreani tentarono la fuga dall'isola a nuoto. Quando il mercato di carbone non fu più remunerativo, rimpiazzato dal petrolio, l'isola è stata abbandonata, e dal 1974 è diventata un desolante spettro in mezzo al mare, visitato dai turisti.

isola di Hashima

[Foto di kntrty]

Per oltre 30 anni è stato assolutamente proibito l’attracco e l'avvicinamento all'isola a causa della pessima condizione degli edifici, che sembrano crollare da un momento all'altro. Inoltre il governo giapponese non ha mai amato la troppa curiosità, infatti chiunque veniva beccato sulla piattaforma rischiava una condanna a 30 giorni di carcere e l’immediata espulsione dal territorio di Nagasaki. Hashima è diventata un simbolo dello sfruttamento delle risorse energetiche e della sua dipendenza dagli alti e bassi del commercio internazionale, tanto da essere usata come immagine nelle pubblicità progresso del governo contro gli sprechi. Ma anche della velocità con cui lo sviluppo urbano deperisce una volta abbandonato dall'uomo. Dopo 35 anni di chiusura, nel 2009, una parte dell’isola è stata riaperta al pubblico, tenendo gli edifici più pericolosi fuori dalla portata del turismo, anche se a causa delle condizioni del mare si è valutato che in realtà è possibile visitarla solo 160 giorni l'anno. Una visita dura 45 minuti e si possono osservare le rovine da tre diversi punti di osservazione.

L'isola di Hashima fa parte delle altre 505 isole disabitate di Nagasaki. È un luogo spettrale e affascinante, meta di un insolito turismo. Il Giappone, infatti oltre alla sua capitale ultramoderna Tokyo, custodisce tantissimi altri tesori, come le isole deserte, alcune paradisi dove vivono solo conigli, e altre testimoni di uno sfruttamento industriale ormai dismesso. L'isola è chiamata anche Gunkanjima, isola a forma di nave da guerra, nomignolo creato da un quotidiano per via degli alti muri che tuttora circondano il perimetro, come scudo per tifoni e mareggiate. Oggi l'isola è un cimitero di edifici decadenti e destinati al crollo ma, proprio per questo fascino, è meta di appassionati di esplorazione urbana e di molti  cineasti. Sull'isola, infatti sono stati girati molti film come The Greenless Island, nel 1949, quando ormai il verde già non esisteva più, e il seguito di Battle Royale del 2003. Ma non finisce qui: l'isola è stata scelta anche come sfondo del videoclip di una rock band giapponese, i B'z, e i videogames Killer7 e Forbidden Siren 2 sono basati sull'isola di Hashima.

Hashima isola

[Foto di Carey Ciuro]

L'isola acquista ancor più fascino, perchè non è stata oggetto di alcuna opera di riqualificazione, ma è lasciata completamente a se stessa. Gli edifici sono stati abbandonati all'usura del tempo e sono ormai dei ruderi spettrali che assumono valore di archeologia industriale. E' una delle mete più amate dagli appassionati dell'esplorazione urbana, e si stanno facendo pressioni per designare l'isola come UNESCO World Heritage Site, per via dell'importanza storica che ha avuto nel corso dell'ultimo secolo. Hashima possiede un valore importantissimo per la storia e per l'industrializzazione del Giappone nel periodo post-bellico, oltre che essere stato luogo di sofferenze e stenti che non devono essere dimenticati.
La visita all'isola di Hashima parte da Nagasaki, ed è spesso è associata ad una visita ai musei della bomba atomica, il Parco della Pace che è un memoriale per gli 80.000 civili uccisi a Nagasaki il 9 agosto, 1945. Da qui per raggiungere Hashima bastano 50 minuti di navigazione. Una volta giunti sull'isola, è possibile vedere i blocchi di appartamenti in rovina, come scuole, stazioni di polizia e altre infrastrutture civili, come se fossero congelate nel tempo così come sono state lasciate nel momento del loro abbandono. I biglietti per una visita a Hashima costano 300 yen, e 150 per i ragazzi minorenni.

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