La Statua del Selfie ora è sotto la protezione della polizia
Nella sua mano destra non brandisce una scimitarra, i suoi occhi e i tratti del volto non terrorizzano il nemico. Questa è la posa che ci si attenderebbe infatti da un principe ottomano che fu impegnato in una delle guerre ottomano-safavide. Ed invece no, Şehzade Mustafa Muhlisi è impegnato, in abiti tradizionali, in un selfie: nella mano destra stringe uno smartphone e, sebbene il volto non si atteggi in alcuna espressione social, starebbe proprio scattando una foto a sé.
La Statua del Selfie. Solo pochi giorni fa era stata presentata ad Amasya, città turca sul Mar Nero, la "statua del selfie". Il protagonista, come ricordato, non è un uomo comune, ma il principe Şehzade Mustafa che governò Amasya nel secolo XVI. In quanto primogenito di Solimano il Magnifico, era il primo pretendente al trono. Sebbene il principe avesse trovato la morte nel 1553 a seguito di una congiura, la cultura popolare l'ha promosso, rendendolo noto come il "Sultano Mustafa". Dopo la sua morte la città di Amasya insorse e altrettanto ha fatto in questi giorni.
Gran parte dei cittadini di Amasya ha mostrato di non gradire la statua, interpretata come un oltraggio alla memoria del personaggio storico. La cittadinanza ha lamentato la mancanza di delicatezza delle autorità locali, che con questo monumento, pensato per divertire i turisti, avrebbero offeso Amasya, di cui Mustafa è emblema. Il vicesindaco Osman Akbaş ha invece spiegato che la statua è un omaggio ad Amasya in quanto "città del principe".
Diversi "selfie con il selfie" erano stati già scattati, finché qualcuno non ha deciso di vandalizzare la statua rompendo – e probabilmente non è un caso – la parte che rappresentava lo smartphone. I cittadini comunque non ci stanno a farsi mettere tutti nel calderone del vandalismo e un locale (ma non è l'unico) ha puntualizzato al Today's Zaman che "la costruzione della statua è un tentativo insensato di prendere in giro una figura storicamente importante, ma la persona che ha rotto il telefono cellulare deve essere trovato e punito dalla polizia". Il risultato è che ora la statua è sotto la protezione della polizia, che intorno all'oggetto ha posto uno di quei nastri che in genere circoscrivono l'area interessata da un omicidio. Morti no, non ce ne sono: ma un puro frammento di smartphone stile 1500 sì.