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Mostri e bocche terrifiche, ma resta per noi il “Sacro Bosco” di Bomarzo

In provincia di Viterbo sorge quello che è ormai noto come il Parco dei Mostri, un complesso monumentale in cui figure divine e mitologiche spuntano da ruscelli e rocce. Per far paura e ricordare ai visitatori alcune verità della vita.
A cura di Danilo Massa
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Il Sacro Bosco di Bomarzo è noto come "Parco dei mostri" per questioni di marketing e anche perché – come le stesse iscrizioni cinquecentesche precisano – di mostri ce ne sono, eccome. Ma il visitatore che si incammina per questi sentieri piomberà in primo luogo in un mondo pagano, in cui gli dei e la natura abitano lo stesso spazio presentando della vita l'elemento razionale e quello irrazionale, la bellezza e l'orrore, l'armonia e il caos. Da questa pienezza molto umana deriva probabilmente il piacere di chi trascorre qualche ora nel Sacro Bosco, mentre il significato del complesso monumentale è cosa ben più difficile da carpire. Sul messaggio che il suo proprietario – e l'architetto per lui – volesse comunicare si scervellano esperti di storia classica e moderna, conoscitori di mitologia ed esoterismo. Tra una sfinge ed un cerbero, una tartaruga e una Persefone si imprimono, per lo più leggibili, le scritte che accompagnano il visitatore e gli danno – così parrebbe – qualche indicazione utile a capire. Per i profani come noi, i messaggi appaiono isolati e, pur contribuendo all'ambientazione a tratti gotica del Parco, non riescono ad offrirne un'interpretazione univoca. Di certo questo è uno dei 5 luoghi più singolari del nostro paese.

Orco, Villa delle Meraviglie (Foto di Roberto Fogliardi).
Orco, Villa delle Meraviglie (Foto di Roberto Fogliardi).

Storia del "Parco dei Mostri" di Bomarzo

Il parco fu progettato nel 1552 dall'architetto Pirro Ligorio su commissione del principe Pier Francesco "Vicino" Orsini. Le statue sono probabilmente opera dello scultore orvietano Simone Simoncelli, in arte Simone Moschino. Il nome dato alla struttura fu appunto "Sacro Bosco" o "Villa delle Meraviglie" e fu solo il tempo e la voglia di sponsorizzare il complesso che quello di Bomarzo divenne famoso come il "Parco dei mostri". Un nome che sarebbe stato decisamente poco consono ad un complesso che l'Orsini dedicò alla moglie Giulia Farnese (che probabilmente riposa anche nel sepolcro del tempio). La Villa delle Meraviglie recupera soggetti tipicamente rinascimentali, che tuttavia inserisce in un contesto apparentemente caotico, ricco di bizzarrie e privo di proporzioni che accomunano le diverse opere. Stranezze che, non a caso, sono valse il plauso di Salvador Dalì e hanno contribuito alla citazione del parco nell'opera di John Shearman, "Manierismo" (Wikipedia).

Con la morte dell'ultimo Orsini nel 1585, il Bosco venne abbandonato e fu soltanto nel 1954 che venne restaurato da Giancarlo e Tina Severi Bettini. Quest'ultima, durante i lavori di ripristino, ebbe un incidente a seguito del quale morì. Fu sepolta nel tempio in "compagnia", forse, di Giulia Farnese e successivamente dello stesso Giancarlo. La coppia apportò modifiche sostanziali alla struttura del parco, rendendo l'area più commerciale. Fu in questo periodo che il Bosco divenne Parco e il Sacro fu sostituito dai mostri. Vennero inseriti alberi non autoctoni e spostato l'ordine di alcune statue, mentre l'ingresso, oltre ad ospitare la biglietteria, venne arricchito di bar e terrazza.

Dove si trova il parco e cosa vedere

 

Bomarzo si trova nel Lazio, precisamente nella provincia di Viterbo più vicina all'Umbria. Per chi vi arriva in auto, bisogna prendere l'uscita Attigliano sulla A1 e, svoltando a sinistra, proseguire per circa sei chilometri seguendo le indicazioni. In treno il trasporto può risultare particolarmente complicato, poiché, pur esistendo la stazione "Attigliano Bomarzo", questa dista circa 11 km dal bosco. Un ampio parcheggio precede l'ingresso.

Monumenti da vedere nel "Parco dei mostri"

Mappa del Sacro Bosco.
Mappa del Sacro Bosco.

Subito dopo il parcheggio si incontra la biglietteria e, a seguire, il bar con tavola calda. In quest'area è possibile trovare anche qualche souvenir. Da qui si esce su un'ampia terrazza con tavolini ideali per una pausa caffè prima di impegnarsi nella visita del parco. Attraversato un viale di circa 200 metri (fiancheggiato da un campo di calcetto e preceduto da un'area relax ricca di panchine) si arriva all'ingresso del parco. Attraversato l'arco, il visitatore si trova subito di fronte due piccole sfingi, sotto una delle quali si anticipa al forestiero quel che vedrà e come deve predisporsi alla visita: "Tu ch'entri qua pon mente parte a parte et dimmi poi se tante maraviglie sien fatte per inganno o pur per arte". Il percorso consigliato (il visitatore viene munito di mappa) è girare a sinistra fino alla statua imponente del Proteo Glauco. Qui è possibile sentire il gorgoglio del ruscello e, richiamati dal suo suono, affacciarsi per apprezzarlo e scorgere tra le rocce il capo minaccioso di un'ora. Tornando verso l'ingresso, superandolo e lasciandolo alla destra si entra in una parte del parco che, a voler bruciare le tappe, vi impiegherà un'ora per tornare all'uscita avendo visto tutto.

Scendendo attraverso le prime scale sulla destra ci si trova di fronte alla scena dello squartamento di Caco da parte di Ercole, si entra nella Fossa della Concia dove seguono Tartarughe giganti, Pegaso e le Grazie. Si arriva dunque al Ninfeo, al Teatro e alla Casa Pendente. Qui il visitatore perde l'equilibrio, poiché avverte solo con l'orecchio interno – ma non con la vista – i dislivelli della casa. Entrante, dunque, perdete l'equilibrio e, barcollando, raggiungete l'uscita.

Le statue che seguono sono tante e delle più varie. Dalla classicità di una Cerere, alla stranezza di un elefante che soccorre – così sembra – un legionario. Nel mezzo la statua di Nettuno, la maestosa fontana di Persefone e, proseguendo nella rappresentazione della morte, un orco e un vaso che sembra raffigurare la discesa negli inferi. La visita, secondo il percorso suggerito, si chiude con la visita del Tempio della Vignola, che venne costruito circa vent'anni dopo il completamento del parco in onore della seconda moglie di Vicino Orsini, Giulia Farnese.

Il teatro nel Sacro Bosco (Foto di Fanpage.it - CC BY-SA 3.0).
Il teatro nel Sacro Bosco (Foto di Fanpage.it – CC BY-SA 3.0).

Si sconsiglia la visita del parco ad agosto, perché, pur rappresentando una buona fuga dal caldo, se ne apprezza di meno la magia a causa del grande afflusso di turisti. Nella nostra visita di fine settembre il clima era ancora piacevole e i turisti ben pochi, ma la vegetazione, ancora florida e prepotente, limitava la visione di alcune statue. L'ideale sarebbe poter godere di generose giornate di sole durante le prime settimane di autunno.

Quanto costa e perché visitarlo

Echidna e i due leoni di guardia (e vicino, non visibile in foto, l'alata Furia). Foto di Jan.
Echidna e i due leoni di guardia (e vicino, non visibile in foto, l'alata Furia). Foto di Jan.

Il biglietto di ingresso intero ha un prezzo di 10 euro, mentre i ragazzi dai 4 ai 13 anni pagano 8 euro. Gratis per bambini più piccoli. Una critica abbastanza diffusa è che il costo sia eccessivo, ma occorre precisare che si tratta di una visita che, volendo, può impegnare una famiglia per una mezza giornata. Alternando la visita vera e propria, a riposi necessari e "banchetti" sulla terrazza si possono trascorrere piacevolmente tre ore. Del resto la rielaborazione del Sacro Bosco in Parco dei mostri ha seguito il desiderio commerciale di andare incontro alla domanda di intrattenimento delle famiglie. Un'operazione sostanzialmente riuscita (anche se riduttiva), poiché mentre i genitori restano colpiti dalla naturistica composizione del complesso, i piccoli restano a bocca aperta di fronte all'orco (anch'esso con la bocca aperta). Unico limite alla visita dei bambini più piccoli, è la presenza di dislivelli e scale che non possono essere attraversate con il passeggino. Un limite che – a patto di avere tempo – può essere facilmente superato da frequenti e rinfrancanti riposi.

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