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Ometepe, il paradiso terrestre minacciato da un nuovo canale di Panama

Un’isola, due vulcani e un lago gigantesco. Sono questi gli ingredienti che fanno di Ometepe, in Nicaragua, una delle mete più affascinanti del Centroamerica. Ma per godersela appieno occorre affrettarsi, perché proprio da quelle parti passerà in futuro l’invasivo Canale di Nicaragua, dopo il quale nulla sarà più come appare ora.
A cura di Raffaele Basile
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Relax sulle coste di Ometepe (Foto @Fanpage.it/Raffaele Basile).
Relax sulle coste di Ometepe (Foto @Fanpage.it/Raffaele Basile).

Ometepe è l’isola lacustre più grande del continente americano. Essa è caratterizzata dall’inconfondibile forma di un 8 rovesciato e si trova all’interno del gigantesco lago di Cocilbolca, in Nicaragua. La forma dell’isola deriva dall’armonica fusione della sagoma di due vulcani – uno attivo ma attualmente in stato di riposo e l’altro spento – e dalla rigogliosa bretella di terra che li unisce. Ometepe è raggiungibile con un’ora di traghetto da San Jeorge o da Rivas, cittadine nicaraguensi non distanti dal confine con la Costa Rica. Il suo nome non è casuale. Esso deriva, infatti, dalla lingua degli antichi aztechi e significa per l’appunto due (omo) monti (tepe). Il lago di Cocibolca, dove è ubicata l’isola, è esteso quanto la nostra Umbria e in alcuni punti le sue tumultuose onde scure sono addirittura frequentate da particolari squali d’acqua dolce.

Il vulcano attivo, il Conception, ha una forma perfettamente conica, che risalta ancor di più per le pendici senza vegetazione. Una nuvoletta arriva sovente a ricoprirne la cima, facendo la felicità dei fotografi. Il vulcano gemello ma inattivo si chiama Madera ed è ricoperto da una ricca vegetazione. I viaggiatori più informati e consapevoli già da tempo approdano su quest’isola per godere della sua bellezza e ultimamente se ne stanno accorgendo anche tour operator e turisti più tradizionali ma con vocazione ambientalista. La popolazione locale sembra essersi resa conto della nuova opportunità di reddito offerta dal turismo. Sempre più isolani si stanno dedicando all’erogazione di servizi di ricettività e ristorazione.

L’isola ha una buona rete viaria e può essere percorsa anche in bicicletta, per chi si senta di sfidare la calura. Tante e belle sono le cose da vedere sull’isola. Punta Jesus Maria è una delle località isolane da non perdere assolutamente. Lo spettacolo è dei più singolari. Una lingua di terra dello spessore di non più di un paio di metri – formata da sabbia e sedimenti lacustri – s’inoltra nel lago per una lunghezza che va dai duecento metri al chilometro a seconda delle stagioni e delle maree. Percorrere questa sottile striscia tra spruzzi lievi d’acqua da entrambi i lati dona suggestioni particolari. I due vulcani, poi, sono proprio lì al cospetto del fortunato viaggiatore, separati solo da una bretellina di vegetazione tropicale fatta di palmitos e banani.

(Foto @Fanpage.it/Raffaele Basile).
(Foto @Fanpage.it/Raffaele Basile).

Tutta questa meraviglia potrebbe a breve essere stravolta da un’opera dell’uomo titanica, una vera e propria sfida degna di Prometeo alla natura, nel nome della produttività e del business. Nel luglio del 2014 il presidente del Nicaragua, Daniel Ortega e l’uomo d’affari cinese Wang Jing, a capo di una cordata internazionale hanno, infatti, sottoscritto un accordo per realizzare un canale che attraverserà il Nicaragua mettendo in comunicazione oceano Pacifico e Atlantico, andandosi ad affiancare al canale di Panama poco più a nord. Da qualche mese sono iniziati dei lavori preparatori di scavo. Il canale sarà lungo quasi trecento chilometri, di cui più di un centinaio all’interno del lago. La sua larghezza si estenderà tra i duecento e i cinquecento metri, con una profondità di una trentina di metri. Una volta terminata l’opera, migliaia di grosse navi-container solcheranno ogni anno le acque del neo-canale. Si dice – ma ciò è tutto da verificare – che questo progetto porterà lavoro a circa duecentomila persone.

Molti sono però i dubbi sulla sostenibilità ambientale e sociale dell’opera. Le associazioni ambientaliste di tutto il mondo sono da tempo in stato di estrema allerta. La nicaraguense Fundacìon del Rio, ente a difesa di ambiente e biodiversità, va da qualche tempo chiedendo che siano seriamente verificati i piani di fattibilità e le reali conseguenze dell’opera sull’ecosistema. In Italia l’Associazione Foreste per Sempre ha già ospitato il presidente della Fundacion per una serie di convegni-denuncia ed ha lanciato un comitato italiano per il monitoraggio di quanto sta per accadere nella nazione centroamericana. Ometepe si troverebbe proprio lungo il tragitto delle navi merci e non occorre la sfera di cristallo per prevedere effetti deleteri sul suo delicato ecosistema e sul nascente turismo sostenibile. Ometepe si caratterizza, come abbiamo visto, per la singolare forma di 8. Un bel 4, invece, andrebbe assegnato a chi porta avanti iniziative molto rispettose dei “portafogli” delle multinazionali ma poco della salvaguardia degli ambienti e culture locali.

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“Hýbris” è un termine ben noto agli estimatori della letteratura greca antica. Esso indica l’eccesso umano, il superamento delle leggi non codificate dell’armonia. «La mancanza di misura, maturando, produce la spiga del traviamento, e il raccolto che se ne trae è di fatto solo lacrime», scriveva Eschilo venticinque secoli fa riferendosi al suo “Prometeo”. Un tasso di “hýbris” eccessivo, anche se non è quantificabile con l’etilometro, può anch’esso condurre a conseguenze paragonabili a quelle di una guida in stato di ebrezza. La realizzazione del canale del Nicaragua, che di fatto sarebbe una duplicazione di quello poco distante di Panama, rischia di diventare un esempio per i posteri della più sfrontata hýbris del ventunesimo secolo.

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