Pompei: il crollo agli scavi continua a scatenare polemiche. Contro Bondi anche il Fli di Gianfranco Fini
I gladiatori cadono a Pompei, i politici parlano nel resto del Paese. Che si tratti di sforzo volto ad individuare le responsabilità del crollo, o che si tratti invece di dimostrarsi, come diceva Donoso Cortes, quali appartenenti alla "classe discutatoria", non c'è dubbio che in ogni caso il crollo agli scavi di Pompei sta sollevando più parole che polvere e macerie. Dopo il disastro che ha atterrato la Casa dei Gladiatori sono seguite le parole di Sandro Bondi, poi quelle dei diversi membri dell'opposizione, quelle istituzionali del Presidente della Repubblica ed infine, nel silenzio ostinato di altri rappresentanti del Governo, ecco arrivare quelle di Gianfranco Fini.
Il leader di Fli rileva il dolore che suscita una notizia quale quella che è giunta da Pompei e che, girando per il pianeta, darebbe una rappresentazione ingiusta degli italiani. A rincarare la dose, dall'Umbria, è proprio un altro rappresentante del Fli, Fabio Granata, secondo il quale un partito serio chiederebbe le dimissioni di Bondi. Insomma, anche sul crollo di Pompei a parlare per la maggioranza è stato il Fli… con immaginabile disappunto della maggioranza stessa.
Se i tempi non fossero incerti come sono, parrebbe strano che le dimissioni richiamate da Granata possano essere invocate anche da Matteo Renzi, sindaco di Firenze appartenente al Pd. Qui però la testa di Bondi è sostituibile: o lui o Tremonti si devono dimettere, perché "bisogna dare un segnale che la cultura non può essere ridotta a fanalino di coda". Sulle dinamiche del crollo della Casa dei Gladiatori, intanto, continuano le indagini.