Report sulle concessioni (ridicole) pagate dagli stabilimenti. Video
Guardare il mare e non poterlo raggiungere, talvolta poterne sentire solo il profumo perché chilometri di muraglia privata ne fanno censura allo sguardo. Rileggere le leggi, reinterpretarle per proprio tornaconto e tenere un popolo intero sul "chi va là" del biglietto a caro prezzo, quando i testi normativi esprimono chiaramente l'obbligo di permettere ai cittadini il piacere di un bagno.
Il profilo dell'Italia sotto la lente della trasmissione condotta dalla Gabanelli, "Report" su Rai 3, è desolante. Tra chi occupa le spiagge pubbliche abusivamente a chi ha concessioni eccessivamente vantaggiose, i lidi italiani – a parte rari casi – sono oggetto di veri e propri soprusi. E con loro, quei cittadini che, vivendo a contatto con il mare, possono essere costretti ad attraversare anche chilometri e chilometri di lungomare per raggiungere una spiaggia libera.
La veste giuridica di demanio pubblico, e l'implicito riconoscimento di utilità collettiva delle spiagge, risulta dunque chiaramente negata da una situazione dei fatti in cui il mare, anche laddove viene chiaramente esplicitato l'obbligo di assicurare l'80% della spiaggia al libero accesso, un bene di uso privato, sottratto, tra l'altro, alle dinamiche di mercato. La palese differenza tra le spese di concessione e i considerevoli introiti dei gestori dei lidi, infatti, rende allo stato meno, molto meno, di quanto questi potrebbe incassare.
Va detto, peraltro, che "Di demanio pubblico", l'inchiesta di Report, si è concentrata soprattutto su Ostia, il quartiere che per Roma è il naturale (e storico) sbocco sul mare. Le dinamiche ostiensi, tra l'altro, con quel muro di cui sopra che nega con prepotenza di poter guardare il mare, possono essere ampiamente replicati più a sud, dove la chiusura delle spiagge ai cittadini ha raggiunto in alcune città livelli tali da rendere popoli di mare popoli di terra.
L'intero servizio di Report è visibile sul sito ufficiale del programma di Rai 3.
Danilo Massa