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Stop al «parity rate»: gli Hotel saranno liberi di stabilire le loro tariffe

E’ stato approvato il ddl concorrenza: gli albergatori saranno liberi di proporre alla loro clientela offerte migliori rispetto ai siti Internet di prenotazione online.
A cura di Stefania Lombardi
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Sull'abolizione della "parity rate" se ne sono dette tante. Ma finalmente sembra che sia arrivata una decisione finale. La Camera dei Deputati ha, infatti, approvato il ddl concorrenza, che elimina la parity rate, in questo modo gli albergatori saranno liberi di proporre alla loro clientela offerte migliori rispetto ai siti Internet di prenotazione online, come Trivago, Booking e tanti altri. Nonostante l'approvazione della Camera dei Deputati il disegno di Legge sulla Concorrenza (che riguarda anche altre materie), dovrà tornare al Senato per la quarta lettura, perché il testo ha subito nuovamente modifiche. In realtà il percorso che ha portato a questa abolizione non è stato molto semplice, da anni si discute su questo argomento tra chi cerca con forza di abbatterla e chi invece la rifugge.

Ma perchè questa "parity rate" è così importante?

La parity Rate in particolare è stata definita come "l’obbligo per l’hotel di garantire lo stesso prezzo su tutti i canali di vendita, online ed offline". Questo si traduce, nel concreto, nel bisogno degli albergatori di avere la libertà di gestire in autonomia le proprie tariffe come meglio ritengono. L’altro lato della medaglia, però, è che non è così facile mantenere la parità tariffaria ed attirare, nello stesso tempo, prenotazioni dirette senza dover corrispondere a Booking e le altre una percentuale in denaro. La parità tariffaria è in sostanza una clausola imposta dalle OTA: l’hotel può decidere quale sia la tariffa, ma non è libero di applicare tariffe differenti a seconda del portale su cui viene effettuata la prenotazione delle proprie camere. Le piattaforme di prenotazione online dispongono di strumenti di perlustrazione del web e di analisi dei prezzi per cui risulta praticamente impossibile riuscire ad evadere l'accordo della Rate Parity senza che il portale ne venga a conoscenza e prenda le relative conseguenze.

Federalberghi negli scorsi anni ha fatto ricorso più volte all'Antitrust contro le OTA per l’annullamento delle clausole vessatorie che i grandi portali di prenotazione impongono agli alberghi, distorcendo le regole del libero mercato e assoggettando le imprese ad un regime di commissioni sempre più gravoso. Finalmente la vicenda sembra arrivare ad una conclusione. Con l'approvazione della norma, le OTA non potranno più imporre la clausola che obbliga i proprietari delle strutture a mantenere gli stessi prezzi. Ma non solo, la norma non riguarda solo le tariffe, ma anche le condizioni e i termini, cosa che garantisce alla struttura ricettiva ancora più flessibilità, soprattutto per quanto riguarda le cancellazioni e la gestione delle prenotazioni.

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