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Voglia di mare, ma il maltempo stronca i balneari: perdite del 70% a maggio

Per alcuni il maltempo è soltanto una seccatura, per altri un danno economico che può causare licenziamenti e cessazioni di attività.
A cura di Redazione Viaggi
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L'estate è anche questo, un business che tiene in piedi centinaia di attività e impiega migliaia di lavoratori. Questa primavera qua, fatta di piogge e nuvole, invece, non serve a niente. Le sdraio sono chiuse, gli ombrelloni nei ripostigli e, se le previsioni dello scienziato francese dovessero essere giuste, possono farci anche le ragnatele. Il mare mosso e i granelli di sabbia sparati in aria da raffiche di vento minacciano chiunque osi immaginare l'estate. Il risultato, oltre alla frustrazione di chi avrebbe voluto un po' di sole e caldo per il proprio tempo libero, è una crisi generale del settore che inasprisce la già funesta stretta imposta dalla crisi. Riccardo Borgo, presidente nazionale del Sindacato italiano balneari, stima il danno: "Abbiamo perso il 70% del lavoro [sulla media del mese di maggio, Ndr]. Ciò vuol dire che non solo abbiamo perso i clienti di maggio ma non abbiamo avuto grandi possibilità di far decollare l'intera stagione con abbonamenti e promozioni. Una stagione da lacrime e sangue, mai così nera da 33 anni che faccio questo lavoro". A rincarare la dose amara, ci sono i danni agli stabilimenti causati dalle recenti mareggiate. Allestite le spiagge per la bella stagione, il maltempo non ha avuto pietà.

A trovarsi con le braccia conserte non sono solo gestori e personale degli stabilimenti, ma anche tutti i lavoratori di quelle attività che gravitano intorno alle spiagge: "Senza sole – ricorda ancora Riccardo Borgo – è impossibile che qualcuno decida di andare a prendere un caffè in spiaggia o a mangiare il pesce sul mare. Si ferma tutto e abbiamo contratti da onorare con i nostri dipendenti".

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