8 motivi per assistere al Miracolo di San Gennaro a Napoli
Il 19 settembre Napoli trattiene il fiato. Alle porte della chiesa maggiore della città un fiume di persone si accalca e si sparge su via Duomo in attesa che il sangue si sciolga. Il cosiddetto "Miracolo di San Gennaro" si realizza più volte nel corso dell'anno (la prima domenica di maggio, il 19 settembre ed il 16 dicembre), ma la ricorrenza del Patrono di Napoli è a settembre, quando, secondo tradizione, San Gennaro venne ucciso nel 305 per decapitazione. Visitare Napoli in questi giorni e partecipare al rito presenta, secondo noi, alcuni vantaggi che elenchiamo di seguito.
1. Assistere al Miracolo di San Gennaro
La Santa Messa comincia alle ore 8, ma è intorno alle ore 10 che il cardinale Crescenzio Sepe, dopo la Concelebrazione Eucaristica, mostrerà il Sangue del Santo. Dalle 16 alle 18.30 le reliquie di San Gennaro verranno esposte per la venerazione dei fedeli. Nonostante non sia l'unica liquefazione ematica miracolosa, per i credenti quella di San Gennaro è una celebrazione che difficilmente ha eguali in Italia, sia per il livello di partecipazione popolare che per la liturgia che caratterizza la cerimonia.
2. Vedere Napoli in 3 giorni di eventi
Quest'anno la ricorrenza cade di venerdì e, per chi deve intraprendere un viaggio, la festa di San Gennaro potrebbe rappresentare l'occasione buona per trascorrere un week end nella città partenopea. Il Comune di Napoli ha organizzato infatti una tre giorni di eventi in cui il tema del miracolo si fonde con la tradizione di Napoli espressa in forma artistica.
3. Visitare il Duomo di Napoli
Gotico e barocco si sovrappongono nella cattedrale di Napoli che per volontà di Carlo II di Napoli sorse sulle strutture paleocristiane del battistero e della precedente basilica. L'opera venne completata nel 1313, ma nel 1349, in seguito ad un terremoto, crollarono il campanile e la facciata. Successivi restauri dei secoli XVII e XVIII contribuirono ad arricchire ulteriormente gli interni. I bombardamenti angloamericani danneggiarono la struttura e i lavori di restauro, completati nel 1972, hanno fatto venire alla luce anche reperti delle epoche greca, romana e medievale.
4. Afferrare la vertigine del Vesuvio
Da via Duomo il Vesuvio non si vede, ma c'è. Il prodigio del sangue viene spesso accompagnato, nelle immagini dei napoletani, alla più grande sciagura che possa vivere questa terra: l'eruzione del Vesuvio. Per una città che vive a pochi passi da uno dei più distruttivi vulcani al mondo, consapevole che a circa otto chilometri sotto la superficie si estende un accumulo di magma di quattrocento chilometri quadrati, l'eventualità che il sangue non si sciolga è – comprensibilmente – motivo di angoscia.
5. Osservare il ritratto della Napoli credente
Per i detrattori del prodigio appare facile – ma è solo semplicistico – declassare il "miracolo" ad espressione di un'epoca che non c'è più, caratterizzata da ignoranza e superstizione. Si tratta di un pregiudizio molto moderno, che non tiene conto, ad esempio, della natura eterogenea della folla che si accalca intorno al Duomo, che più di quanto si pensi accomuna – riattualizzando un'antica prossimità – popolo e borghesia.
6. Accordarsi all'antichità di Neapolis
Il culto dei santi, che caratterizza Napoli più di altre città italiane e che in passato è stato visto con sospetto dalla stessa Chiesa, ha i caratteri pagani dell'Olimpo. A due passi dal Duomo ci sono i decumani di Neapolis, le tre strade principali della Napoli greca risalenti al VI secolo a.C. e nella stessa Cattedrale sono stati rinvenuti reperti greci che ci ricordano che questa città ha una storia nobile ed antica.
7. Riconoscere ovunque il Santo
Il Patrono di Napoli non si ricorda solo nel giorno della ricorrenza. Una volta osservata la cerimonia riconoscerete le immagini di San Gennaro ovunque: nei busti che si ritrovano nei vicoli, nelle scritte che trovate sui cruscotti delle auto, nelle statuine (molto commerciali) che si vendono nelle strade adiacenti al Duomo. A proposito, una visita di via San Gregorio Armeno, a due passi dalla Cattedrale, è d'obbligo.
8. Ci ricorda che Napoli va oltre i suoi confini
La nutrita comunità italiana a New York festeggia il Patrono di Napoli verso la metà di settembre. Il flusso migratorio che ha caratterizzato l'Italia meridionale (e non solo) nel XIX secolo ha contribuito a portare Napoli e i suoi culti nel mondo. Un'esportazione di cultura ed usanze che è avvenuta (e ancora oggi avviene) col dolore e la sofferenza di un'emorragia. Ma che ha contribuito a portare Oltreoceano le nostre tradizioni prima che ancora qui potesse giungere qualsiasi panino "made in Usa".