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Aeroporti a rischio congestione: bisogna investire 80 miliardi di euro

Secondo la Cassa Depositi e Prestiti bisogna rendere maggiormente efficienti gli aeroporti e i sistemi di trasporto connessi (metropolitane in primis) per evitare contraccolpi economici sullo sviluppo del paese.
A cura di Redazione Viaggi
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Attese ad un terminal dell'aeroporto di Fiumicino.
Attese ad un terminal dell'aeroporto di Fiumicino.

In coincidenza con l'alta stagione, quella nella quale il traffico aeroportuale (e non solo quello) è sottoposto a maggiore stress, la Cassa Depositi e Prestiti segnala l'urgenza di investire nel settore per evitare la congestione degli scali. Il numero dei passeggeri, in crescita costante negli ultimi anni, è destinato ad aumentare ulteriormente, portandosi da 150 milioni del 2014 a 170 milioni nel 2030. Numeri che ne rivelano altri ancora e che fanno capire come la questione non attenga esclusivamente alla comodità dei viaggiatori. Ad oggi, secondo il report della Cdp di luglio 2015, "il contributo complessivo del sistema aeroportuale all'economia italiana è stimato pari al 3,6% del Pil" se si includono impatto diretto, indiretto, indotto e "catalitico", ossia le conseguenze positive delle infrastrutture in quanto "fattore abilitante per lo sviluppo economico di un Paese".

Investire su nostri scali non vuol dire soltanto aumentarne la capacità. La cifra di investimento sul settore indicata dalla Cassa Depositi e Prestiti ammonta ad 80 miliardi di euro, ma soltanto l'11% è diretta alle "infrastrutture aeroportuali in senso stretto". Secondo la società finanziaria italiana è opportuno in primo luogo lavorare sui piccoli aeroporti, con l'obiettivo di espanderli ma, soprattutto, di renderli più efficienti. Quello che tuttavia risulta più urgente e a cui sarebbe diretta gran parte degli investimenti e il sistema di trasporto connesso a quello aeroportuale. Al momento, rileva la Cdp, soltanto gli scali di Roma Fiumicino, Milano Malpensa, Palermo, Pisa, Torino e Ancona sono collegati alla città attraverso trasporto ferrato, il quale, tuttavia, si mostra spesso inefficiente e lento rispetto alle esigenze dell'utenza. Il 48% degli investimenti dovrebbe dunque interessare "l'accessibilità viaria e ferroviaria ed è relativa a progetti in carico agli Enti Locali, alle concessionarie autostradali o al gestore della rete ferroviaria", mentre il 41% le "intermodalità" dei trasporti.

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