Asmara, la capitale africana che ci riporta nell’Italia degli anni ’20
La nostalgia è una brutta bestia. E quando camminiamo nelle grandi città e vediamo enormi grattacieli in vetro o palazzi dal design mostruoso coprire con la loro ombra pezzi di storia dell'architettura italiana il cuore ci si stringe un po'. Chi ha una certa età può ricordare come erano le nostre città un tempo, chi è giovane può solo immaginarlo o guardare le foto sui libri di storia. Sarebbe bello poter prendere una macchina del tempo e ritornare agli inizi del Novecento, quando le maggiori città italiane cominciavano a mostrare i segni dello sviluppo metropolitano moderno, ma conservavano ancora quel fascino storico. In realtà basta un viaggio. Un semplice volo di poche ore. Ed è quello che ci porta ad Asmara, la capitale dell'Eritrea.
Asmara è conosciuta confidenzialmente come la piccola Roma. Durante il ventennio fascista fu infatti il centro principale del colonialismo italiano in Africa. L'Eritrea, però, era sotto il controllo del nostro governo già dalla fine dell'Ottocento, poco dopo l'Unità di Italia. "Fatta l'Italia dobbiamo fare gli italiani". Sì, e anche un impero. Un'estensione tentacolare di quello che era il Regno di Italia e che durante il Fascismo divenne un goffo tentativo di replicare la grandezza dell'antico impero romano. Quell'impero ha fallito miseramente, ma ha lasciato in Africa un pezzo del nostro paese cristallizzatosi nel tempo.
Camminando ad Asmara ci si dimentica di essere in Africa. Basta dare un occhio ai nomi dei negozi e dei locali pubblici: Bar Vittoria, Pasticceria Moderna, Casa degli Italiani… Lì per lì non ci sarebbe niente da stupirsi, l'influenza nostrana è presente dappertutto all'estero. Ma staccando gli occhi dai piccoli esercizi commerciali per spostarli sugli edifici più grandi, si capisce subito come questa città non è la solita capitale africana. Asmara fu un enorme parco giochi per gli architetti italiani di inizio Novecento, che si divertirono a sperimentare e seguire le correnti artistiche in voga nel tempo, lasciando un marchio indelebile nella città. In senso positivo.
L'edificio di spicco è senza dubbio la cattedrale di San Giuseppe, dell'architetto Oreste Scanavini. Completata nel 1922, è considerata il più grande esempio di stile romanico lombardo al di fuori del nostro paese, con i tipici mattoni a vista. L'interno della cattedrale è altrettanto raffinato, con una serie di dipinti di angeli e santi che decorano la scena, e un altare realizzato in marmo di Carrara. La cattedrale è il maggiore edificio religioso della città, anche se ci riferiamo principalmente alle sue dimensioni: la torre alta 52 metri è visibile da più punti del centro cittadino, costituendo così un ottimo punto di riferimento nel caso ci si perdesse. È inoltre possibile salire sulla sua cima, e osservare un meraviglioso panorama della città.
L'altro edificio di pregio per cui ancora ci vantiamo è la stazione di servizio Fiat Tagliero. Un'immensa dichiarazione d'amore dell'architetto Giuseppe Pettazzi alla fabbrica del Lingotto di Torino. Qui lo stile che domina è il futurismo più spinto: il suo design ricorda il profilo di un aeroplano, di cui sono ben evidenti le ali. Un aneddoto legato proprio a queste ultime vuole che durante l'inaugurazione il Pettazzi obbligò gli operai, sotto la minaccia di una rivoltella, di rimuovere i sostegni alle due ali, che erano previsti per legge. Nonostante tutti temessero un crollo, le ali non si smossero di un millimetro, e da allora la stazione è rimasta perfettamente così com'era. Dopo un recente restauro, oggi è un edificio classificato di valore storico, e non può essere in alcun modo alterato.
L'impronta fascista si riconosce invece negli edifici pubblici costruiti secondo i dettami razionalisti, come quello delle poste, dove si possono ancora toccare con mano marmi e colonne originali. Per non parlare poi dei due più grandi cinema della città: Impero e Roma, due nomi che la dicono lunga, scritti a caratteri cubital. Il primo realizzato in stile Art Decò, il secondo con gusti liberty. Più razionalista è invece il cinema Odeon, mentre liberty di nuovo è il teatro, con platea e galleria. Ma Asmara è anche la stazione di partenza della ferrovia che porta a Massaua, capolavoro ingegneristico italiano e tutt'oggi unica linea presente nel paese.
Il lascito principale dell'era coloniale italiana, però, sono gli edifici religiosi. La cattedrale di San Giuseppe, infatti, non è l'unico luogo di culto che porta la nostra firma. Ad Asmara si professavano diverse religioni, di cui le due principali erano quella ortodossa etiopica e quella musulmana. Gli italiani, di loro, diffusero la religione cattolica grazie all'opera dei missionari. Ma non la imposero. Anzi, il governo coloniale volle che tutte le professioni religiose avessero pari dignità, e per questo costruì edifici di culto per ognuna di esse. La cattedrale copta in stile etiopico dell'architetto Gallo e l'ingegnere Cavagnari. La monumentale moschea dell'ingegnere Ferrazza, che riunì tutti gli islamici che fino ad allora non avevano neanche un centro di raccolta. Anche le religioni meno professate ebbero il loro tempio: oggi troviamo una chiesa ortodossa greca al termine di Via degli Elleni, e una sinagoga per gli ebrei. Ancora oggi ad Asmara tutte queste religioni convivono pacificamente e senza intolleranze: il governo italiano ha perso l'Eritrea nel 1941, ma ha lasciato un'eredità che perdura nel tempo.
[Tutte le foto sono di David Stanley]