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Bandiere blu, basta dietrologie: “Le richieste sono gratuite e il mare pulito non basta”

Il Prof. Claudio Mazza, Presidente della FEE Italia, traccia un resoconto (positivo) sulle Bandiere Blu 2015 e sui criteri di assegnazione. Spiegando il motivo per cui il riconoscimento in Italia è a costo zero: evitare sterili polemiche.
A cura di Angela Patrono
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[Foto di apertura: Otranto, Bandiera Blu 2015]
[Foto di apertura: Otranto, Bandiera Blu 2015]

Il 2015 conferma il trend positivo per le Bandiere Blu in Italia. Lo assicura il Prof. Claudio Mazza, Presidente della FEE Italia, illustrando scopo e funzione del riconoscimento internazionale che premia non soltanto la qualità delle acque di balneazione, ma anche una serie di fattori correlati, quali la gestione e la sostenibilità ambientale. Ecco cosa ci ha riferito il Prof. Mazza nell'intervista che segue.

Prof. Mazza, come nascono le Bandiere Blu e a quale scopo?

Le Bandiere Blu nascono nel 1987, anno europeo dell'ambiente. In base alle indicazioni dell'Organizzazione Mondiale del Turismo, agenzia ONU, la FEE ha riscontrato l'imminenza di flussi importanti all'interno dell'area mediterranea, una delle più fragili al mondo. A questo punto si è resa necessaria l'istituzione di uno strumento per mitigare la portata di questi flussi. Quello delle Blue Flag è un Ecolabel che richiama il binomio tra ambiente e turismo, non così scontato per quei tempi. Si tratta di un riconoscimento per le comunità rivierasche che mettono al primo posto la sostenibilità. Basandosi sul miglioramento continuo, si cerca di migliorare le performance ambientali. Gli standard sono sempre più elevati, ma il trend è positivo anche quest'anno.

Su quali criteri si basa la selezione?

Il primo punto, ovviamente, è la qualità e l'eccellenza delle acque di balneazione. In secondo luogo si valuta la presenza o meno di un depuratore adeguato, la tipologia del depuratore, la raccolta differenziata, la gestione dei rifiuti, l'accessibilità, l'assistenza bagnanti, la qualità dei servizi. Per quanto riguarda il territorio si valutano le iniziative ambientali, il risparmio energetico, le piste ciclabili, la creazione di parcheggi, l'educazione ambientale rivolta sia alla cittadinanza che ai turisti. La Bandiera Blu è un marchio di qualità ambientale internazionale che ha come referente l'amministrazione comunale, ma è rivolta a tutta la cittadinanza.

In che modo avviene la valutazione e quante domande arrivano dalle diverse regioni?

La valutazione è svolta da una commissione composta da una serie di enti per lo più pubblici, che esaminano e valutano le varie sottoscrizioni. La commissione opera in totale autonomia e successivamente avviene un'ulteriore verifica. La nostra è una procedura trasparente: è possibile che questo crei remore ad alcuni comuni che ritengono di non avere i requisiti per partecipare. Tuttavia questo è un errore. Partecipare non è vietato a nessuno, anche perché, a prescindere dall'esito, forniamo sempre delle risposte sui punti da migliorare e sui punti di forza. Quest'anno, su 200 candidature, le località selezionate sono 147: sette in più rispetto all'anno scorso.

Prof. Claudio Mazza, Presidente FEE Italia
Prof. Claudio Mazza, Presidente FEE Italia

Quali sono i motivi più frequenti di esclusione?

I nostri requisiti di selezione sono piuttosto rigidi per via della procedura certificata. Le principali criticità sono tre: l'arretratezza dei depuratori; le problematiche causate dai fiumi sulla qualità delle acque di balneazione; la gestione dei rifiuti, che penalizza soprattutto il Sud, ancora indietro per quanto riguarda la raccolta differenziata.

Sul sito italiano delle Bandiere Blu si specifica che per le domande di inserimento non bisogna pagare nessuna quota; su quello francese invece sì. Come mai esistono politiche differenti?

Tutte le certificazioni sono a pagamento, così come la Bandiera Blu in diversi paesi. In Italia, però, fin dall'inizio si è optato per una partecipazione a costo zero. La scelta è avvenuta principalmente per evitare dietrologie tanto diffuse nel nostro paese: un'eventuale quota da versare avrebbe fatto pensare che la valutazione non fosse libera. La FEE vuole muoversi in totale autonomia sulle valutazioni: questa è una garanzia che possiamo dare sia ai comuni che ai turisti. Ciò non toglie che i singoli comuni, in seguito, debbano ottemperare a vari costi.

Per quali motivi la Sardegna non ha le Bandiere Blu che ci si aspetta? Dipende dalla scarsità di domande o dalla carenza di strutture turistiche?

Come ho già detto, la qualità delle acque di balneazione è il primo requisito di accesso, ma da sola non basta. L'accesso può essere limitato da altre carenze, poiché i nostri requisiti sono molto restrittivi. Quest'anno in Sardegna sono cresciute altre due località, anche se quattro non hanno confermato. C'è da dire che la Sardegna sta operando molto bene con la gestione dei rifiuti, mentre in precedenza era rimasta un po' indietro.

Un valore che viene preso in considerazione è il rapporto tra spiagge in concessione e spiagge libere, tenendo conto per queste ultime dei criteri di sicurezza e della gestione delle aree balneabili. C'è qualche regione o provincia particolarmente "penalizzata" da questo limite? Pensiamo alla Campania.

Per noi non c'è differenza tra spiagge libere o in concessione, purché rispecchino i requisiti degli standard. La Campania, a questo proposito, è cresciuta con Capaccio-Paestum. La provincia di Salerno è quella con più Bandiere Blu in Campania e spicca in positivo anche per l'attenzione alla qualità ambientale.

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