Cosa ci fa questo lampione nel bel mezzo del deserto del Sahara?
Tirate fuori i fazzoletti, perché la storia che vi stiamo per raccontare non potrà che commuovervi. O almeno, succederà se siete dei veri viaggiatori duri e puri, di quelli con il gusto dell'esotico, dei luoghi lontani, ma soprattutto delle attrazioni bizzarre dal significato misterioso e un passato ricco di fascino. Questa volta vi portiamo in Africa, in pieno deserto del Sahara. E precisamente in quella vasta porzione che si stende nel Niger conosciuta come deserto del Ténéré. Qui sorgeva un tempo l'albero più solitario del mondo: l'albero del Ténéreé.
L'albero del Ténéré era un'acacia che si ergeva solitaria nel bel mezzo del deserto. Per un raggio di 400 km non si potevano osservare altre forme di vegetazione. Per i tuareg, i nomadi del deserto, l'acacia era un oggetto di venerazione. Non ci si poteva spiegare come una pianta così florida potesse sopravvivere in un ambiente tanto ostile. Ma l'albero non ha sempre vissuto da solo.
Il deserto del Ténéré era un tempo una vasta foresta tropicale. I dinosauri l'hanno popolata per milioni di anni, tanto è che oggi il deserto è una vera e propria miniera per gli archeologi che bazzicano nel cimitero dei colossali rettili. Ma in seguito, anche i nostri progenitori del paleolitico hanno vissuto e cacciato in queste regioni, lasciando testimonianze della loro presenza nei numerosi graffiti e incisioni rupestri della zona.
Non sappiamo quando l'albero sia nato. Sappiamo però che nel corso del tempo ha perso man mano la sua lussureggiante compagnia. Come è noto, a causa dei cambiamenti climatici, il deserto del Sahara è avanzato sempre di più nel corso dei secoli, diventando l'arido paesaggio che oggi conosciamo. In particolar modo, nel Ténéré si raggiungono temperature di 45° in estate, e precipitazioni medie di 25 mm all'anno. Un ecosistema non certo facile per una pianta che ha bisogno di affondare le sue radici in una ricca pozza d'acqua.
L'albero è rimasto da solo per lungo tempo, senza altre piante intorno. Di tanto in tanto, però, riceveva qualche compagnia. Erano i tuareg, i nomadi del Sahara. Questi attraversavano il vasto deserto con lunghe carovane che trasportavano sale tra le città di Agadez e Bilman. Tra questi due insediamenti ci sono solo dune di sabbia e nient'altro. La piccola acacia, alta appena tre metri, rappresentava l'unico punto di riferimento lungo il percorso, dove i carovanieri sostavano la notte.
Come si spiega, allora, che nonostante tutto il traffico che si creava attorno all'albero, questi riusciva a sopravvivere? Nessun cammello che ne mangiasse le foglie, nessuno che avesse deciso di farlo a pezzi per ricavarne legna per il fuoco. La risposta sta proprio nella sua funzione di faro nelle rotte dei naviganti. L'albero è stato ritenuto sempre sacro, tanto è che nessun viaggio poteva essere affrontato senza sostare nei suoi pressi. La tappa obbligatoria era parte integrante del Taglem, com'era chiamata la rotta di quella carovana che si svolgeva, e si svolge tutt'oggi, due volte all'anno.
Non potendo fare affidamento su ricche forniture d'acqua nel deserto, si contò anche sullo stato di salute dell'albero che appariva così rigoglioso. Questo portò a degli scavi, nell'inverno tra il 1938 e il '39, per un pozzo che raggiungesse la falda acquifera da cui si nutriva: si scoprì quindi che l'acacia affondava le sue radici fino a una profondità di 36 metri. Si vede che era lì da molto tempo.
Purtroppo però, dove la natura riesce a piazzare un simbolo della sua forza e tenacia anche negli ambienti più improbabili, arriva come sempre la mano distruttiva dell'uomo. Questa volta nelle sembianze di un camionista libico ubriaco, che in una notte del 1973 è andato a sbattere contro l'albero, abbattendolo. Incredibile pensare come si possa beccare l'unica cosa che si può trovare in un mare di sabbia per centinaia di chilometri.
L'albero del Ténéré era morto. Ma non la sua memoria. La sua "salma" fu prontamente recuperata e trasferita presso il Museo Nazionale del Niger nella sua capitale, Namey, dove gli è stato dedicato un vero e proprio santuario. Per riempire il vuoto lasciato dalla sua presenza è stata installata una scultura, un lampione a forma di albero. Come ulteriore omaggio, nel primo anniversario della sua morte il Niger emise un francobollo da 50 franchi con la sua effige. Anche se in formato metallico, la piccola acacia vive tutt'oggi nel cuore dei carovanieri.