Gli ossari spettrali che raccontano la storia e le tradizioni di Italia
Con l'arrivo di Halloween tutti guardano alla cultura del macabro e dell'oltretomba che ci tramandano dall'estero per imporci una festa che certamente non fa parte della nostra tradizione ma che, ahinoi, sta penetrando sempre di più nel nostro paese. Eppure ci dimentichiamo che proprio la nostra cultura, in particolar modo quella religiosa, pone particolarmente l'accento sul culto dei morti. Si tratta di profonde tradizioni secolari che sono lo specchio della passione popolare verso i cari estinti. Certo è che se le guardiamo con l'occhio dell'uomo moderno, che collega cadaveri e spettri a film horror o racconti del terrore, i risvolti possono apparire inquietanti. E allora perché non festeggiare il week end della notte delle streghe in qualche luogo ad hoc? Ecco perché vi propongo un giro tra gli ossari più affascinanti, ma allo stesso tempo raccapriccianti, di Italia. Questi luoghi non ci danno solo i brividi, ma ci insegnano molto sulla storia del nostro paese.
Cimitero delle Fontanelle, Napoli
Probabilmente l'ossario più famoso d'Italia, non tanto per la sua collezione di ossa, quanto per il culto che le accompagna. Quella delle "anime pezzentelle" è uno dei culti napoletani più suggestivi. In passato erano numerosi quelli che, così poveri in vita, non potevano permettersi nemmeno una degna sepoltura. Decine di migliaia di persone sono state falciate dall'epidemia di peste del 1656 e quella di colera del 1836: corpi senza un nome, e quindi senza una lapide. Ma a Napoli i vivi non si dimenticano dei morti, e li adottano. Per cui, anche senza un'identità, una salma è sempre legata a un'anima per cui pregare. Anche se di questa persona resta ben poco, magari solo quattro ossa e un teschio: una "capuzzella".
Di ossa e capuzzelle il Cimitero delle Fontanelle è pieno. Un'enorme spazio nelle vecchie cave di tufo è oggi il luogo di riposo di migliaia di defunti senza un nome (e qualcuno invece noto), che nonostante ciò ricevono visitatori. Oggi per lo più turisti, in passato cristiani che si prendevano cura delle spoglie, e pregavano per le loro anime in purgatorio in modo da farle salire in paradiso: così facendo, contando in qualche successiva intercessione per le grazie. Un "do ut des" che bene evidenzia lo spirito religioso di un popolo che è allo stesso tempo anche molto pratico. Il culto, ancora potente nel secondo dopoguerra, si è un po' perso oggi. Ma il cimitero è sempre lì, grandioso nella sua spettrale imponenza, a ricordarci che le forti credenze di un popolo sono capaci di dare vita anche a ciò che rientra nei confini della pura fede.
Santa Maria della Concezione dei Cappuccini, Roma
La chiesa di Santa Maria Immacolata in via Veneto fu costruita nel XVII secolo dal cardinale Antonio Barberini, un frate cappuccino, e progettata dal frate francescano Michele da Bergamo. L'interno della chiesa è decorato da splendidi dipinti, ma è sicuramente la sua cripta il punto di maggior interesse. Cinque cappelle sotterranee che conservano i resti di 4.000 frati Cappuccini e di poveri cittadini romani dal Seicento in poi: ossa e teschi tutti posizionati in maniera estremamente artistica, che vanno a creare mosaici, archi, motivi floreali. I resti sono persino distribuiti tra le cappelle in maniera tematica: c'è la cripta dei teschi, quella dei pelvi, quelle di tibie e femori, la cripta della resurrezione (così chiamata per un disegno centrale di Gesù che resuscita Lazzaro), e quella dei tre scheletri, una composizione sul tema della morte e del giudizio divino.
L'assemblaggio delle ossa in maniera a primo impatto profana era un modo per i cappuccini per ricordare che il corpo, una volta che l'anima lo avesse lasciato, diventava inutile e non ci si poteva fare molto altro con esso. Un memento mori all'ingresso della cappella lo sottolinea: "Quello che voi siete noi eravamo; quello che noi siamo voi sarete". Un'inquietante avvertimento sul destino ineluttabile di ognuno di noi. Si dice che la Cripta dei Cappuccini abbia ispirato il famoso Ossario di Sedlec a Kutna Hora, uno dei Patrimoni dell'Umanità Unesco in Repubblica Ceca.
I martiri della Cattedrale di Otranto
La cattedrale della città salentina ospita una cappella che non solo ricorda uno degli episodi più tragici del suo passato, ma ne detiene anche i resti: quelli degli ottocento martiri. Nel 1480 Otranto fu attaccata dall'esercito turco dell'Impero Ottomano di Maometto II, guidati dal condottiero Gedik Ahmet Pascià. Dopo una strenua difesa, la città capitolò, e i turchi invasero, razziarono e uccisero. Dopo aver seminato migliaia di morti, portarono 800 abitanti su una collina e gli diedero una scelta: convertirsi all'Islam o morire decapitati. I superstiti scelsero la morte.
L'esecuzione fu effettuata di fronte ai parenti, costretti a guardare. Ma, a quanto pare, avvenne il miracolo: il corpo della prima vittima, Antonio Primaldi, rimase immobile dopo aver perso la testa e non c'era verso di buttarlo a terra, fino a quando anche l'ultimo martire venne ucciso. Si narra che di fronte a tale miracolo un soldato turco si convertì all'istante, e per questo fu anch'egli decapitato. La collina prende oggi il nome di Colle dei Martiri, e questi sono stati canonizzati da Papa Francesco nel 2013. A quanto pare il loro sacrificio diede abbastanza tempo al re Ferdinando I di Napoli di organizzare il suo esercito e sconfiggere i turchi, fermando così la loro avanzata in tutta la penisola. La cappella della Cattedrale di Otranto non è solo un reliquiario: è un monumento a quello che è stato un episodio significativo della storia italiana.
Chiesa di San Bernardino alle Ossa, Milano
Il nome di questa splendida chiesa barocca la dice lunga sul suo contenuto: un enorme reliquario contenente le ossa di migliaia di defunti. L'ossario è sormontato da una stupenda volta affrescata che rappresenta il "Trionfo di anime in un volo d'angeli", una raffigurazione mistica che mitiga l'atmosfera lugubre dei resti umani. Sembra che questi appartenessero a pazienti defunti del vicino Ospedale del Brolo, più altri cadaveri: carcerati, aristocratici e preti. A ricordarci che la morte mette tutti sullo stesso livello.
Ossari monumentali
Non sempre l'esposizione di teschi ha a che vedere con la religione. Molte persone sono morte per il nostro paese senza un nome, ma lasciando una traccia fisica dietro di se. Per cui se i monumenti al milite ignoto simboleggiano metaforicamente i sacrifici fatti dai soldati in guerra per difendere la propria terra, gli ossari monumentali ne sono la manifestazione fisica. Sono numerosi i luoghi in Italia dove possiamo trovarli: Solferino, in provincia di Mantova; la chiesa di San Martino della Battaglia a Desenzano del Garda; Custoza in provincia di Verona. Qui si possono osservare le spoglie, ormai ridotte ad ossa, di quelli che hanno combattuto durante il Risorgimento, in quelle che furono definite le guerre di indipendenza italiane. Queste battaglie portarono successivamente all'unificazione di Italia. Visitare questi luoghi non ha davvero niente a che vedere con il soddisfare il nostro inconscio piacere per il macabro, ma è rendere un doveroso omaggio ai numerosi sconosciuti che hanno fatto la storia del nostro paese.