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Il mistero delle cascate di sangue in Antartide

Si trovano tra i ghiacci dell’Antartide e hanno un aspetto inquietante. Eppure le Blood Falls devono il loro colore rossastro all’ossido di ferro contaminato da acqua salata. E il loro studio ha portato alla scoperta di un antichissimo ecosistema, popolato da comunità di microrganismi.
A cura di Angela Patrono
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Sul fronte del ghiacciaio Taylor in Antartide sgorga un flusso d'acqua dal colore rosso vivo, come un fiotto di sangue in contrasto con il candore del ghiaccio. Si tratta delle cosiddette Blood Falls, o cascate di sangue. L'inquietante fenomeno nasce nel sottosuolo delle Valli Secche di McMurdo, tra le zone desertiche più estreme del pianeta. Scoperte nel 1911 dall'esploratore australiano Griffith Taylor, le cascate sono state oggetto di numerose indagini.

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L'Antartide, ambiente ritenuto inospitale e sfavorevole, custodirebbe una vibrante vita sotterranea, popolata da microbi e batteri. Inizialmente si credeva che il colore rosso vivo derivasse da un particolare tipo di alghe, ma scoperte recenti hanno individuato la presenza di una comunità di microrganismi che proliferano in questo ambiente ostile. L'insolita colorazione sotto la coltre di ghiaccio deriva da un deposito di sale e ferro che alimenta questa sorgente. Quando l'acqua raggiunge la superficie, il ferro si ossida a contatto con l'ossigeno atmosferico. Il ferro sarebbe quindi un prodotto del metabolismo di questi microbi.

Dopo anni di analisi chimiche e biologiche, gli studiosi sembrano aver trovato almeno una risposta parziale all'enigma. La ricercatrice Jill Mikucki, insieme al suo team, ha analizzato campioni della cascata per un periodo di sei anni. I risultati lasciano presupporre un vasto ecosistema di laghi salati collegati con una brulicante vita microbica sotterranea. Il bacino di alimentazione delle cascate sarebbe costituito da un antichissimo mare rimasto intrappolato nel ghiacciaio circa 2 milioni di anni fa. L'acqua sotto la superficie è ben tre volte più salata di quella marina: in questo modo il punto di congelamento è più basso e i microrganismi trovano un substrato fertile dove proliferare.

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Gli esami hanno rivelato che l'acqua conteneva livelli di ossigeno quasi inesistenti e, in più, ospitava ben 17 tipi di microrganismi. Come hanno potuto i batteri sopravvivere così a lungo in assenza di luce e ossigeno? Grazie alla metabolizzazione di composti del ferro e dello zolfo, i microbi si sono adattati per sopravvivere a un ambiente così inospitale. Questi risultati forniscono nuovi indizi sull'adattamento dei microbi in condizioni estreme, oltre ad aprire nuovi spiragli sulla possibilità di vita in altri pianeti. Le condizioni delle Valli Secche di McMurdo, in particolare, hanno affinità con il sottosuolo di Marte. Insomma, l'analisi delle Blood Falls potrebbe comportare una maggiore comprensione della vita sul Pianeta Rosso. Jill Mikucki sembra essere ottimista in proposito:

Se c'è vita al di sotto di questo ghiacciaio, chi dice che non ci possa esserci anche sotto la calotta polare di Marte o quella di Europa, uno dei satelliti naturali di Giove?

[Foto e infografica da Wikipedia]

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