Isola di Barbana: un’oasi spirituale in un luogo senza tempo
Il Friuli Venezia Giulia racchiude posti ricchi di arte, cultura e attrazioni naturalistiche, come la splendida Grado, cittadina in provincia di Gorizia. Ma se optate per una gita a tutto relax, dove respirare aria pura tra boschi incontaminati, l'isola di Barbana è il posto che fa per voi. Un luogo intriso di spiritualità, che concilia il raccoglimento e la meditazione.
Barbana è facilmente raggiungibile da Grado in 20 minuti attraverso un comodo servizio di traghetti che partono dal Canale della Schiusa. L'isola ha un'origine relativamente recente: si è formata tra il VI e il VII secolo. Il nome deriva da Barbano, un eremita vissuto nel VI secolo che radunò attorno a sé una folta comunità di monaci. L'isola, che si estende su tre ettari, è in buona parte ricoperta da un bosco dove predominano pini marittimi, magnolie, olmi e cipressi.
Il Santuario di Barbana
L'isola di Barbana è nota per ospitare un santuario mariano, occupato da una comunità di frati minori francescani. L'origine della chiesa risale all'852, quando una violenta mareggiata minacciò la città di Grado. L'evento meteorologico, probabilmente, si inserisce nel processo di formazione dell'attuale laguna, ma all'epoca destò grande preoccupazione. Si narra però che alla fine della tempesta un'immagine della Madonna venne miracolosamente ritrovata ai piedi di un olmo. A rinvenire la prodigiosa effigie fu proprio l'eremita Barbano, la cui capanna si trovava adiacente all'area del ritrovamento. In segno di riconoscenza per lo scampato pericolo, il patriarca di Grado Elia fece erigere una chiesa nell'area. Nei secoli successivi, sull'isola si insediò una comunità di monaci, detti "barbaniti", con a capo Barbano. Il santuario attraversò vicende alterne: attorno all'anno Mille, ai barbaniti subentrarono i benedettini e dal 1450 i francescani, presenti tuttora. Inoltre la comunità del santuario aveva intessuto una fitta rete di relazioni con Venezia, come dimostrano lasciti testamentari di dogi e persino la presenza, in passato, di una confraternita di gondolieri (“Fratellanza della Beata Vergine di Barbana”).
L'attuale chiesa è costruita in stile neoromanico su progetto dell'architetto goriziano Silvano Barich. La costruzione venne avviata nel 1911 e completata nel 1924. La pianta a tre navate è sormontata da una cupola. L'interno presenta elementi interessanti come l'altare maggiore del 1704 e la statua lignea di scuola friulana ispirata allo stile di Domenico di Tolmezzo: l'opera, risalente alla fine del Quattrocento, rappresenta la Madonna in trono col Bambino. Gli altari laterali, di scuola veneziana, sono dedicati a San Francesco e Sant'Antonio. Gli affreschi della cupola rappresentano scene della processione del Perdòn e la visione del profeta Elia. Nella sagrestia si trova un dipinto della scuola del Tintoretto che raffigura una processione di gondolieri, e persino un frammento dell'olmo ai piedi del quale venne ritrovata l'immagine sacra. Il campanile, alto circa 48 metri, possiede campane ricavate dal metallo di cannoni tedeschi della Seconda guerra mondiale, un chiaro messaggio di pace.
Sul luogo del ritrovamento dell'immagine miracolosa, nel 1854 è stata costruita una cappella per celebrare il dogma dell'Immacolata Concezione. Di particolare interesse gli affreschi di Rocco Pitacco, datati 1860, che mostrano la glorificazione della Vergine tra angeli e personaggi dell'Antico e del Nuovo Testamento.
Il Perdòn de Barbana
L'isola di Barbana è meta di numerosi pellegrinaggi. Il più importante, il cosiddetto Perdòn de Barbana, si svolge la prima domenica di luglio ed è caratterizzato da una processione di barche decorate a festa che salpano da Grado per approdare a Barbana. L'imbarcazione principale, la "Battella", trasporta la statua della Madonna degli Angeli custodita nella Basilica di Sant'Eufemia a Grado. L'origine della ricorrenza risale a un voto fatto dalla popolazione durante l'epidemia di peste del 1237; la parola "perdòn", invece, sta a indicare la grazia ricevuta dal Cielo.