La vita nel Parco Nazionale Gran Paradiso
Cime coperte di neve e ghiaccio, rocce scoscese che terminano in verdi pascoli alpini, e poi boschi di larici, abeti rossi e pini cembri, e cascate d'acqua fresca che finiscono in lunghi torrenti: un territorio meraviglioso che invoglia ad addentrarsi tra le sue valli e ad arrampicarsi su per i suoi picchi. Il Parco Nazionale Gran Paradiso è un'area protetta di 70.000 ettari di estensione in alta montagna, tra il Piemonte e la Valle d'Aosta, compreso tra gli 800 metri di quota e gli oltre quattromila del Gran Paradiso. La bellezza conquista gli occhi e il cuore. Come la naturale quiete che regna in questi luoghi dove l'opera dell'uomo si limita a un solo compito: proteggere e conservare. Sarà per questa pace che è facile avvistare e incontrare i molti animali che vivono su questi picchi.
Sua maestà, lo stambecco
Un avvistamento iconico è quello dello stambecco, l'animale simbolo del Parco. Un animale forte e possente con le sue corna lunghe e grosse, che alla fine dell'autunno raggiunge un peso di ben 90 kg (la metà per gli esemplari femmina). È facile incontrare i maschi verso la primavera, soprattutto nelle valli di Cogne e Valsavarenche, quando discendono per godere dell'erba fresca dei primi pascoli. Le temperature sono ancora abbastanza basse da consentire di pascolare in serenità, mentre la stagione calda li porta a cercare refrigerio più in altro, dove il ghiaccio è scomparso per lasciare il posto alle praterie.
Scontri di corna
Se camminate per sentieri e sentite rumori netti come lo schiocco, possono essere i maschi di stambecco che ingaggiano una lotta a colpi di corna per stabilire la propria superiorità. Eppure lo stambecco è un animale fragile che nel XIX secolo ha rischiato l'estinzione: sulle Alpi ne erano rimasti solo un centinaio di esemplari e solo sul Gran Paradiso. L'istituzione del Parco per proteggere questa specie ha consentito di ripopolare le Alpi di questa presenza unica e meravigliosa. La strada per salvaguardare lo stambecco è ancora lunga, per questo il Parco ha attivato molti progetti di ricerca e conservazione: dalla ricerca sul comportamento alimentare a quella sulla riproduzione, dalla crescita corporea alla variabilità genetica.
Uno scalatore dal cuore grande
Nel Parco Nazionale Gran Paradiso, specie nei valloni di Campiglia, Noaschetta-Ciamoseretto, Sort, Levionaz e in Valnontey è facile fare incontri ravvicinati anche con i più piccoli camosci. Sono scaltri e dotati di una particolarità negli zoccoli anteriori che li rende veloci "scalatori": lo zoccolo infatti può aprirsi in due creando un ponte tra i due unghielli che consente di aderire meglio al terreno, soprattutto quando innevato. I camosci sembrano fatti per stare in vetta: il cuore e i polmoni sono grandi per poter stare ad alta quota senza risentirne. Vederli rincorrersi sugli alti picchi per difendere il proprio territorio, o al contrario per insidiare quello di un altro maschio, è un'esperienza che lascia a bocca aperta. Anche sui camosci e sulle loro particolari e diverse tattiche di accoppiamento sono attivi dei progetti di ricerca.
Un animale che ama stare in famiglia
Che dire della simpatica marmotta? Si infila in un reticolo di tane e gallerie dove passa l'inverno, quando entra in un profondo letargo, ma appena il sole inizia a scaldare, sbuca in cerca di germogli e bacche, vivacizzando le praterie. Si possono avvistare i grandi gruppi familiari nelle aree di altopiano a Nivolet, e su alcune praterie come Vallone del Lauson, Benevolo o Levionaz. La loro socialità incuriosisce, ma anche altri aspetti della vita di questo roditore sono affascinanti e da tempo studiati in progetti specifici.
Non solo erbivori
Non esistono solo gli erbivori nel Parco Nazionale Gran Paradiso. Tra gli animali più amati dagli appassionati di fotografia ci sono la volpe, il lupo (avvistato negli ultimi 10 anni), l'aquila, l'ermellino e – solo secondo alcuni – anche qualche esemplare di lince. Certo, invece, è il ritorno di uno dei grandi avvoltoi europei estintosi sulle Alpi nel 1913. Proprio in quell'anno, nella Valle di Rhêmes era stato abbattuto l'ultimo esemplare di gipeto, un uccello dalla grande apertura alare. Negli anni Ottanta è stato reintrodotto sulle Alpi grazie a un progetto internazionale e recentemente ha nidificato sulle alture del Parco in Valsavarenche, in Valle di Rhêmes e in Valle di Cogne. Oggi sono tre le coppie che hanno nidificato nel Parco e sono monitorate da vicino, tanto che lo scorso marzo i guardaparco sono riusciti a immortalare la schiusa di un uovo nel nido. Un'altra vittoria per chi lotta per la protezione della biodiversità e dell'ambiente. Questo è possibile anche grazie agli investimenti previsti dal programma delle politiche di coesione dell'Ue.