Londra, la tassa di soggiorno di una sterlina potrebbe diventare realtà
E' un vecchio argomento della politica londinese, che puntualmente è stato rispedito al mittente da parte delle associazioni di categoria. Ora, però, le amministrazioni locali riprovano ad introdurre la tassa di soggiorno di una sterlina a notte, un'imposta che esiste nelle maggiori città europee, ma che a Londra non ha mai messo piede. Ripercorriamo la storia più recente, quando il sindaco di Londra, Boris Johnson, propose di imporre ai turisti un'imposta di soggiorno che avrebbe dato modo di finanziare ulteriori intrattenimenti e servizi. L'idea venne subito ricusata dagli albergatori e criticata aspramente in quanto avrebbe ridotto il numero dei turisti. A sostegno del rifiuto non solo lo spirito liberista molto british, ma interessi ben rappresentati dal BHA (British Hospitality Association) che ha rilanciato: ridurre l'IVA per i turisti stranieri, che al 20% risulta essere una delle più alte d'Europa (in Italia vi è l'aliquota ridotta al 10% per i servizi turistici). Nel 2013 questa proposta è stata sostenuta da quasi 500 gruppi di categoria, purché l'aliquota ridotta venisse estesa anche ai turisti britannici.
L'altra strada percorsa dalle amministrazioni locali a sostegno della tassa di una sterlina a notte mira ad una sorta di alleanza tra i consigli dei diversi borghi di Londra, affinché la materia diventi competenza loro. In particolare, il Consiglio di Camden, uno dei quartieri più turistici di Londra, sta per lanciare una campagna a favore del passaggio di poteri di tassazione degli alberghi dal nazionale al locale. I consigli di Westminster, Birmingham, Brighton, Edinburgh e Cornwall – che tanto hanno discusso dell'argomento nel 2014 – potrebbero decidere di sostenere l'iniziativa.
L'imposta di soggiorno, una realtà in molte città europee come Roma, Barcellona, Parigi e Berlino, porterebbe a Londra oltre sei milioni di sterline all'anno. Ma, contesta Martin Couchman, vice-amministratore del BHA, la tassa di soggiorno non rappresenta solo un ulteriore carico a danno del turista, che potrebbe decidere di trascorrere meno notti a Londra, ma è anche un discrimine che potrebbe penalizzare chi "opera sul territorio". Tassare albergatori e fornitori di servizi on line potrebbe diventare estremamente difficile.