Le caratteristiche dell’aeroporto di Capodichino a Napoli
Il presente articolo si sconsiglia fortemente a chi già ha un rapporto conflittuale con l'aereo. Non che da esso sia legittimo trarne conclusioni di pericolo, agitazione, timore, paura, panico. Semplicemente, chi non ama volare, è affetto da allarmismo cronico e tende a captare messaggi negativi da ogni particolare. Consapevolezza che nasce da conoscenza in prima persona.
La lettura dell'articolo di oggi su La Repubblica.it, dunque, potrebbe ridestare qualche apprensione. Pietro Pallini, pilota e curatore di Manuale di volo, commentando la classifica degli aeroporti più strani al mondo redatta da un sito americano, parla di Capodichino, lo scalo internazionale di Napoli. In linea generale, afferma il pilota, "quando capita di atterrare in aeroporti costruiti molto vicini al mare, con un immediato entroterra caratterizzato da monti e rilievi, la regola è aumentare la concentrazione: le variabili che possono complicare la manovra di avvicinamento e atterraggio si moltiplicano. Tanto per cominciare i giochi di vento, a ridosso dei rilievi vicini al mare, sono variabilissimi e, a volte, costringono a manovre improvvise e a ‘riattaccate' (ovvero un immediato nuovo decollo n.d.r.)".
Inoltre, continua Pallini, "la massa dei fabbricati può contribuire a creare turbolenze sgradite e capaci di complicare le manovre" e, come noto, una delle caratteristiche di Capodichino è la vicinanza delle piste ai nuclei residenziali. Seguita il pilota e curatore editoriale, "A Napoli, in particolare, fino a qualche tempo fa gli aerei in manovra a terra, in testata della pista 24, dovevano attraversare una strada, con tanto di semaforo per fermare il traffico automobilistico. Esattamente a quanto accade a Gibilterra".
Il capoluogo campano, un po' San Paolo un po' Gibilterra, non deve tuttavia indurre in tentazioni di allarmismo, perché "ovviamente, non si tratta di aeroporti insicuri di per sé". Se poi lo scalo napoletano rappresenta l'esempio tipico di aeroporto vicino al centro urbano, quello di Osaka può essere rappresentativo di soluzioni innovative per porre le città lontano dalle rotte aeree: sorge su un'isola fuori città. Per di più, un'isola composta di rifiuti urbani.