Santa Maria Capua Vetere: identità romana e mitreo abbandonati
Era stata prima un luogo di resistenza ai romani, che la piegarono con estrema difficoltà; poi divenne una delle provincie più ricche di Roma, collocata in quella pianura che, definita Felix, aggettivò poi tutta la Campania: Santa Maria Capua Vetere mostra ancora la sua identità nel nome composito di cristianesimo (Santa Maria) e Tradizione (Capua antica).
Ma delle due parti, quella più nobile, quella che ricorda una storia di centro, più che di provincia, di impero, più che di decadenza, ben pochi sanno. Non solo Santa Maria Capua Vetere non è sufficientemente conosciuta dai turisti provenienti da altre nazioni o regioni, ma gli stessi campani non hanno consapevolezza dell'importanza della città romana.
Ma all'assenza di consapevolezza, necessaria all'identità e dunque al riconoscimento della civitas e del proprio ruolo attivo nella comunità, compartecipano le istituzioni. Il mitreo, ad esempio, luogo di culto del dio Mitra risalente al II secolo d.C., giace abbandonato e aggredito dal tempo e dalla noncuranza. Il Mitreo di Santa Maria Capua Vetere raffigura ancora l'uccisione della parte lunare di sé (nella foto l'immagine che chiude il corridoio stellato rappresentante il cammino di iniziazione), resiste all'indifferenza di una sovraintendenza, quella di Salerno, che ritiene improduttivo salvaguardare il luogo di culto di una stirpe guerriera.
Se dunque visitate l'importante anfiteatro romano di Santa Maria Capua Vetere, chiedete al custode anche una visita al Mitreo. Immaginate l'importanza del luogo, l'iniziazione, il cammino. Guardate, apprezzate, salvate il Mitreo.