Sequestro ambientale: volevano rovinare uno dei posti più belli del Salento
Chi conosce il Salento resta sorpreso dalla capacità di resistere alla brutalizzazione edilizia molto meglio di quanto sia riuscito a fare il resto del paese. L'aggressione del cemento, però, continua nel tempo e si rende necessario tenere sempre alto il livello di guardia. Lo testimoniano i recenti sigilli posti a Santa Cesarea Terme (Lecce). I tre milioni di euro dei fondi del Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) sembravano essere decisamente troppi per i lavori di consolidamento del costone roccioso eroso dalle mareggiate. Un indebolimento che, secondo la Procura, non è esente da responsabilità umane: "gli accentuati fenomeni di dissesto in atto [sono] dovuti alle rilevanti ed estese trasformazioni urbanistiche effettuate a carico del terrazzo costiero, laddove questo strapiomba sul mare con alte e friabili falesie”. Una serie di interventi che avrebbe comportato "una ‘artificializzazione’ del terrazzo costiero, capace di modificare sensibilmente il regime idrogeologico di superficie e di profondità".
Nella zona sequestrata ci si preparava a stendere un bel po' di cemento. Lo spropositato valore degli investimenti (i tre milioni del Cipe) ha convinto la magistratura ad incaricare due consulenti tecnici a fare un rapporto tecnico sui cantieri a Porto Miggiano: Dino Borri, professore ordinario del Dipartimento di architettura e urbanistica del Politecnico di Bari, e Giuseppe Roberto Tommasicchio, professore di idraulica alla facoltà di ingegneria civile dell’Università del Salento. I due accademici hanno potuto appurare che "Le opere marittime già realizzate non sono classificabili come semplici opere di difesa della falesia dall’azione del moto ondoso, in quanto hanno anche l’evidente fine di creare una piattaforma ampia per lo stazionamento di persone e cose nell’ambito di attività balneari". Arrivano i sigilli che fermano immediatamente i lavori perché, queste le parole contenute nel decreto esecutivo, potrebbero “pregiudicare irreversibilmente lo svolgimento degli accertamenti tecnici in corso". L'accusa è di lottizzazione abusiva su zona sottoposta a vincolo paesistico e ambientale e di deturpamento di bellezze naturali e iscrive nel registro degli indagati Salvatore Bleve, responsabile dei lavori pubblici del Comune di Santa Cesarea, Daniele Serio, direttore dei lavori incaricato da Politecnica scarl, e Maria Grazia Doriana, amministratore della C.E.M. spa.
[Foto di Pietro&Silvia]