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Una notte al museo: le storie vere di turisti “intrappolati” nelle gallerie

Un “bisognino” più lungo del previsto, un pisolino inaspettato e nel giro di un attimo ci si ritrova chiusi in un museo, senza alcuna via di fuga. Ecco le disavventure tragicomiche di alcuni turisti “intrappolati” in edifici storici.
A cura di Angela Patrono
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Duomo di Milano - Foto Paul Bica
Duomo di Milano – Foto Paul Bica

Alzi la mano chi non conosce "Una notte al museo", il popolare film con Ben Stiller che vede un custode rimanere "prigioniero" nel museo in cui lavora mentre mummie, statue e scheletri di dinosauri si animano magicamente davanti ai suoi occhi. Magari i protagonisti di queste vicende non avranno dovuto affrontare capi unni inferociti o temibili T-Rex da riporto, ma le loro testimonianze sono davvero incredibili. Ecco le storie di chi, suo malgrado, si è ritrovato chiuso in un museo, un negozio o un edificio storico.

Un "bisogno" impellente

Duomo di Milano - Foto Pixabay
Duomo di Milano – Foto Pixabay

Nel luglio 2016 un turista americano di 23 anni è stato costretto a trascorrere la notte tra le guglie del Duomo di Milano. Il ragazzo si è giustificato con la polizia dicendo di essere rimasto chiuso dentro ma di non voler dare l'allarme. A sentirla sembra una gag da sitcom: il giovane si era trattenuto nel bagno più a lungo del previsto quando gli addetti alla sicurezza hanno ispezionato tutti gli ambienti prima di sbarrare le porte del Duomo. Invece di chiamare la polizia, il giovane appassionato di arte ha preferito godersi l'ebbrezza di passare la notte in cima al monumento.

Sindrome di Stendhal?

Una donna a Kaiserslautern, Germania, si è ritrovata "intrappolata" in una galleria d'arte impressionista. La donna è rimasta talmente assorbita dalle opere d'arte da non accorgersi che il museo stava chiudendo. L'incauta visitatrice è stata costretta a fuggire attraverso l'uscita d'emergenza, facendo scattare numerosi allarmi. Alla polizia accorsa sul posto ha raccontato di avere "perso la cognizione del tempo".

Al posto giusto nel momento sbagliato

Tate Britain - Foto Wikimedia Commons
Tate Britain – Foto Wikimedia Commons

Il clochard trentaduenne Raj Patel gironzolava tra le sale della Tate Britain. A un certo punto ha deciso di schiacciare un pisolino nel luogo più impensato all'approssimarsi dell'orario di chiusura. L'uomo, che aveva scelto una toilette per dormire, si è svegliato due ore dopo. Attorno a lui era buio pesto. Il giovane, che descrive l'esperienza come "inquietante", è stato poi individuato e "salvato" da un addetto alla sicurezza.

Galeotto fu il libro

Nel 2014 un turista americano ha raccontato di essere rimasto chiuso per due ore in una libreria di Trafalgar Square, a Londra. Dopo aver frugato tra gli scaffali in cerca dei libri preferiti, David Willis è sceso al piano di sotto dove ha trovato un'amara sorpresa: tutte le luci erano spente e il negozio era deserto. Ogni tentativo di chiamare gli addetti alla sicurezza e la polizia è andato a vuoto. Solo una tattica si è rivelata efficace: postare su Twitter e Instagram una foto e un breve resoconto della sua disavventura. Il post ha ottenuto in un batter d'occhio la cifra record di 7.000 retweet: è stato solo allora che la polizia è accorsa a liberarlo.

Per qualche bicchiere in più

Il giocatore di football americano Louis Morris Murphy Jr si trovava a un ricevimento di nozze presso il Flager Museum in Florida, dove si è dato alla pazza gioia tracannando qualche bicchiere di troppo. A un certo punto l'alcool ha iniziato a dargli alla testa, così è andato nel cortile e si è addormentato sugli scalini. Al risveglio la festa era finita e le porte del museo serrate. Nel tentativo di fuga ha perfino rotto il vetro di una finestra, ma non prima di aver chiamato il numero delle emergenze e biascicato in tono confuso: "Ehm, sinceramente non so dove mi trovo, ricordo solo che ero a un matrimonio e sono rimasto chiuso nell'edificio".

Da non prendere alla lettera

Quando si dice "lost in translation". Una turista britannica ha passato la notte in un municipio francese poiché pensava che l'“hotel de ville” fosse una struttura dove trascorrere la notte. La donna era arrivata nella cittadina di Dannemarie, in Alsazia, quando ha scorto un edificio dall'aspetto caratteristico. Anche lei, tanto per cambiare, aveva un urgente bisogno del bagno e ha pensato bene di introdursi nel palazzo. Non appena riemersa dalla toilette, ha scoperto che il portone era stato chiuso ed è stata costretta a passare la notte nell'atrio. L'indomani un passante si è accorto di lei dopo aver trovato un biglietto che la donna aveva scritto e affisso sulla porta vetrata. La nota recitava: “Je suis fermer ici. Est ce possible moi la porte ouvrir?”, ovvero: "Sono fermare qui. È possibile me la porta aprire?"

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