Visita a Palazzo della Penna, tempio dell’arte a Perugia
Ci troviamo nel cuore di Perugia, in via Podiani 11, a breve distanza dal bastione meridionale della Rocca Paolina. Qui sorge Palazzo della Penna, una residenza cinquecentesca che al suo interno riserva più di una sorpresa.
La particolarità del palazzo è senza dubbio la stratificazione storica che lo rende un monumento di estremo interesse. Costruito sui resti di un anfiteatro romano, conserva ancora tracce dell'antico tracciato viario e della cerchia muraria medievale. Tuttavia l'edificio presenta anche rifacimenti quattrocenteschi e tardorinascimentali: il palazzo nasce infatti nel XVI secolo come residenza della nobile famiglia degli Arcipreti della Penna. Frutto della ristrutturazione ottocentesca in chiave neoclassica sono le sale affrescate dal pittore umbro Antonio Castelletti con temi tratti dalla mitologia. Da segnalare lo splendido soffitto della Sala di Apollo, utilizzata per eventi e convegni. Di particolare bellezza la Stanza dei Paesaggi, realizzata dal decoratore e scenografo Pasquale Angelini.
Tuttavia, il vero nucleo portante del palazzo è costituito dalle sue collezioni di arte contemporanea, a cui si accede mediante la suggestiva scala elicoidale progettata dal museografo Franco Minissi. Due sono in particolare le sezioni espositive permanenti: la Raccolta Gerardo Dottori e l'Opera Unica di Joseph Beuys.
La prima sezione è dedicata a Gerardo Dottori, futurista perugino considerato il fondatore dell'Aeropittura. Al centro della sua poetica c'è infatti il mito del volo e una dinamica ascensionale del movimento che sembra accorpare e inglobare il paesaggio circostante. Questo è ben chiaro in opere come il celebre Trittico della Velocità (1925-1927), ispirato alla Coppa della Perugina, corsa automobilistica dell'epoca. L'esaltazione del paesaggio umbro, in cui predomina l'immancabile lago Trasimeno, è un tratto ricorrente nella pittura di Dottori anche in un'opera autocelebrativa come l'Autoritratto (1928), ma nella sua produzione non mancano brani di intensa spiritualità come la Crocifissione (1928).
La seconda sezione è dedicata all'Opera Unica di Joseph Beuys. Attraverso installazioni e performance, l'artista tedesco espone il punto chiave del suo pensiero filosofico: la creatività come veicolo del rinnovamento sociale e della solidarietà tra gli esseri umani. Convocato da Italo Tomassoni, il 3 aprile 1980 Beuys si rese protagonista di un celebre incontro con Alberto Burri presso la Rocca Paolina di Perugia. Da quell'evento scaturì l'Opera Unica di Beuys, costituita da sei grandi lavagne che, attraverso forti rimandi simbolici, illustrano le teorie estetiche e sociali dell'artista. Sintesi del suo pensiero è la sesta lavagna, in cui è raffigurato un utopico dialogo universale e permanente tra tutti gli elementi del creato: animali, vegetali e uomini. L'arte è rappresentata da una "leva" in grado di sollevare le sorti della società contemporanea, identificata da un cubo. In alto una lepre, animale in cui Beuys si identifica, presiede a questa riconciliazione tra l'uomo e la natura.