L’eruzione del vulcano islandese impone la chiusura degli aeroporti europei
Alla fine nulla è più globale della natura e delle sue manifestazioni di potenza. L'eruzione del vulcano in Islanda ha invaso l'Europa, ricordando ai suoi abitanti, non solo il fascino tutto ghiaccio e terra dell'isola, ma anche la vicinanza di una terra posta ai margini del Vecchio Continente. Dopo aver manifestato l'intenzione, lo scorso 21 marzo, di riprendere la propria attività tellurica con una timida eruzione, il vulcano posto tra i ghiacciai di Eyjafjallokull ha riproposto ieri notte la propria performance. Poco pirotecnica, ma con emanazione di gas e lapilli, l'eruzione islandese non ha causato vittime, né distruzioni.
Mentre la popolazione, già evacuata il mese scorso dalla zona, è stata invitata ad indossare maschere antigas; il pericolo per le abitazioni permane con la possibile esondazione dei ghiacciai discioltisi per il calore dell'eruzione. Per l'Europa, invece, l'eruzione è ritorno con i piedi per terra. Numerosi gli aeroporti costretti a chiudere le proprie piste a causa dell'eruzione. A parte – ovviamente – quello islandese, a non volare saranno anche molti aerei per o da l'Irlanda, la Gran Bretagna e la Scandinavia. Anche chi aveva previsto oggi un viaggio o una vacanza ad Amsterdam o a Rotterdam sarà costretto a trovare nuove e più tradizionali vie di accesso. Altra possibile conseguenza dell'eruzione, avvisano gli esperti da La stampa, è il cambiamento del clima: estate piovosa e fredda.
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