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Le pretese assurde del turista americano in Europa

Il Vecchio Continente è meta prediletta dai turisti statunitensi. Ma come reagiscono di fronte alla realtà d’Oltreoceano? Ce lo racconta il nostro corrispondente da Londra.
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Qualche tempo fa scrissi un articolo nel quale elencavo alcuni atteggiamenti tipici, e abbastanza riprovevoli, degli italiani all'estero. Cercando di tenermi lontano dalle solite banalità ho commentato con un po' di ironia dei comportamenti comuni a molti nostri compatrioti in vacanza. Come ci si poteva aspettare, la sensibilità all'argomento ha scatenato numerosi commenti: molti lamentavano la banalità delle accuse mosse, altri colpevolizzavano i soliti noti, altri invece puntavano il dito sugli stranieri che invece si comporterebbero peggio.

Ecco, proprio su questo punto volevo soffermarmi: come si comportano le persone di altri paesi quando vanno in vacanza? Chiaro che un tale argomento sia un campo minato per chiunque voglia esprimere un'opinione: l'accusa più probabile che possa provenire da qualcuno in disaccordo può essere quella di razzismo. In realtà il problema principale è che si tratta di un discorso alquanto complesso: perché non si può certo avere la presunzione di conoscere tutte le popolazioni di questo pianeta e il loro comportamento in vacanza, senza scadere in facili stereotipi. Di ulteriori banalità su tedeschi ubriaconi e giapponesi con la macchina fotografica ne possiamo fare tranquillamente a meno, grazie.

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Però un'opinione, condivisibile o meno, si basa sempre su un'esperienza personale. Nel precedente articolo peccai nel non specificare che gli atteggiamenti italioti che elencavo erano il compendio di anni di osservazione avvenuti lavorando nel settore turistico. Non si trattava di giudizi vomitati a sproposito, ma di episodi vissuti, subiti, metabolizzati e rielaborati su pagina. Per questo motivo, basandomi su un bagaglio di esperienze equivalente, ora posso concentrarmi sul turista statunitense con la consapevolezza – mia e del lettore – che il comportamento di tanti, non è il comportamento di tutti.

Gli americani. Questo popolo meraviglioso che, con tutti i suoi ben noti difetti, ha sempre conquistato le mie simpatie. Quello che mi piace dei turisti americani è il loro entusiasmo e l'avida voglia di ingurgitare ogni tipo di esperienza per tornare a casa con una valigia carica di meraviglie. Ma soprattutto la beata ingenuità con cui attraversano i confini di tanti paesi con ben poca cognizione che sono del tutto diversi da quello in cui vivono. Ho avuto modo di lavorare a contatto con gli americani in vacanza sia nel loro paese, che all'estero. Negli ultimi tre anni li ho vissuti a Londra. Qui assisto a episodi come quelli che vi sto per raccontare regolarmente. La sensazione di stupore mista a ilarità che provo ogni volta è impagabile.

"Dove posso trovare un Walmart?"

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Un giorno mi si presenta un turista americano e mi chiede dove può trovare un Walmart. Per chi non lo sapesse si tratta della più grossa catena di supermercati al mondo, ma parliamo solo in termini di fatturato, in quanto il loro marchio è presente solo negli Stati Uniti, in Canada e in Messico. Ecco la conversazione che è seguita alla domanda:

"Non abbiamo Walmart qua nel Regno Unito." (per la cronaca c'è, ma opera sotto un altro marchio, NdA)
"Non ce l'avete?"
"No."
"Davvero?"
"Sì."
(pausa incredula)
"PERCHÉ?!"
"Suppongo che non vogliano espandersi nel mercato europeo."
"È il più grande supermercato del mondo!"
"Non qui in Europa."
"Non posso crederci. Ho chiesto già al concierge e anche lui mi ha detto che non c'è un Walmart qui."
"Mi sta dicendo che ha già fatto la stessa domanda a qualcun altro e non poteva crederci, e ora mi sta facendo la stessa domanda e ancora non può crederci?"
"Sì!!!"

Ora, a meno che il tipo in questione pensasse che chiedendo a pie' sospinto il Walmart potesse apparire magicamente da qualche parte, non c'era modo di porre rimedio alla sua frustrazione. Questo è solo un esempio di come spesso gli americani pensino che il giardino del vicino sia uguale al loro. Per spezzare una lancia a loro favore, però, devo sottolineare che molti americani all'estero evitano come la peste il McDonald's. Come detto, cercano sempre le esperienze nuove, soprattutto in campo gastronomico. Forse certi italiani dovrebbero imparare qualcosa da loro.

"Accettate dollari?"

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Questa è la mia preferita. Si tratta della domanda più ricorrente da parte del turista americano, che tante volte non si capacita del fatto che la loro valuta non sia accettata all'estero. Però anche qui si può capirli: il dollaro americano è invece accettato, se non benvenuto, in numerosi paesi turistici del terzo mondo, proprio per il suo valore superiore alla moneta locale. Al pari dell'euro, e questo alimenta anche il mercato nero del cambio, ma è un discorso che non ci interessa in questa sede.

Capita però che gli americani rimangano sorpresi quando tentano di pagare in dollari e gli si dice che non è possibile. Quando spiego loro che in Inghilterra si utilizza la sterlina, alcuni mi fanno notare che loro sono stati in grado di utilizzare il dollaro in paesi come l'Egitto o il Messico senza problemi. Vaglielo a spiegare che la potenza economica della valuta inglese va ben oltre quella del dollaro. Per non parlare di quelli che sono arrivati a Londra dopo un giro nei paesi dell'Unione, e pensano di poter usare i pochi euro rimasti per le loro spese. Cercando di ragionare con la loro testa, il filo logico sarebbe che poiché gli Stati Uniti sono una federazione di stati che utilizza la stessa moneta, in Europa deve essere lo stesso. Be', grazie della fiducia ragazzi, ma ci stiamo ancora lavorando.

"La mia stanza è troppo piccola!"

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"E a stento riesco a muovermi!". Ora, qua qualcuno potrebbe cominciare con i soliti pregiudizi: a causa di tutto il cibo-spazzatura che ingurgitano, gli americani sono tutti obesi e a stento passano dalle porte. No. Questa lamentela, che ho ascoltato davvero troppo di frequente, viene da turisti statunitensi di qualsiasi taglia, sesso ed età. Molti di loro non fanno nemmeno in tempo a entrare nella camera d'albergo che si sentono assaliti da un senso di claustrofobia, e corrono subito in reception a chiedere di cambiarla. Quando ovviamente gli si spiega che quella è la camera standard, il cliente americano non lo accetta e scatta l'upgrade gratuito. In questo i nostri amici d'oltreoceano sono molto simili a noi italiani.

Quello che non mi spiego è un comportamento di default che tutti gli americani assumono quando spiegano le dimensioni della loro stanza: essi sostengono che con due persone e le valige ci si possa a stento muovere. E mimano i movimenti di una persona che striscia sul lato del muro, come se lo spazio concessogli fosse pari a quello del cornicione di un grattacielo. E lo fanno tutti. TUTTI. Neanche avessero imparato alla scuola dell'obbligo che istituisce un corso dal titolo "Come lamentarsi per ottenere il free upgrade".

Poi vedi le stanze e sono perfettamente vivibili. Certo, non sono il Waldorf Astoria. E difatti, anche qui la spiegazione è semplice: in America è tutto grande. No, non è uno stereotipo. È vero, e se ve ne siete già fatti un'idea dall'immagine promossa dai media, un viaggio negli Stati Uniti vi darà una prospettiva ancora più smisurata. In campo alberghiero, ciò che da noi in Europa viene considerato un quattro stelle, in America è al pari di un albergo a conduzione familiare. Le quattro stelle americane offrono un servizio al cliente che punta soprattutto sul colpo d'occhio: da qui, la dimensione delle stanze, che negli States sono molto più grosse.

Conclusione

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Quello che mi premeva di sottolineare è che, in fondo in fondo, tutti i popoli sono uguali. I pregi e i difetti sono abbastanza comuni, ciò nonostante non si può fare di tutta un'erba un fascio. Né per gli italiani, né per gli americani, né per altre popolazioni. Anche in questo caso gli aneddoti narrati rappresentano solo una piccola parte del mio bagaglio di esperienze che mi piace condividere, e che contribuisce a formare le mie opinioni come essere umano e come viaggiatore.

Una cosa però la voglio aggiungere. Ogni volta che gli americani mi chiedono di dove sono, e io rispondo che sono italiano, gli si illuminano gli occhi. Quelli che sono stati in Italia cominciano a raccontare del viaggio che hanno fatto, di quanto sia stato meraviglioso, le millemila bellezze che hanno visto e i luoghi visitati. Chi invece non ci è stato si affretta subito a sottolineare che si tratta della sua prossima destinazione e non vede l'ora, o un paese che deve assolutamente visitare. Quando invece non rivelo la mia nazionalità, e chiedo quale dei paesi europei che hanno visitato gli è piaciuto di più, nel novanta percento dei casi la risposta è sempre quella: l'Italia. Non lo vedo succedere spesso quando si rivolgono a persone di altre nazionalità. Credo che come italiani dovremmo esserne tutti orgogliosi.

[Tutte le immagini sono tratte da Wikimedia Commons]

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