Casamassima: scoperta una nuova teoria sul colore blu del borgo
Il blu è un colore che infonde pace e tranquillità. Probabilmente perchè legato a situazioni piacevoli, come il blu del cielo sereno o il colore del mare cristallino. Detto questo, immaginate la sensazione incredibile nel trovarvi in un luogo completamente blu. Non si tratta di un'esperienza impossibile da realizzare, poiché nel mondo esistono delle cittadine dipinte con sfumature che vanno dal blu all'azzurro. Una di queste si trova anche in Italia, e si tratta della cittadina di Casamassima situata a 18 chilometri di distanza da Bari. Le tracce di azzurro si scorgono sulle mura delle abitazioni e in alcune architetture importanti, come l'ex convento di Santa Chiara, il Castello, in tutto il borgo antico e anche al di fuori dello stesso.
Il borgo di Casamassima, in quest'ultimo periodo, è tornato a far parlare di sé per una scoperta importante. Una teoria collega Casamassima con le altre città blu del pianeta, vale a dire Jodhpur in India, Chefchaouen in Marocco e Safed in Israele. Secondo questo studio guidato dall'architetto Marilina Pagliara, tutte queste città in passato ospitarono ebrei in fuga.
Fino a questo momento la colorazione blu del paese di Casamassima è stata collegata al velo della Madonna che avrebbe protetto il borgo dalla peste. Questa storia risale al 1656, anno in cui sbarcarono a Bari dei marinai con la peste che portarono alla morte gran parte della popolazione. La malattia raggiunse rapidamente anche il borgo di Casamassima, che per protezione si richiuse all'interno delle mura sperando in un miracolo. Qualcosa di prodigioso accadde e Casamassima non fu colpita dall'epidemia. Successivamente, il duca Orlando Vaaz, diede ordine di riverniciare tutte le abitazioni per pulizia aggiungendo il colore azzurro, che ricordva la tinta del manto della Madonna. In realtà questa non è l'unica storia legata al colore della cittadina. Un'altra versione, infatti, imputa l'azzurro alle casalinghe. Si narra che queste, nel fare il bucato, aggiungessero la polvere azzurra all'acqua, per evitare che i vestiti ingiallissero. Una volta terminato il lavaggio, però, le donne non buttavano via l'acqua e la stessa veniva poi mescolata alla calce e riutilizzata per riverniciare le pareti, o anche usata per lavare i muri delle case, dando la caratteristica colorazione azzurra alle abitazioni del centro.
La tesi dell'architetto Pagliara fonda, invece, le sue radici nella religione di tradizione ebraica. La cittadina di Chefchaouen presenta il colore blu a causa degli ebrei spagnoli che si trasferirono in Marocco dopo essere stati cacciati dalla Spagna. Con questo colore si pensa che volessero richiamare il blu del paradiso. Anche Jodhpur e Safed, altre due città blu, ospitarono piccole comunità di ebrei in fuga, che usarono lo stesso colore sulle facciate.
L'ipotesi seguita dallo studio riguarda quindi la possibilità che anche Casamassima potrebbe aver ospitato una comunità ebraica. Questa teoria troverebbe conferma nella figura di Miguel Vaaz de Andrade, un'ebreo sefardita che nel 1609 comprò il feudo di Casamassima per 76.000 ducati . A questo si aggiungono alcuni particolari dell'architettura della città pugliese, come la "Scesciola", quartiere il cui nome deriva da terminologie ebraiche, e dove è presente un'abitazione con un'apertura rotonda con impressa la stella di David a sei punte.