video suggerito
video suggerito

Il Museo del Pene in Islanda, la collezione più strana del mondo

Membri genitali maschili esposti al pubblico in un istituto museale dedicato: è questo l’Icelandic Phallological Museum, il museo fallologico di Reykjavík. Creato dall’islandese Sigurður Hjartarson, professore in pensione, attira oltre 11.000 visitatori l’anno. Il museo custodisce 280 peni di 90 animali islandesi. E non manca quello di un uomo.
1.267 CONDIVISIONI
Video thumbnail

Tra i musei più strani del mondo che mai vi possa venire in mente di visitare nella vostra vita, avreste mai pensato di trovarne uno dedicato al membro genitale maschile? Ebbene sì, il museo del pene esiste, e si trova a Reykjavík , in Islanda. E quelli che espone sono i membri di oltre 93 specie di animali presenti in Islanda, per un totale di 280 esemplari in tutto. Non ci credete? Eppure il Museo Fallologico, questo il suo nome, negli ultimi anni sta acquisendo sempre più popolarità tanto da essere visitato da almeno 11.000 persone all'anno. E, udite udite, la maggioranza dei visitatori è composta da donne. Niente maschilismi o perbenismi quindi: il museo è una vera e propria istituzione. E vale da solo un viaggio in Islanda.

Husavik Phallusmuseum

La collezione del museo del pene, foto di Celander

L'Icelandic Phallological Museum è nato nel 1997, ma la sua storia risale a molto tempo prima. Il suo fondatore, il professore di storia in pensione Sigurður Hjartarson, ha perseguito tutta la sua vita come hobby quello di collezionare i menbri di animali raccolti in tutto il paese. Tutto è nato quando da bambino gli viene regalato il pene di un toro come frusta da bestiame. Da allora l'interesse si è esteso, prima raccogliendo membri di balena grazie a conoscenze tra i cacciatori professionisti, e in seguito tramite numerose donazioni da tutto il paese. Anche quando la regolamentazione internazionale della caccia alle balene e alle foche ha posto un limite all'uccisione di tali animali, Hjartarson ha trovato sempre le sue vie per acquisire sempre nuovi esemplari. Fino al giorno della sua pensione in cui ha deciso che la sua collezione, ospitata fino a quel momento nel suo ufficio universitario, dovesse diventare un'esposizione pubblica.

Icelandic Phallological Museum 1

Foto da Wikipedia

La città di Reykjavík inizialmente diede sostegno finanziario alla sua idea, e il museo aprì nella capitale, attirando più di 5.000 visitatori l'anno, di cui oltre 4.000 turisti. Purtroppo Hjartarson non poteva sostenere le spese per il mantenimento del museo pubblico, e dovette chiuderlo. Decise quindi di spostarsi nel piccolo villaggio di pescatori di Húsavík, a nord dell'Islanda: il museo aprì di nuovo utilizzando i locali di un ex ristorante. Stranamente, proprio in quel posto di poco più di duemila anime, il museo trovò nuova vita attirando numerosi visitatori. Hjartarson ha ricevuto persino offerte di vendita esterni per spostarlo in Germania o in Inghilterra, ma ha sempre rifiutato, sostenendo che "il museo deve restare in Islanda". E nel 2012 viene trasferito di nuovo dal paesino di Húsavík alla capitale islandese: dove ora può essere visitato al 116 di Laugavegur.

Museo Fallologico a Husavik

Il Museo Fallologico nella sua vecchia sede di Húsavík, foto di Sonja Pieper

Il museo del fallo conserva peni di animali raccolti in Islanda. Il suo pezzo grosso, è proprio il caso di dirlo, è un enorme pene di balenottera azzurra. In realtà si tratta di una porzione, lunga 170 cm e pesante 70 kg: un membro intero sarebbe lungo 5 metri e pesante tra i 350 e i 450 kg. C'è anche l'esemplare più piccolo, quello di un criceto, lungo 2 mm e visibile solo con una lente di ingrandimento. I pezzi sono imbalsamati e appesi al muro, oppure tenuti sotto vetro in formaldeide: ma tutti sono curati perfettamente come una qualsiasi esposizione museale. Hjartarson sostiene infatti che la sua istituzione ha una valenza scientifica, con lo scopo di incoraggiare un serio studio della fallologia, una disciplina rimasta ai bordi di altre discipline, ma che merita un interesse pari a quello che si dà ad altri campi di scienza e arte. In effetti l'interesse che richiama questo tipo di museo è anche un'ottima chiave di lettura sociologica per il rapporto che una popolazione può avere con il sesso, al di là del semplice erotismo.

Tra le cose da vedere nel museo fallologico vi sono anche interessanti reperti ricavati proprio dai peni di animali. Pezzi di artigianato che includono un bastone da passeggio ricavato dal pene di un toro e lampade create con gli scroti dello stesso animale: e queste illuminano le esposizioni! Molte collezioni sono state anche donate, e l'unico acquisto effettuato dal museo è quello di un pene d'elefante lungo un metro. Inoltre vi è una collezione dedicata alla mitologia islandese: il museo dichiara infatti di possedere i genitali di creature fantasy come elfi e troll. Ma questi non possono essere visti, in quanto secondo le credenze popolari questi esseri sono invisibili all'uomo.

Peni umani al Museo del Pene in Islanda

Il calco della squadra nazionale di pallamano islandese, foto di Jason Paris

Ma i peni umani sono sicuramente i reperti più interessanti. Il museo ha ricevuto proposte di donazione da quattro persone nel mondo: un islandese, un tedesco, un americano e un inglese. Sembra una barzelletta, ma la realtà dei fatti è che nel 2011 finalmente ha acquisito il suo primo pene d'uomo alla morte del 95enne Pàll Arason: l'islandese, che si è dichiarato essere un dongiovanni in giovinezza, era entusiasta all'idea di vedere il suo pene conservato ed esposto a imperitura memoria nel museo, e aveva decretato per l'immediata esportazione alla sua morte. Ora il pene d'uomo è visibile a tutti, ma Hjartarson spera sempre di trovarne uno più giovane e bello. Nel frattempo sono presenti i calchi in argento dei peni dei giocatori della squadra nazionale di pallamano, che alle Olimpiadi di Pechino 2008 si è classificata seconda, vincendo la medaglia d'argento appunto. E lo stesso Hjartarson ha dichiarato di voler donare il suo stesso pene al museo, alla sua morte. Ma, ha aggiunto, questo dipende dalla moglie: "Se muore prima lei, il mio esemplare andrà alla collezione. Se muoio prima io, non saprei dire: lei potrebbe anche dire di no".

1.267 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views