Il Museo delle Mummie di Guanajuato: una collezione inquietante
Tempo fa vi abbiamo parlato di Guanajuato, in Messico, una splendida città coloniale poco conosciuta dai viaggiatori, ma che a detta dei messicani stessi è la più bella di tutto il paese. Oltre che essere un centro urbano interessante e ricco di vita, è anche luogo di cultura, e ospita vari musei interessanti. Tra questi, ce n'è uno che definire inquietante è poco: si tratta del Museo delle Mummie. E cosa sarà mai, direte voi, mummie ne vediamo in quantità nei musei archeologici. Già, ma c'è una differenza tra un corpo imbalsamato con tecniche adoperate apposta per preservarne l'integrità nel corso dei secoli; e un cadavere mummificatosi per cause naturali ancora poco note. Soprattutto c'è un'enorme differenza tra un corpo avvolto in fasce e bende e uno di cui possiamo ammirarne il volto e le fattezze. E guardando le espressioni atterrite delle mummie di Guanajuato, ne veniamo a scoprire anche la ragione, e non possiamo che esserne sconvolti.
Foto di Rene Garrido
El Museo de las Momias de Guanajuato si trova nel Panteon municipale di Santa Paula, sul Cerro Trozado. Esso conserva 111 cadaveri interrati a seguire di una grande epidemia di colera che avvenne nella città nel 1833. Successivamente, una legge prevedeva che per mantenere la salma dei propri cari nel cimitero bisognava pagare una tassa. La maggior parte delle persone non poteva permettersi tale spesa e quindi il 90% dei cadaveri veniva dissotterrato. Solo il 2% di questi però risultava in uno stato decente di conservazione. La mummificazione naturale avviene per cause poco note. Si sa che questo dipende da agenti naturali come l'aria secca, il freddo, l'alcalinità del terreno e l'isolamento dai microorganismi: ma nello specifico non si sa ancora con precisione come mai alcuni corpi si decompongano molto meno di altri e arrivino a mantenersi in quelle condizioni anche a distanza di decenni.
Foto di cedarblue
La prima mummia a essere dissotterrata nel 1865 apparteneva a un dottore francese, tale Remigio Leroy, di cui nessuno reclamò il corpo. Questa fu "immagazzinata" nelle catacombe del cimitero, e mano mano che si scavavano mummie queste venivano conservate là sotto. La notizia si sparse e nel giro di poco tempo cominciò ad attirare le attenzioni dei turisti, desiderosi di visitare i corpi. I custodi del cimitero pensarono bene di cavalcare quest'ondata di misticismo misto a curiosità un po' morbosa chiedendo pochi pesos per l'ammissione alla visita. Ma l'esposizione divenne sempre più popolare e agli inizi del Novecento il governo si rese conto del potenziale turistico dell'attrazione e decise di trasformarla in un museo vero e proprio. Nel 1958 passò una legge che vietava di riesumare cadaveri, ma le mummie esposte tutt'ora sono quelle originali.
Foto di Rene Garrido
L'epidemia di colera che causò tanti morti all'epoca delle sepolture si diffondeva velocemente. Per questo c'era un'ansia nel seppellire i cadaveri per evitare la trasmissione del morbo. E qui arriva il fatto inquietante: in molti casi la paura era tale che si scambiavano persone malate per già morte e le si seppellivano vive! Questo è il motivo per cui molte mummie hanno un'espressione terrorizzata sui loro volti che attesta la loro morte nella tomba. Una di queste era Ignacia Aguilar, una donne che aveva una strana malattia che faceva sembrare più volte che il suo cuore si fermasse per un giorno. Quando avvenne che il suo cuore si fermò apparentemente per più tempo del solito, venne data per morta. All'atto della sua riesumazione il suo cadavere si presentava con il volto rivolto il basso, mentre si mordeva il braccio, con tantissimo sangue in bocca.
Foto di Carlos de las Piedras
Il museo possiede anche la mummia più piccola del mondo: il feto di una donna incinta ammalatasi di colera. Uno spazio è dedicato proprio alle salme dei bambini, ricoperti con i loro vestiti da "angeli" come nella tradizione di quelli morti in tenera età. E sono molti i cadaveri che si presentano ancora con i vestiti intatti, altri addirittura con pelle e denti. Il museo è diventato parte integrante della cultura di Guanajuato e del Messico intero. È il simbolo stesso del rapporto che i messicani hanno con la morte, spiegato bene in un video all'ingresso della mostra: el Dia de los Muertos, la festa dei morti dell'1 e 2 Novembre, in Messico ha un particolare significato religioso e si celebra con manifestazioni devote.
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Il museo delle mummie di Guanajuato ha accolto e ispirato numerosi personaggi di spicco. Lo scrittore di fantascienza Ray Bradbury ne rimase terrificato, e veniva perseguitato da incubi che lo vedevano intrappolato con i cadaveri: per esorcizzarli scrisse il suo racconto breve "The Next in Line". Il regista tedesco Werner Herzog aprì la sequenza iniziale dei titoli di testa del suo "Nosferatu, il principe della notte" con una panoramica delle mummie, per creare un'atmosfera tenebrosa. Molti cineasti messicani inoltre realizzavano B-Movie con wrestler professionisti impegnati a combattere i cadaveri. Recentemente il regista Tim Burton ha visitato il museo. E voi? Curiosi di visitarlo? Il museo si trova nel posto dove fu disseppellita la prima mummia, il panteon di Santa Paula. È aperto dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 18, e dal venerdì alla domenica dalle 9 alle 18.30. L'equivalente del biglietto di ingresso in pesos è di circa 8.50€ per l'intero, 2.50€ per gli over 65, 5.70€ per gli studenti e i bambini dai 6 ai 12 anni, gratis per i bambini più piccoli. I disabili pagano solo un pesos. Ma a tutti è garantita un'esperienza da brivido.
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