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Sanità a Napoli: visita unica nel macabro sottosuolo del Rione

Un tour tra “vic e vicariellidell” nello storico Rione Sanità. Una città nella città, che vive di storia, arte e cultura ed è tutta da scoprire. Un mondo sotterraneo, misterioso che riparte dai morti per dare speranza ai vivi.
A cura di Stefania Lombardi
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Di Napoli conoscerete sicuramente Piazza Plebiscito, il lungomare, Posillipo ed il cento storico con le sue piazze celebri. In pochi però si avventurano nel vero cuore della città, dove vive la Napoli autentica fatta di vicoli, bassi ma anche testimonianze storiche che non hanno paragoni nel mondo. Chi vive di stereotipi e pensa che il Rione Sanità sia da evitare perché pericoloso probabilmente non c'è mai stato. La Sanità, come è chiamata dai napoletani è un luogo che incarna le contraddizioni della città partenopea: quartiere popolare che vive di cose semplici e ricco di luoghi dalla bellezza incredibile, infatti, passeggiando per le sue strade si rischia di inciampare in un reperto storico. Il Rione Sanità si trova ai piedi della collina di Capodimonte, a pochissima distanza dal centro storico, è un luogo vivace e colorato dal folklore, ma allo stesso tempo macabro e ricco di mistero. L'aspetto più oscuro è dovuto al fatto che questa zona per molti anni è stata l'area prescelta per la deposizione dei defunti. Proprio nel quartiere sorgono le Catacombe ed un cimitero molto particolare, delle Fontanelle.

Negli ultimi anni la zona della città partenopea che diede i natali a Totò vive una piccola rivoluzione. Arrivano i turisti, nascono attività imprenditoriali e sorgono nuove forme di socialità. Una di queste è la cooperativa La Paranza che lavora per cambiare le cose nel Rione.

Le bellezze del Rione Sanità "Il Miglio Sacro" | Il culto delle anime pezzentelle | Dove visse Totò | Rione Sanità mappa

Le bellezze del Rione Sanità "Il Miglio Sacro"

Scorcio del Rione Sanità. Foto da Wikipedia
Scorcio del Rione Sanità. Foto da Wikipedia

Il Rione Sanità per molti anni  stato scelto dai nobili per stabilirvi le loro residenze. Da qui si poteva raggiungere la Reggia di Capodimonte con un percorso, però, abbastanza tortuoso. Per questo motivo fu costruito un ponte che però isolò la zona facendola diventare una periferia al centro della città. I lavori per il Corso Napoleone, il ponte che avrebbe unito la Reggia di Capodimonte e il centro di Napoli, cominciarono a inizio Ottocento con Giuseppe Bonaparte e continuarono con Gioacchino Murat. Il risultato per la viabilità fu notevole, ma fu disastroso per il quartiere, che iniziò via via ad essere tagliato fuori dalla vita della città, pur essendo così vicina. Non solo, la costruzione del ponte provocò l’abbattimento del chiostro principale della Basilica di Santa Maria della Sanità e deturpò il chiostro minore. L'isolamento ha fatto sì che il quartiere vivesse sempre più per sé stesso ed anche per questo motivo iniziò a regnare il degrado e la criminalità.

Attualmente l’intero patrimonio storico-artistico del Rione Sanità è oggetto di un importante processo di valorizzazione, a partire dalla riapertura delle Catacombe di San Gennaro affidate ad una cooperativa sociale formata da giovani guide del quartiere. Da queste iniziative è nato il tour "Il Miglio Sacro" che oggi promuove i tesori del quartiere. Da vedere durante l'itinerario è la Basilica di Santa Maria della Sanità, una delle più belle di Napoli. Alle spalle del presbiterio è possibile accedere alle Catacombe di San Gaudioso, riscoperte grazie al ritrovamento di un affresco che riproduce l’immagine della Vergine Maria, databile nel V-VI secolo. La visita a queste Catacombe è molto suggestiva, in prossimità di alcune sepolture sporgono i teschi dei defunti dalle pareti, che all'epoca venivano fatti disseccare adagiandoli su sedili vuoti, le cosiddette cantarelle, e quindi murati. Attorno al teschio si era soliti affrescare il corpo della persona con simboli legati al suo stato sociale. Una curiosità: da questa pratica deriva l'usanza, tutta napoletana, di chiamare il becchino "Schiattamorto", poichè i corpi dovevano essere liberasti dai liquidi e per agevolare questa prtatica venivano punzecchiati.

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Da un luogo macabro all’altro, ecco che la prossima tappa è il Cimitero delle Fontanelle. Qui riposano i resti di migliaia di persone, vittime dell’epidemia di peste del 1656 e del colera del 1836. Si contano circa 40.000 ossa. Molti teschi sono adornati con statuine, monete, corone e tanto altro. Ma le bellezze del Rione Sanità non finiscono qui, il tour prosegue con la visita a Palazzo San Felice e Palazzo dello Spagnuolo. Caratteristica predominante è la scala, un elemento architettonico portante, quasi scenografico, più importante della facciata dei palazzi. Ma uno dei luoghi più suggestivi sono le Catacombe di San Gennaro. Una visita da brividi.

Un palazzo molto noto nel Rione Sanità è quello dello Spagnuolo, uno dei principali esempi di barocco napoletano. Il Palazzo dello Spagnuolo fu costruito nel 1738 su progetto dell'architetto Ferdinando Sanfelice, per volere del marchese Nicola Moscati. Di grande impatto visivo è la scala monumentale ad ali di falco e la scelta cromatica del giallo e verde. Altra attrazione da non perdere al Rione Sanità è la casa di un napoletano doc: Totò. Al civico 109 di via Santa Maria Antesaecula è nato Antonio De Curtis, in arte Totò. Ha vissuto qui fino all'età di 24 anni, quando si trasferì a Roma con la famiglia. La casa appartiene già da qualche anno a privati, ma anche solo passare fuori il luogo di nascita dell'artista suscita una grande emozione.

Il culto delle anime pezzentelle

File di teschi ordinati uno di fianco all'altro, piccole edicole in cui è collocata la "capa di morto" contornata da oggetti di devozione. Questo è il Cimitero delle Fontanelle, un luogo da brividi dove è impossibile non pensare alla morte. Un ex cava di tufo accoglie al suo interno più di 40 mila resti di persone che morirono tra il 1600 e il 1800 a causa delle epidemie di peste e colera. Dalla metà del 1800, un gruppo di abitanti del Rione iniziò ad ordinare le ossa, suddividendole a seconda della loro condizione sociale in vita. Anni fa, in questo luogo mistico si svolgeva il culto delle anime pezzentelle. Gli abitanti del quartiere adottavano un teschio e se ne prendevano cura andando a fargli visita in cambio di grazie. Una volta scelta la capa di morto da adottare, lo si puliva e si poneva in una teca di marmo o, per chi non poteva permetterselo, in una scatola. L'anima del teschio prescelto e la persona che l'aveva adottato comunicavano attraverso il sogno, il defunto chiedeva preghiere, elargendo in cambio grazie o numeri da giocare al lotto. Se la grazia non veniva accordata, o se il sabato non uscivano i numeri ricevuti in sogno, il fedele abbandonava il teschio e sceglieva un'altra capuzzella. Se invece le grazie venivano concesse, il teschio veniva onorato con una sepoltura più degna. ed ecco la comparsa delle scatole e teche.

Cimitero delle Fontanelle. Foto di Leon Hart
Cimitero delle Fontanelle. Foto di Leon Hart

I teschi sono tutti anonimi, ad eccezione di due scheletri: quello di Filippo Carafa Conte di Cerreto dei Duchi di Maddaloni e quello di Donna Margherita Petrucci nata Azzoni, che riposano in bare protetti da vetri. Da far venire i brividi è quello della donna, il teschio, infatti, ha la bocca spalancata come di chi sta per vomitare, per cui si dice che la nobildonna sia morta strangolata da uno gnocco. Nell'ordinare le ossa furono messe nella navata retrostante la chiesa quelle provenienti dalle parrocchie e dalle congreghe, per cui essa fu detta "navata dei preti"; la centrale fu chiamata "navata degli appestati" perché in essa erano stati sotterrati questi morti. L'ultima è la "navata dei pezzentelli" perché qui furono accomodate le ossa della gente povera. Ma sono tante le leggende legate a questo luogo sacro. Una delle più note è quella della “capa che suda”. Guardando questo teschio si ha l'impressione che trasudi lasciando umide le mani delle persone che le impongono sul cranio e la terra circostante. Questo cranio ribattezzato Donna Concetta, era oggetto della devozione femminile per trovare marito. La leggenda più famosa è però quella del “capitano”. Tra i tanti teschi venerati, Fratello Pasquale era la capuzzella che dava in sogno i numeri al lotto, la Capa Rossa appariva in sogno come postino dai capelli rossi. Quanti ancora oggi si recano al cimitero delle fontanelle per devozione, hanno particolare cura dei resti di bambini, alcuni dei quali sono stati raccolti e riposti a parte in teche con all'interno anche giocattoli.

Dove visse Totò

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Totò, il principe di Napoli, è un personaggio che ha bisogno di poche presentazioni. Conosciuto in tutto il mondo per le sue commedie spesso ambientate nei quartieri più popolari di Napoli. Il Rione Sanità è il luogo in cui è nato e e vedendo i suoi film possiamo dire che l' ha portato sempre nel cuore. In Via Santa Maria Antesaecula, è ubicata ancora la sua casa natale dove il Principe della risata ha vissuto fino all'età di 24 anni. Si trova al primo piano del palazzo, accanto alla targa “comico impareggiabile per la sua mimica, uomo di nobili sentimenti e poeta insigne”. Ma i ricordi su Totò non finiscono qui, a pochi metri, si trova un'altarino dedicato al nostro dio della Comicità e continuando si può gustare un caffè nel bar omonimo, ispirato all’illustre Cittadino della Sanità. Molte rappresentazioni di Totò si incontrano camminando per il Rione popolare, come quella del Maestro Riccardo Dalisi, raffigurato su un pilastro del Giardino degli aranci. Proprio qui di fronte Totò interpretò la scena dell'episodio “Il guappo”, nel film tratto del romanzo L’oro di Napoli. Da questo balcone il celebre attore buttò in strada il baule con i colletti bianchi annunciando a tutto il quartiere la sua liberazione. Il Palazzo dello Spagnolo, di cui già abbiamo accennato in precedenza, custodisce un museo dedicato a Totò.

Rione Sanità Mappa

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