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TAV alta velocità: tra 10 anni Londra-Pechino

I cinesi promettono di collegare le due capitali in soli due giorni con lo sviluppo di una nuova rete ferroviaria che coprirà i due continenti e giungerà fino al sud-est asiatico.
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Una linea ferroviaria ad alta velocità che colleghi Londra a Pechino in soli due giorni. Sembra un’impresa futuristica, ma i cinesi la promettono realtà nel giro di dieci anni. Ad annunciarlo, il responsabile del progetto della Chinese Academy of Engineering Wang Mengshu.

La linea transcontinentale partirebbe da King’s Cross, a Londra, e una volta superato il tunnel della Manica, attraverserebbe Europa e Russia per arrivare a Pechino. Con un giorno di viaggio in più potrebbe spingersi fino a Singapore. Per un’impresa del genere i treni sono progettati per raggiungere velocità di 320 km/h: la società è già responsabile dell’Harmony Express, il treno più veloce del mondo, che con punte di 400 km/h collega le città di Wuhan e Guangzhou, distanti tra loro mille chilometri, in sole tre ore.

Ma l’idea farebbe parte di un più ampio progetto di estendere la rete ferroviaria all’intero sud-est asiatico, con un collegamento trans-siberiano che includerebbe un milione di cinesi, e linee verso India, Pakistan, Vietnam, Tailandia, Birmania e Malesia. Un investimento di 440 milioni di euro, per dei collegamenti che, secondo gli esperti, sarebbero il punto portante di una strategia economia mirata a dominare le vie di comunicazione asiatiche. Le infrastrutture di molti paesi risalgono a più di un secolo fa, e molti non posseggono le risorse per ammodernarle. Ad ora l’unico collegamento che permette di raggiungere il sud-est asiatico si basa sulla vecchia ferrovia costruita dai francesi in Vietnam.

Ma la Cina è disposta ad accollarsi tutto l’onere dell’impresa grazie a prestiti forniti dalle banche e accordi con i vari paesi (come quello con la Birmania che ha concesso in cambio lo sfruttamento dei suoi giacimenti di litio). Così facendo il mercato Cinese si renderebbe predominante sul continente e indipendente dalla dominazione americana.

Giuseppe D’Angelo

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