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Visita ad Auschwitz e agli altri campi di concentramento nel Giorno della Memoria

Abbiamo scelto di visitare tre campi di sterminio tra Germania, Polonia e Italia: purtroppo sono solo una parte della lunga lista di campi di concentramento nazisti che hanno perpetrato l’orrore dell’Olocausto. Il nostro viaggio serve per non dimenticare.
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Visita ad Auschwitz – Birkenau

Un tour nei luoghi del campo di sterminio nazista in Polonia, che ha causato 1.100.000 vittime.

Auschwitz nel Giorno della Memoria

27 gennaio, Giorno della Memoria. In questa data così importante non possiamo anche noi non soffermarci a ricordare le vittime dell'Olocausto. L'atroce genocidio commesso dal regime nazi-fascista è un peso enorme sulle spalle della storia, e grava come un macigno su tutti, vittime, carnefici e loro discendenti. E così dovrà essere per sempre: l'istituzione di tale giornata è un monito a non dimenticare mai. E noi, come portale tematico di viaggi, contribuiamo come possiamo: una breve visita agli infami campi di sterminio nazisti nei quali venne perpetrato l'immenso delitto contro l'umanità. Perché breve? Perché purtroppo, e lo sottolineiamo, i lager sono molti di più rispetto a quelli che la maggior parte della gente conosce. Oltre ai nomi noti di Auschwitz e Dachau, vi sono quasi una cinquantina di altri campi in cui i vari prigionieri venivano deportati. Sparsi in tutta Europa, anche in Italia. La maggioranza presenti in Germania e Polonia. Sappiamo che alcuni erano campi di lavoro, altri campi di prigionia, ma fatte poche eccezioni ognuno di essi ha fatto vittime: da poche decine a oltre un milione. Ecco perché nell'accezione comune i campi di concentramento nazisti sono definiti univocamente come campi di sterminio, con una definizione non applicabile a nessun altro tipo di struttura del genere. Caso unico nella storia, infatti, molti campi sono stati utilizzati per perpetuare un deliberato omicidio di massa: la "soluzione finale del problema ebraico",  con questo eufemismo veniva definita dal regime nazista la pulizia etnica protratta contro gli ebrei. Che però non ha coinvolto solamente loro, ma anche zingari ed elementi della società indesiderabili come mendicanti, prostitute, omosessuali ed avversari politici. Tutto in nome di una presunta razza ariana superiore che il sostenitore di questa folle ideologia, Adolf Hitler, utilizzò come punto chiave del più degenerato programma politico della storia. Noi vogliamo allora portarvi su questi luoghi della memoria, che rappresentano comunque solo una parte della triste storia dell'Olocausto (non dimentichiamoci gli eccidi compiuti nei ghetti). Ci soffermeremo naturalmente sui campi di sterminio simbolo della Shoah.

Dachau

Dachau. Cominciamo da quello che fu proprio il primo campo di concentramento nazista. Dachau si trova in Baviera, land della Germania, ad appena 20 minuti da Monaco. Si raggiunge con numerose linee di autobus o con la linea S2 della S-Bahn di Monaco di Baviera, la rete ferroviaria che collega la città con la sua area suburbana: i treni passano con frequenza di dieci minuti. Istituito nel 1933, fu l'unico campo ad esistere per tutti i 12 anni del regime nazista. La sua struttura e organizzazione servì da modello per tutti gli altri campi a venire; ma in realtà nessuno di questi riuscì mai a eguagliarlo in atrocità e barbarie. Oltre alle condizioni di lavoro forzato insopportabili, e alle condizioni di igiene e salute insostenibili che fiaccavano i prigionieri fino alla morte, il campo è tristemente famoso perché fu sede di esperimenti medico-scientifici sui deportati. Si trattava naturalmente di crudeltà con ben poche finalità concrete, ma che nella mente contorta degli pseudo-scienziati avrebbero dovuto favorire i soldati in guerra. Ad esempio si testava sugli uomini come cavie la capacità di resistere all'annegamento in acque gelide, o nuovi farmaci contro la tubercolosi. Quando poi venne pianificata la soluzione finale gli omicidi vennero naturalmente effettuati con regolarità come negli altri campi: ricordiamo l'abominevole sistema delle camere a gas e dei forni crematori. Si contano oltre 31.000 vittime di questo campo. Oggi il sito ospita un monumento memoriale messo in piedi dal Comitato Internazionale di Dachau, costituito dai sopravvissuti. Esso comprende tra l'altro quattro cappelle in rappresentanza delle religioni dei prigionieri del campo: ebraica, protestante, cattolica, russo-ortodossa. Sono inoltre state ricostruite 2 delle 32 baracche dei prigionieri originali, tutte abbattute, per mostrare le condizioni di vita del campo.

Auschwitz

Auschwitz – Birkenau. Il campo di concentramento che ha fatto conoscere per primo al mondo gli orrori del nazismo. Durante gli anni del regime, infatti, la propaganda pubblicizzava un'immagine pulita e ordinata dei campi, con prigionieri trattati regolarmente. Gli ispettori della Croce Rossa Internazionale reagivano soddisfatti alle visite: non potevano essere consapevoli della realtà delle cose in quanto veniva loro vietato l'accesso alle baracche e alla zona dei forni. Fu proprio il 27 gennaio 1945, il giorno della liberazione da parte delle truppe sovietiche, che il campo venne alla luce e con esso la tragica realtà: furono trovati 7.000 prigionieri ancora in vita, ma Auschwitz porta l'immenso fardello di 1.100.000 vittime sopra di sé. Per questo motivo è diventato il luogo simbolo della memoria: l'effige ne è la famigerata scritta "Arbeicht Macht Frei" che campeggia all'ingresso. "Il lavoro rende liberi", l'infame menzogna del Reich che con il lavoro forzato invece uccideva i suoi prigionieri. La scritta è presente in numerosi campi di concentramento: ad Auschwitz i prigionieri erano costretti a sfilare ogni giorno sotto questo ingresso al mattino e alla sera di ritorno dal lavoro, quasi come ulteriore derisione. Nonostante la cinematografia abbia sempre rappresentato la parata degli ebrei sotto la scritta, in realtà questi erano confinati nel vicino campo di Birkenau: fu là che avvenne lo sterminio di oltre un milione di esseri umani. Auschwitz era più che altro il centro amministrativo dell'intero complesso, e i prigionieri erano costituiti da personaggi della resistenza e gli elementi "indesiderabili" della società. Un terzo campo del complesso, Monowitz, era sede di uno stabilimento chimico: lì venne tenuto prigioniero lo scrittore italiano Primo Levi. Oggi il sito di Auschwitz è Patrimonio dell'Umanità Unesco. Si trova in Polonia, e la città che gli dà il nome è conosciuta come Oświęcim, a due ore di treno da Cracovia: una volta arrivati alla stazione ferroviaria si può raggiungere il Museo di Auschwitz, pochi chilometri di distanza, con un taxi o un mini-bus.

Risiera di Sabba

Risiera di San Sabba. Dedichiamo un piccolo paragrafo a questo lager di Trieste in quanto unico campo di sterminio dell'Europa meridionale, e non per questo meno atroce: furono 5.000 le vittime in tutto. All'inizio lo stabilimento per l'essiccazione del riso era solo un punto di transito per i deportati, e un magazzino dei beni espropriati ai prigionieri. In seguito l'essiccatoio divenne il forno crematorio delle vittime, e tramite i motori diesel degli autocarri si uccideva per gassazione. Durante la fuga i tedeschi fecero saltare il forno e la ciminiera per cancellare le tracce dei loro reati, ma queste furono ricostruite successivamente dai sopravvissuti del campo. Oggi la Risiera di San Sabba ospita un museo ed è un monumento nazionale, per ricordare l'unico luogo del massacro in Italia. Come detto è solo una piccola parte dell'elenco assurdamente lungo dei campi nazisti. Che siano famosi o meno, conosciamo il dolore che hanno portato e che tutt'ora arrecano nel leggere questa pagina scura della storia contemporanea: la memoria delle vittime dell'Olocausto non si perderà nel tempo.

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