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7 città fantasma distrutte dalla mano dell’uomo

Luoghi un tempo prosperi, scomparsi a causa dell’opera distruttrice dell’uomo: le nuove frontiere del turismo macabro.
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[Pripyat. Foto di Jennifer Boyer]

Sono numerose le motivazioni che portano una città con millenni di storia a scomparire: malattie, catastrofi naturali, emigrazioni… Ma quando è la mano dell'uomo a determinarne il declino, quello che rimane assume un aspetto ancora più macabro. E per molti, affascinante. Le città fantasma sono da sempre meta di un turismo estremo, a volte morboso, altre semplicemente curioso, a seconda del luogo che si raggiunge. Voi visitereste mai uno di questi posti?

Potosí, Venezuela

Foto di Edprada
Foto di Edprada

Il mondo è pieno di città sparite a causa di inondazioni. Molte avvengono a causa della costruzione di dighe per la creazione di bacini idroelettrici, che alzano il livello delle acque e sommergono interi paesi. Le popolazioni vengono rilocate contro la loro volontà, e le case rimangono sommerse da metri d'acqua. Questi villaggi fantasma non sono neanche visibili a causa della sommersione. A meno che non riemergano. Come nel caso del villaggio di Potosí, in Venezuela: la costruzione della diga fu annunciata dal presidente venezuelano stesso che atterrò in elicottero nel centro del villaggio solo per dire ai suoi 1.200 abitanti che avrebbero dovuto sloggiare. Dopo l'inondazione, tutto quello che si poteva vedere di Potosí era la guglia della chiesa sommersa. Dopo 26 anni, però, un fenomeno di siccità probabilmente causato da El Niño ha fatto riemergere la chiesa e tutto il villaggio. Di cui naturalmente non sono rimasti che ruderi.

Kayaköy, Turchia

Foto di Sarah Murray
Foto di Sarah Murray

Questa città, che all'inizio del Novecento contava 6.000 abitanti, venne completamente abbandonata in seguito alle persecuzioni dei Greci Ottomani durante la guerra turco-greca. La campagna mirava all'eradicazione dei cristiani dell'impero, e coinvolse Kayaköy e la vicina Makri. Molte famiglie dei due villaggi venivano deportati dalle autorità turche in estenuanti marce di giorni e giorni verso la lontana città di Denizli, dove li attendevano atroci torture e la morte. Questi esili forzati si sono svolti in due fasi, la seconda delle quali vide per lo più donne, anziani e bambini. Molti collassavano durante queste marce della morte, e la strada si riempiva di cadaveri. Alla fine della guerra, i pochi abitanti rimasti a Kayaköy abbandonarono il paese e fuggirono in Grecia. In seguito, molte case vennero danneggiate nel terremoto che colpì la provincia di Fethiye nel 1957. Oggi Kayaköy è una popolare attrazione turistica, ed è stata adottata dall'Unesco come "villaggio mondiale della pace e dell'amicizia".

Pripyat, Ucraina

Il luogo che ha visto il più grande incidente nucleare della storia: il disastro di Chernobyl. La fuoriuscita radioattiva che avvenne il 26 aprile 1986 ricadde maggiormente su Pripyat perché era questa la città che in realtà ospitava la centrale. Moderna e polifunzionale, sviluppatasi apposta per dare una vita serena agli impiegati della centrale e alle loro famiglie. Una città così prospera che attirò anche gente da fuori, arrivando a contare 50.000 abitanti. Tutti evacuati quella triste mattina di primavera, in un luogo che la primavera non l'ha mai più vista. A Pripyat non si è potuto mettere piede per almeno trent'anni, poiché la cosiddetta zona di esclusione veniva considerata altamente radioattiva. Oggi il livello delle radiazioni è calato, e ai turisti è permesso di visitare questo luogo dell'orrore: ci sono infatti agenzie specializzate che organizzano tour per visitare Pripyat. Un senso profondo di tristezza e sgomento accoglie il visitatore che si aggira tra banchi di scuola, case in rovina e le giostre di un parco giochi mai aperto. Ma dalle ceneri di una tragedia, vi è almeno una rinascita positiva: sparito l'uomo, la fauna selvaggia della foresta circostante è prosperata.

Centralia, Stati Uniti d'America

Foto di Peter & Lalla

Molte città nascono attorno a dei giacimenti minerari, e muoiono quando le vene si esauriscono. La città di Centralia, in Pennsylvania, ha visto segnato il suo destino ancora prima del tempo. L'insediamento è infatti stato creato all'inizio dell'Ottocento sopra dei giacimenti di antracite, un carbone fossile. Lo sfruttamento intensivo ha lasciato aperto numerosi pozzi aperti: questi sono stati utilizzati come discarica illegale. Ma nel 1962 vi vennero scaricati dei rifiuti ardenti, che causarono l'incendio della vena carbonifera. Inutili furono i tentativi di arrestare la propagazione sotterranea del fuoco, che causava la fuoruscita di fumi tossici, creava voragini nell'asfalto stradale e uccideva gli alberi. La popolazione cominciò mano a mano a lasciare il paese. Nel giro di vent'anni il fuoco sotterraneo arrivò alla miniera abbandonata del vicino villaggio di Byrnesville: l'enorme incendio che divampò costrinse gli abitanti a evacuare definitivamente Centralia. A tutt'oggi l'incendio è ancora attivo.

Tyneham, Inghilterra

Foto di damo1977
Foto di damo1977

Durante la Seconda Guerra Mondiale non era raro che i governi espropriassero dei terreni per utilizzarli a scopo di addestramento. In questo caso toccò a un intero villaggio del Dorset: Tyneham fu evacuato per essere utilizzato come campo di esercizio di tiro per i carri armati delle truppe alleate. La soluzione doveva essere temporanea, ma al termine della guerra l'esercito britannico emanò un ordine di acquisto del terreno del villaggio per continuare a utilizzarlo per l'addestramento dei soldati. In pratica, si impossessò di Tyneham senza il consenso dei suoi abitanti. Negli anni '70, in seguito alle proteste di residenti e turisti, il Ministero della Difesa riaprì l'accesso al villaggio, che ormai versava in stato di abbandono. Delle 225 persone che furono rilocate ai tempi della guerra, l'ultimo lasciò questo biglietto sulla porta della chiesa: "Per favore, trattate con cura questa chiesa e le nostre case: abbiamo abbandonato i luoghi dove molti di noi vivono da generazioni per contribuire a vincere la guerra che manterrà gli uomini liberi. Un giorno ritorneremo, e grazie di aver avuto cura del nostro villaggio". Inutile dire che non tornarono più.

Oradour-sur-Glane, Francia

Foto di Matt Brown
Foto di Matt Brown

La città francese di Oradour-sur-Glane è stata protagonista di un massacro perpetrato dai soldati tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale, uno dei tanti purtroppo. Il 10 giugno 1944 un battaglione nazista assediò il villaggio e ne fece radunare gli abitanti nella piazza principale con la scusa di ispezionarne i documenti. Il raduno fu la scusa per una rappresaglia contro la resistenza partigiana motivata dall'accusa che un soldato tedesco era prigioniero in un villaggio vicino. Dapprima donne e bambini vennero rinchiuse nella chiesa del villaggio, mentre gli uomini vennero portati nelle stalle. Lì venne aperto il fuoco con le mitragliatrici, mirando alle gambe per immobilizzare le vittime. Una volta che i tedeschi ebbero tutti gli uomini a terra, li coprirono di benzina e diedero loro fuoco. Poi si diressero verso la chiesa per innescare un altro dispositivo incendiario. Le donne e i bambini che tentavano di scappare dalle finestre venivano falciate da raffiche di mitra. L'intero villaggio fu dato alle fiamme, e tutta la popolazione venne sterminata: un totale di 642 abitanti, di cui 205 bambini. Solo una donna, ferita, riuscì a sfuggire alla carneficina strisciando fuori dal villaggio e nascondendosi tra i cespugli durante la razzia tedesca. Pochi abitanti scapparono dal villaggio all'arrivo dei tedeschi, forse intuendo l'incombente massacro. Di Oradour-sur-Glane rimane un triste ricordo: la città è stata lasciata intoccata con le case distrutte e le carcasse delle auto date alle fiamme come museo a cielo aperto per ricordare l'eccidio nazista.

Moynaq, Uzbekistan

Foto di Arian Zwegers

Questa città non dovrebbe far parte della nostra lista in quanto è ancora abitata da almeno 17.000 persone: ma di fatto, è a tutti gli effetti una città fantasma. Moynaq è l'emblema maggiore di uno dei più grandi disastri ecologici provocati dall'uomo: la quasi totale scomparsa del Lago di Aral. Il lago salato fino agli anni '60 occupava un bacino ampio 68.000 kmq, ed era il quarto lago più grande del mondo: oggi la sua superficie si è ridotta al 10 %, ed è in continua recessione. La causa? Un'azione indiscriminata e consapevole del governo sovietico che deviò i fiumi immissari per estensive coltivazioni di cotone. Il lago perse la sua fonte d'acqua e cominciò a ritirarsi vistosamente, anche per colpa dell'evaporazione dovuta al clima secco del luogo. La percentuale di salinità è aumentata tanto da uccidere flora e fauna, e creando un deserto circostante. Inoltre le zone delle colture sono state trattate con pesanti agenti chimici, che si sono mischiati alla polvere del deserto rendendo l'aria altamente tossica. E questo è uno dei motivi per cui gli abitanti di Moynaq non mettono il naso fuori di casa, nonostante restino ancorati alla loro terra natale. La città della provincia del Karakalpakstan era un tempo un florido porto che viveva grazie all'industria del pesce pescato del lago. Oggi tutto quello che rimane sono una serie di pescherecci arrugginiti incagliati nella sabbia che attirano i turisti amanti del macabro. Perché anche se non è ancora morta, questa città è già il fantasma di se stessa.

[In apertura: foto di Jennifer Boyer]

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