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A Bari con l’associazione Fillide: riscoprire il quartiere attraverso la cultura

Un’isola felice in un quartiere residenziale di Bari. Nel rione Carrassi, due giovani storiche dell’arte hanno dato vita all’associazione culturale Fillide. L’obiettivo? Riportare arte e memoria storica nelle strade del quartiere. Tante le iniziative che coinvolgono i residenti: dal trekking urbano alla biblioteca d’arte di quartiere, passando per le mostre fotografiche.
A cura di Angela Patrono
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Le storiche dell'arte Roberta Introna e Chiara Colonna, giovane team di Fillide
Le storiche dell'arte Roberta Introna e Chiara Colonna, giovane team di Fillide

Carrassi è un quartiere di Bari le cui origini risalgono agli anni Cinquanta. Tra edifici di cemento e ville residenziali, prendono forma poli di aggregazione come il Parco Due Giugno, polmone verde del rione, o tesori artistici come la Chiesa Russa, principale sede del culto ortodosso a Bari. Ma c'è chi si è spinto oltre, cercando di valorizzare tante realtà urbane poco conosciute con l'obiettivo di osservare i luoghi del quotidiano sotto una nuova luce. Una vera e propria sfida per il rilancio del quartiere che Chiara Colonna e Roberta Introna, giovani storiche dell'arte, hanno accolto a braccia aperte. Specializzate nel settore del Management dei Beni Culturali, le due ragazze hanno fondato l'associazione culturale Fillide, che mira alla promozione del quartiere Carrassi incentivando la partecipazione dei residenti attraverso una serie di entusiasmanti iniziative. Tra queste, il Trekking di quartiere, alla scoperta dei luoghi meno conosciuti del rione, o la Biblioteca d'arte di quartiere, che ospita oltre cento volumi di storia dell'arte, con un focus particolare sulla Puglia.

Trekking urbano a Carrassi con l'associazione Fillide
Trekking urbano a Carrassi con l'associazione Fillide

Tra le ultime novità in casa Fillide si segnala il progetto "Occ, le officine culturali del quartiere Carrassi". L'idea, finanziata dal bando regionale Pin, si traduce in uno spazio dove ridare lustro al quartiere con concerti, mostre e attività varie, per riappropriarsi dei luoghi condivisi nel quotidiano in un percorso all'insegna della memoria storica. La scorsa primavera è stato lanciato #Carrassistateofmind, un photo contest con l'obiettivo di raccontare i luoghi più significativi del quartiere, che ha visto una grande partecipazione. A giugno, invece, è stata la volta di Finestre sul quartiere, un workshop teorico-pratico che ha coinvolto artisti e residenti per una mostra diffusa d'arte urbana. Abbiamo intervistato Chiara e Roberta, che ci hanno illustrato nel dettaglio i progetti dell'associazione.

Come nasce l’associazione Fillide?
"Felice chi ha ogni giorno Fillide sotto gli occhi e non finisce mai di vedere le cose che contiene".
Da questo testo di Italo Calvino, uno dei racconti raccolti nel libro le Città invisibili, prende il nome l’Associazione Culturale Fillide, nata dal desiderio di due laureate in Storia dell’Arte di creare un laboratorio culturale permanente e partecipativo nel loro quartiere, dopo aver approfondito gli studi fuori dalla loro città, tra Roma e Milano. Attraverso il progetto “OCC – Officine Culturali quartiere Carrassi”, Fillide vuole rendere visibile ciò che è invisibile e riscoprire il quartiere Carrassi di Bari. La riscoperta del quartiere avviene in due modi: sia con la ricostruzione della memoria storica e dell’identità del quartiere sia con la riappropriazione dei luoghi della quotidianità che sono ri-pensati attraverso la costruzione condivisa di percorsi culturali – artistici.

Tra i vostri fiori all’occhiello figura il Trekking di quartiere, una passeggiata tra le strade di Carrassi per riscoprire angoli e tesori d’arte poco noti. Quali sono le perle nascoste di Carrassi che meritano di essere conosciute?
Il trekking di quartiere è il lento attraversamento dei luoghi della quotidianità che spesso percorriamo senza consapevolezza. Ogni strada, ogni palazzo ha una storia da raccontare. Attraverso tre itinerari condivisi, con l’aiuto diretto dei cittadini, abbiamo cercato di ricostruire la storia e riscoprire il quartiere attraversando i luoghi più simbolici e iconici. Per citarne alcuni: la Chiesa Russa che con la sua cupola è un punto di riferimento per l’intero quartiere, il Cinema Splendor, via Monte Grappa conosciuta da tutti come l’ex strada del mercato, l’Enoteca De Candia che rappresenta una delle prime attività commerciali del rione, l’ex villaggio postelegrafonico, le monumentali ville ottocentesche che costeggiano corso Alcide De Gasperi, e anche i recenti esempi di architettura razionalista e i murales diffusi nelle stradine. Quando si passeggia lentamente si possono leggere le diverse stratificazioni della storia, scoprendo particolari e dettagli che normalmente sfuggono alla nostra attenzione. Da questi itinerari è nato un progetto grafico, grazie alla collaborazione dell’artista pugliese Daniele Nitti/Hope, che sta realizzando disegni ispirati al quartiere.

Avete ideato la biblioteca d’arte di quartiere, che permette a tutti di fruire della conoscenza dell’arte attraverso un libro. Potete parlarci di questa lodevole iniziativa?
La Biblioteca di Arte di quartiere è una piccola biblioteca in costante crescita, costituita da testi di Storia dell’Arte: cataloghi delle mostre, monografie, scritti d’artista, saggi di critica d’arte, enciclopedie tematiche e riviste di arte contemporanea. Una parte è stata acquistata dall’associazione con un piccolo fondo dedicato, una parte invece è stata donata da alcuni generosi soci. Tutti i testi possono essere consultati gratuitamente e si possono cercare attraverso il catalogo online disponibile sul sito web. L’idea è proprio quella di rendere accessibile l’arte a chiunque, di stimolare la curiosità semplicemente sfogliando le pagine di un libro. Abbiamo anche proposto il Cinemino di quartiere, piccole rassegne cinematografiche a tema artistico: spesso abbiamo scelto un film biografico di un artista e poi consigliato la lettura del testo contenente i suoi scritti, presente in biblioteca.

Tra i vostri progetti c’è l’Archivio di quartiere, una banca dati che racchiuderà la memoria storica del quartiere Carrassi attraverso fotografie, cartoline, ricordi. Ritenete che oggi, più che mai, ci sia la necessità di tornare alle radici per vedere il presente con occhi nuovi?
L’Archivio della memoria storica di quartiere è diverso dal consueto archivio. Racchiude le storie che non conosciamo, quelle delle persone, non quelle che si leggono sui testi di storia. È un archivio costituito da ricordi, documenti e fotografie di chi abita o ha vissuto nel quartiere.
Alla base del nostro progetto c'è la nostra storia, quella che racconta la realtà urbana e sociale, oggi da riscoprire per ri-conoscersi e vivere consapevolmente il presente. Solo con radici forti possiamo infatti pensare di costruire il nostro futuro.

Come hanno accolto le vostre iniziative i residenti di Carrassi? 
Inizialmente alcuni residenti del quartiere ci guardavano con un po’ di diffidenza. Alcuni incuriositi chiedevano informazioni, poi hanno iniziato a partecipare a qualche iniziativa e adesso sono diventati soci affezionati. In alcuni casi si è creata una rete di collaborazioni, soprattutto per la realizzazione della piccola mostra fotografica di quartiere, dove commercianti e istituzioni culturali di Carrassi hanno dato il loro piccolo e prezioso contributo.

Spostando il focus dal singolo quartiere all’intera città, quali sono, a vostro avviso, le attrazioni artistiche di Bari che andrebbero valorizzate?
La storia artistica della nostra città è ricca e stratificata. Le sue bellezze meglio valorizzate oggi si concentrano nel centro urbano e sono già note grazie alle tante pubblicazioni. Forse, però, anche qui palazzi ed attività commerciali storiche, come ad esempio il Bar Stoppani, uno dei luoghi dove si è scritta parte della storia d'Italia, rischiano, dopo trasferimenti, di essere cancellate dalla nostra memoria. La nostra proposta di valorizzazione quindi si spinge ai confini del centro, lì dove ci si potrebbe imbattete in opifici industriali dismessi (Ex stazione Enel Bari sud, in via Caldarola), nel villaggio per i dipendenti costruito dalla società Poste e Telegrafi, nelle case popolari del primo Novecento, che conservano il pregio di un'idea di abitare che metteva al centro la comunità e che ai nostri occhi appare ancora dotata di una certa attenzione alla decorazione architettonica. Ci sono poi cappelline familiari e chiese rupestri, masserie fortificate, che puntellavano l'agro fatto di ulivi e mandorli in cui la città era immersa, non più di un centinaio di anni fa. A queste residenze di campagna si sono poi sostituite le ville residenziali (basti pensare alle tante ville che si susseguono in corso Alcide de Gasperi) all'interno delle quali si custodiscono ancora oggi giardini all'italiana. Bisognerebbe salvaguardare e valorizzare questi luoghi sparsi al di là della linea ferroviaria, prima che possano essere sostituiti da moderni complessi residenziali. Crediamo che meritino di essere in alcuni casi salvati, in altri valorizzati, e che questo percorso non può che partire dalla loro conoscenza, indispensabile per poter esercitare azioni di tutela e valorizzazione anche attraverso la cittadinanza attiva.

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