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Dalla Svizzera all’Italia: in bus? In treno? No, a piedi

In cammino da Lugano a Chiasso. Itinerario lungo il basso Ticino verso il confine italiano e oltre.
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Cari amici di Travel Fanpage, da più di due anni, ormai, vi diamo suggerimenti e consigli sui posti più belli da visitare nel mondo. Alcuni sono frutto di esperienze personali di chi scrive, altri invece derivano da quelle di altri (il mondo è grande, e per quanto si viaggi non si può conoscere e vedere tutto). Ma non vi abbiamo mai reso partecipi di un racconto di viaggio. Questo perché molti possono considerarli l'equivalente di una proiezione di diapositive: noiosa e inutile. Quando invece il nostro scopo è sempre stato più che altro quello di fornirvi informazioni pratiche sui posti da visitare, lasciando a voi il gusto della scoperta. Bene, non importa: per una volta vogliamo concederci anche noi lo sfizio di raccontare qualcosa. Anche solo per dimostrarvi che dietro a queste pagine c'è un essere umano che scrive, con le sue esperienze e le sue emozioni. Per cui da adesso passerò a narrare i fatti in prima persona.

Quello che vi propinerò non sarà il resoconto di una vacanza in qualche meta esotica, o un city break in una città europea. Solo un'esperienza. Di quelle che io ho fatto, che qualcun altro sicuramente avrà fatto, ma che sicuramente non tutti fanno. Un racconto originale, che appartiene solo a me. E che cavolo, voglio distinguermi dalla massa. Potrebbe essere questo il primo di tanti altri racconti? Sì, no, boh. Potrei non volere raccontarne altri io, potreste non volerne sapere voi: be', un commentino qua sotto ci starebbe anche bene.
Benvenuti in Svizzera, nel Canton Ticino. Siamo a pochi passi dall'Italia: e quando dico passi intendo, davvero passi, ma quando dico pochi sto mentendo spudoratamente. Mai provato ad attraversare il confine italo-svizzero a piedi? Il bello è che si può farlo due volte senza uscire mai dal territorio svizzero.

Itinerario Lugano Chiasso

Foto di Hallenser

Tempo fa mi trovavo a Lugano. Il perché, non è importante saperlo. Ma non ci ero mai stato. E mi andava di visitarla. Lugano ha tantissime cose belle da vedere. Io però non ne conoscevo neanche una. Non è quel tipo di città che ti giri con una guida in mano: dopotutto è solo una cittadina di 65.000 abitanti, anche se importante centro della Svizzera italiana. In pratica è bella da vedere se c'è un abitante del posto che te la mostra. Ci sono tornato qualche anno dopo e qualcuno me l'ha fatta vedere, ma questa è un'altra storia. All'epoca tutto quello che potetti fare uscito dalla stazione fu dirigermi verso il lago, passando per le stradine del centro, molto carine e animate. Dopo aver dato un occhio ai negozi, ed essermi bloccato per mezz'ora incredulo di fronte al costo di una pizza (15 franchi a tavola, l'equivalente di 12 euro!! E sicuramente immangiabile), le sponde del lago mi hanno accolto nella loro maestosità.

Il lago di Lugano, chiamato anche Ceresio, è uno dei laghi più belli del Ticino: in una bella giornata di sole le acque restituiscono la luce in maniera sfavillante. Una passeggiata sul lungolago era quello che ci voleva. Attratto da un'abitazione sullo sfondo che sporgeva sulle acque, mi sono rivolto verso una direzione che mi avrebbe portato fuori dalla città (anni dopo scoprii che se fossi andato nella direzione opposta mi sarei trovato in un bellissimo parco, proprio di fronte al casinò). Tant'è che, dopo aver camminato per una ventina di minuti, cominciavo a rendermi conto che stavo per lasciarmi il paese alle spalle. E fu allora che vidi un cartello: Chiasso, 23 km. E mi sono detto: perché no?

Visualizzazione ingrandita della mappa

Lugano-Chiasso a piedi: era diventato quello il mio obiettivo. Non sapevo quanto mi ci sarebbe voluto e cosa o chi avrei incontrato sul mio cammino. Ma sapevo che avevo una splendida giornata di sole a disposizione, e pensai che ne valeva la pena. Comincio quindi a camminare sulla strada, dove tra l'altro passavano solo macchine. Giù alla carreggiata, vedo i binari di una ferrovia. Dopo una mezz'oretta arrivo a Melide. Lì decido che prima di avventurarmi in quella impresa sarebbe stato meglio informarmi su quello a cui potevo andare incontro. Entro in un ufficio informazioni turistiche e vengo accolto dal sorriso di due ragazze. "Buongiorno, vorrei sapere che direzione prendere per andare a Chiasso". "Dipende" mi rispondono con spiccato accento ticinese "Vuoi andare in auto o in treno?" "Veramente, vorrei andare a piedi". Impallidiscono. "A piedi? Ma perché, ci sono i bus, c'è il treno, è lontano". "Ho voglia di camminare". Chissà perché cercano di farmi desistere dal proposito, ma di fronte alla mia testardaggine l'unica cosa che possono fare è darmi una mappa della linea ferroviaria che passa per tutti i comuni fino a Chiasso: qualora dovessi abbandonare la mia folle idea. Al che io chiedo "Pensate che arriverò a Chiasso prima che faccia buio?". Non ce la fanno più: scoppiano in una risata. "A noi lo chiedi!". Quindi vado via ringraziando. E loro continuano a ridermi dietro. "Buona passeggiata!". Non posso dargli torto.

Melide e il Ceresio

Foto di Paul Asman and Jill Lenoble

Melide è un paesino sulla riviera del lago davvero molto carino, con un paio di chiese niente male e delle belle case. Scopro dopo che fu terra di maestri dell'edilizia come Domenico Fontana. Il piccolo paesino di neanche 2 kmq ha persino un'attrazione turistica a pagamento: la Swissminiatur, un parco in miniatura che riproduce i monumenti e gli edifici più famosi della Svizzera, attraversati da una piccola ferrovia. Proseguo lungo il ponte (visto dall'alto è uno spettacolo) e arrivo a Bissone. Qui mi soffermo poco, ma leggo in seguito che anche questo paese fu casa natale di tanti artisti, tra cui il celebre Francesco Borromini. A Bissone sono in realtà attirato più da un'altra cosa: la possibilità di rientrare in Italia senza uscire dalla Svizzera.

Campione d'Italia si trova a 15 minuti di distanza. Per chi non lo sapesse, è un exclave italiana, cioè un pezzo del nostro paese all'interno del confine svizzero: in pratica, quando ci siete dentro siete in Italia. Anche se qui è tutto svizzero: targhe, moneta, rete telefonica. E in realtà non sono molte le cose da vedere, a parte qualche chiesa, una splendida vista sul lago e uno dei quattro casinò d'Italia, che da solo domina lo "skiline" di Campione. Ritorno quindi sui miei passi, e proseguo verso la mia direzione. A questo punto il tragitto si fa davvero lungo. Cammino sulla strada, lungo le sponde del lago, a un certo punto anche sui binari della ferrovia. Quelli che incontro lungo il percorso sono piccoli gruppi di case, ognuno dei quali forma un comune a sé stante. La cosa vantaggiosa è che ognuno di questi ha una stazione ferroviaria quindi, penso, se dovessi scoraggiarmi potrei fermarmi in qualsiasi momento e prendere il treno fino a Chiasso. Il pensiero non mi scoraggia, anzi mi spinge ad andare avanti.

Monte Generoso

Foto di Nicholas Di Cerbo

Il Monte San Giorgio, Patrimonio dell'Umanità Unesco, mi fa compagnia assieme alle altre vette come il Monte Generoso e il San Salvatore. Lungo la strada intravedo cartelli turistici che parlano delle importanti scoperte paleontologiche fatte sul San Giorgio (e per questo premiato con il riconoscimento), e sulla funicolare per salire il Generoso. Peccato non avere avuto tempo per salirci e guardare il Ticino, la Lombardia e le Alpi dall'alto. D'accordo, non è che avessi una tabella di marcia, ma non volevo che si facesse buio. Le montagne mi avvolgevano in uno stupendo panorama naturalistico che mi dava conforto quando la stanchezza cominciava a farsi sentire. E a un certo punto succede: raggiungo la sponda del lago. Dopo tanto camminare mi ero lasciato l'enorme Ceresio dietro di me. Mi sembrava di aver raggiunto un traguardo lontanissimo, ed esultavo come un bambino. Sì, lo so che i boy scout camminano anche di più, ma loro sono preparati, la mia era una passeggiata improvvisata. E non sapevo quanto ancora mi attendesse.

L'autostrada mi portava a Mendrisio: la piccola strada che costeggiava le montagne attraverso piccole casarelle ormai era finita, e da lontano vedevo l'Autostrada dei Laghi, che collega Lugano-Chiasso in 20 minuti. Mentre io avevo già quasi quattro ore sulle mie gambe. Ma finalmente arrivo a Mendrisio: e sono finalmente in un grande paese, urbanizzato e lontano da qualsiasi panorama naturalistico intrigante. E comincio a perdermi. Perché la strada non è più dritta, ma comincia a dipanarsi. Seguo le indicazioni per Chiasso, ma dopo un po' di cammino comincio ad avere dei dubbi. E chiedo a un ragazzo seduto a una fermata dell'autobus. "Scusami, di qua si va per Chiasso?". "Sì, il bus per Chiasso passa di qua". "No, ma io volevo sapere se vado bene a piedi". "A piedi?? Ma Chiasso è lontana, ti conviene prendere il bus". "Se è per quello non preoccuparti: sto venendo da Lugano a piedi", gli rispondo con una punta di orgoglio mentre le mie gambe non capiscono cosa c'è da andarne così fieri. "Ti conviene prendere il bus" mi dice. "Non preoccuparti" gli rispondo "Continuo a piedi. Grazie lo stesso." Lui ci pensa un attimo e mi richiama "Aspetta". Mi volto. "Vengo con te!". "Andiamo!".

Accademia di Architettura di Mendrisio: il ragazzo studia là, ed è appena uscito dai corsi. Mi spiega che è di Bologna, ma ha scelto di studiare in Svizzera poiché si tratta di una facoltà davvero prestigiosa. Mi accompagna fino agli appartamenti dove vive. Lì ci salutiamo. Io proseguo. Da lì in poi è lunga e poco interessante: e finalmente arrivo a Chiasso. Il cartello di benvenuto mi fa tirare un sospiro di sollievo: a saperlo che per arrivare alla stazione dei treni ci voleva un'altra mezz'ora di cammino. Le gambe mi maledicono, ma devono arrendersi a un altro lampo di follia: perché la stazione è vicina al confine, e allora decido di attraversarlo a piedi.

Lago di Como

Foto di Ezio Bonsi

Lugano-Como: il mio itinerario originale si era ampliato. D'altronde ero a due passi dal famoso lago di Como, e non ci ero mai stato: quale occasione migliore per attraversare il confine Svizzera-Italia. Un doganiere mi ferma perché ho osato immortalare l'evento con una foto. A quanto pare non si possono scattare foto in zona doganale. E in realtà non potevo davvero, perché la batteria della fotocamera si era scaricata a Lugano, e il mio estremo tentativo di resuscitarla non è riuscito. Le foto che vedete nell'articolo non sono mie. Comunque attraverso il confine, e scendo per la strada piena di ville di facoltosi che si affacciano sul lago di Como. E arrivo alle sponde del lago. Panorama stupendo: ormai è sera, e sullo specchio d'acqua rimbalzano i luccichii provenienti dalle finestre delle case. Ma si stava facendo tardi. Attraverso un caratteristico ma silenziosissimo centro storico, dove la gente cammina senza parlare neanche la città fosse a lutto per qualcosa. E finalmente arrivo alla stazione. Le mie gambe possono finalmente riposare. E io sentirmi soddisfatto della mia piccola avventura.

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