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Romagnano al Monte, la malinconia di un borgo fantasma

Romagnano al Monte è una piccola città fantasma in provincia di Salerno: qui il tempo è fermo al 23 novembre 1980, giorno del devastante terremoto che sconquassò il Sud Italia.
A cura di Angela Patrono
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Romagnano al Monte - Foto Wikimedia Commons
Romagnano al Monte – Foto Wikimedia Commons

L'Italia è colma di paesi fantasma. Borghi dall'aspetto inquietante dove gli antichi abitanti sembrano ancora aggirarsi con aria spettrale, tra abitazioni deserte, porte invase dalle ragnatele e balconi ricoperti da sterpaglie. Uno di questi scenari desolati, set ideale per un film horror, è Romagnano al Monte, in provincia di Salerno. Abbandonato nel 1980 a causa del terremoto, i suoi abitanti furono costretti a trasferirsi in un paese limitrofo a 2 km di distanza.

Romagnano al Monte - Foto Wikimedia Commons
Romagnano al Monte – Foto Wikimedia Commons

Questo borgo di origine romana sorge su uno sperone roccioso a strapiombo sul fiume Platano, a 650 metri di altitudine. Il paesino segna il confine tra Campania e Basilicata, tanto che si tende a identificarlo erroneamente come lucano. Noto in origine come "fundus Romanianus", il nome indicava presumibilmente l'appartenenza a una famiglia patrizia detta "Romanius". L'epiteto si è poi italianizzato nell'odierno "Romagnano" al quale fu poi aggiunto "al monte" per evitare di confonderlo con l'omonimo Sesia in provincia di Novara. Intorno all'anno 1000 sorse un piccolo castello che funse da catalizzatore per il nucleo abitato, mentre il primo documento scritto che menziona il borgo risale al 1167. Prima che il sisma del 1980 spingesse gli abitanti all'abbandono definitivo, il paese venne tartassato da pestilenze, carestie, brigantaggio e terremoti.

Romagnano al Monte - Foto Wikimedia Commons
Romagnano al Monte – Foto Wikimedia Commons

Oggi Romagnano al Monte è una città fantasma dalla desolante malinconia. Il tempo è rimasto cristallizzato al 23 novembre 1980, data del devastante terremoto che si abbatté come una scure impietosa sul Sud Italia. All'ingresso del paese si trovano palazzi dall'architettura moderna, costruiti negli anni Settanta, che stridono con le abitazioni antiche del borgo. La cosa contribuisce ad accentuare l'effetto di straniamento, amplificando l'eco dell'inquietudine. Diversi edifici sono crollati o pericolanti, ma è comunque possibile trovare fievoli tracce della vita di un tempo: cucine arredate con sedie e tavoli, vecchi ritagli di giornale, lattine arrugginite. Impressionante e a dir poco commovente la visita nella Chiesa della Madonna del Rosario, risalente al XVII secolo. L'edificio colpisce per la sua bellezza magnetica che contrasta con la desolazione circostante, fatta di calcinacci e travi crollate.

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