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Viaggio da incubo a Londra: tra andata e ritorno 7 ore e 30 minuti di attesa

Di mezzo il disservizio delle navette bus all’aeroporto di Londra Stansted, il dirottamento dell’aereo causa nebbia e l’attesa a Genova di un pullman che ci portasse a destinazione.
A cura di Ilaria Vangi
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Foto di Prerana Jangam.

Londra è una città meravigliosa e meta di turismo in qualsiasi momento dell’anno ma, in periodi come quello natalizio e l'estate, è letteralmente presa d’assalto; inevitabile è il conseguente aumento delle tariffe aeree, degli hotel e dei pacchetti offerti da vari motori di ricerca. Nonostante l’abbia già visitata, ho recentemente deciso di fare un viaggio nella magica città britannica per godere della della spettacolare atmosfera natalizia. Contrariamente alle volte precedenti e nonostante il prezzo non molto conveniente del biglietto a causa del periodo, ho deciso di volare con Ryanair.

Sono reduce da un viaggio a Londra. "Reduce" a causa delle brutte esperienze avute sia con la compagnia aerea con cui ho volato sia con l’operatore che si occupa dei transfert dall’aeroporto Stansted al centro città; disavventure che in parte hanno rovinato il bel week end lungo che ho trascorso girando tra i mercatini e tra le luci natalizie della bella Londra.

Andata: 4 ore da London Stansted al centro di Londra

Sono atterrata all'aeroporto londinese venerdì 4 dicembre 2015 alle ore 8 circa. Avendo acquistato i biglietti Terravision (andata e ritorno) all'aeroporto di Pisa, dopo aver effettuato i controlli doganali, alle ore 9,00 circa, sono andata alla ricerca degli autobus che portano da Stansted al centro di Londra. La mia sorpresa è stata trovare una coda di circa 100/150 persone lasciate al freddo in attesa di due navette – due! – che ogni mezz'ora circa portavano i passeggeri verso il parcheggio dove sostavano i mezzi della compagnia. Eccitata dalla vacanza che stavo per trascorrere, in principio non ho riflettuto molto su quanto stesse accadendo. Mentre eravamo in coda al freddo, tuttavia, ho conosciuto una coppia che, nonostante avesse prenotato on line l'orario, è stata messa in fila in attesa come gli altri, in quel momento la prima domanda che mi sono posta è stata "a cosa serve prenotare se poi non c'è nessuna fila prioritaria a garantire il servizio?".

Dopo una lunga attesa al freddo, ci hanno fatto salire su una navetta che ci ha trasportato ad un parcheggio vicino, dove, anche lì abbiamo aspettato circa un'ora e mezza in fila al freddo, con pochi autobus fermi in attesa e le persone in piedi ad aspettare. Quando alle 11.30, finalmente, siamo saliti su un pullman in direzione Liverpool Street l'addetto, alle mie proteste, si è giustificato dicendo che la situazione è cambiata da due mesi a causa dello spostamento di sede. L'uomo ci ha inoltre chiesto se avessimo il biglietto di ritorno ed alla mia risposta affermativa, nonostante gli avessi detto che sicuramente non ne avremmo usufruito a causa del disservizio, e nonostante, a quel punto, avrei potuto regalarlo, ha voluto ugualmente porre sul biglietto data e ora di ritorno (martedì 8 dicembre alle 16.15).

Abbiamo raggiunto Liverpool Street alle 13,20 circa , 4 ore dopo essere usciti dall’aeroporto, e qui abbiamo assistito ad un'altra scena surreale: la gente che, ovviamente contraddetta, si scagliava sulle valige senza un minimo di controllo. In passato, quando ho usufruito di transfert, di solito, era il conducente o gli addetti preposti sul luogo (ce n'erano 4/5) a far ordine per evitare che le persone prendessero per sbaglio le valige di altri.

Morale della favola, al ritorno ho scelto di utilizzare il treno, sono arrivata in orario e non ho avuto la disavventura di altri che, partiti con Terravision alle 16,15 – lo stesso transfert che avrei dovuto prendere io da Londra – hanno addirittura perso l’aereo. Unica nota  positiva è stato il contatto da parte del servizio clienti Terravison che, dopo tre miei tweet, si sono prodigati per capire cosa fosse successo invitandomi a inviare una e-mail per notificare il disservizio, cosa che ovviamente ho fatto e per cui rimango in attesa di risposta.

Ritorno: volo dirottato e 3 ore e mezza di attesa in aeroporto

Passeggeri a Genova in attesa di un bus per Pisa (Foto @Ilaria Vangi/Fanpage.it).
Passeggeri a Genova in attesa di un bus per Pisa (Foto @Ilaria Vangi/Fanpage.it).

Quando credevo che il peggio fosse passato mi è piovuto addosso il caos della compagnia aerea. Partiti da Londra in orario alle ore 20,10  (21,10 ora italiana) di martedì 8 dicembre, arrivati quasi a destinazione, circa due ore dopo, il comandante ha comunicato che il volo sarebbe stato dirottato su Genova, causa nebbia a Pisa. Di certo le compagnie aeree non possono prevedere la nebbia, ma avrebbero il dovere di mettere in conto questi inconvenienti e agire di conseguenza. Quel giorno sono stati dirottati tre voli (da Tenerife, Londra e Marrakech): circa 500 persone da riportare a Pisa per le quali non sono stati organizzati celermente pullman e mezzi per rendere confortevole l’attesa.

Non posso nemmeno descrivere lo sgomento e lo sdegno delle persone che, alle 23 di notte, si sono ritrovate a Genova con solo una persona di riferimento che cercava di calmare gli animi con informazioni sommarie, in un contesto in cui tutto era chiuso, gli autobus erano inesistenti e si trovavano solo taxi che per 300 euro avrebbero fatto il lavoro della compagnia aerea. Il primo autobus sopraggiunto sul luogo è stato un piccolo trenta posti che, dopo aver fatto salire alcuni passeggeri ha dovuto farli scendere di nuovo: quello era il mezzo dedicato all’equipaggio. Di seguito sono sopraggiunti altri due autobus da circa 50 passeggeri ciascuno e, tra le mille lamentele delle persone, sono salite a bordo famiglie con bambini ed anziani… proprio come sulle scialuppe del Titanic.

Essendo il nostro volo secondo in ordine di “dirottamento” abbiamo atteso fino alle 2,30 circa perché arrivassero altri due mezzi e iniziassero a far salire anche noi, circa 3.30 ore dopo il nostro atterraggio. Ho avuto la fortuna di essere su quell’autobus ma so che molte persone sono rimaste a Genova, se qualcuno tra voi che leggete era presente quella notte, vi prego di farmi sapere, solo per curiosità, a che ora siete tornati alle vostre abitazioni. Io ho varcato la soglia di casa mia in provincia di Firenze, distrutta, alle 6,30 della mattina del 9 dicembre. Sono andata a riposare promettendo a me stessa che, almeno per andare a Londra, non avrei mai più cercato il risparmio.

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